E' trascorso un mese dalla telefonata che, l'11 aprile, in pochi secondi, ha trasformato in realtà una delle mie più grandi paure... perdere mio padre.
Ancora oggi non so come ho fatto a rispondere alla chiamata dato che erano le 3,15 di notte e il mio telefono in modalità silenziosa.
Le uniche parole che ho sentito dall'altra parte sono state quelle della moglie di mio padre : "Papà non c'è più, papà non c'è più..".
Mi sono vestita in pochi secondi, d'istinto ho chiamato mia madre e mio fratello e sono andata da papà... una volta arrivata c'era ancora l'ambulanza, l'auto medica e 6 operatori e medico del 118 che stavano dichiarando il decesso.
Quando sono arrivati era già in arresto cardiaco, probabilmente già morto nel giro di pochissimi attimi...
Esito: Infarto fulminante...loro però hanno scritto un sacco di parole che non ricordo.
Aveva 62 anni... solo 62 anni...
Mamma e Christian (mio fratello) sono arrivati quasi subito..
Sapete, per un attimo, mentre lui era ancora nel letto, siamo rimasti nella stessa stanza io, papà, mamma e Chry... non accadeva da almeno 15 anni... la prima grazia.
Da quel momento sono sempre stata con lui eccetto brevi pause per tornare a casa, ho scelto dove metterlo, la lapide, la foto... sua moglie mi ha lasciato carta bianca ed è stato un gesto che ho apprezzato tanto.
“Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Mt 25,13)
Ho sempre avuto un debole per questo versetto, da un certo punto di vista quasi spaventa, l'idea di non sapere quando sarà il nostro momento fa un po' paura, soprattutto se improvviso, un po' come successo a papà, senza avvisaglie.
Da un altro punto di vista, ci deve aiutare a capire che non sapendo ne il giorno ne l'ora, dobbiamo sempre essere pronti e non dico di andare a dormire con la mani giunte, ma pronti spiritualmente.
In quei giorni, mi ha colpito molto il discorso di una signora anziana passata a vedere papà, prima di andarsene ha detto (in bergamasco) "Cerco sempre di essere in pace con tutti perchè non so se il giorno dopo mi alzerò dal letto" e devo dire che il suo è un buon modo di vivere.
E' passata tanta gente (nel rispetto delle norme), c'è stato un grande rispetto per il dolore, una grande vicinanza anche nel silenzio, in uno sguardo, qualche aneddoto che lo riguardava, tantissimo affetto.
In uno dei momenti di forte sconforto e di dolore, una sola frase mi ha ripescata, quella della zia di mio papà che semplicemente mi ha detto "mi aiuti a dire il rosario?"...
Quella frase, quel gesto è stato il più bello, il più luminoso...
Il rosario in quei giorni è stata la mia ancora di salvezza.
Abbiamo detto due rosari, uno dopo l'altro e ho sentito l'immensa bellezza della consolazione nella preghiera, anche solo per qualche ora.
Avevo sempre sentito parlare della consolazione con la preghiera nei momenti di buio, ma non l'avevo mai vissuta concretamente, in modo cosi reale, intenso e tangibile; era come se piano piano, ad ogni Ave Maria, il macigno sul petto si sgretolasse per poi sparire.
In ogni istante sai, hai la certezza, che ti puoi aggrappare e verrai sostenuta oltre ogni immaginazione... e ancora grazia...
Da un mese ho il cuore a pezzi e lo sguardo in cielo.
Questa è la frase che riassume come sto vivendo il lutto.
Il cuore in pezzi è una conseguenza normale, ogni volta che penso a quella notte si forma una piccola crepa...
"Perchè? Perchè lui? Era ancora giovane... avevamo ancora un sacco di cose da fare... soprattutto con i bambini"
E' una delle classiche domande... inevitabili, quasi di routine.
Ma nei momenti di lucidità subentra un'altra domanda "perchè non lui?"...
Abbiamo sempre la presunzione di sapere quando sarebbe dovuto accadere, quando sarebbe stato meglio... e quando accade, per noi, non è mai il momento giusto... anche questo è normale..
Ma se è accaduto ora, vuol dire che doveva essere cosi..
Fa male, fa male in un modo indescrivibile, ma so che il Signore fa bene tutte le cose, anche quelle che io non riesco a capire...
E se ci penso ora, ad un mese di distanza, per quanto il dolore e le lacrime siano oramai qualcosa con cui vivo quotidianamente, beh, in tutto questo dolore sento l'infinito amore del Signore che è lì per me, è pronto, bussa, devo solo decidere quando lasciarlo entrare ma già lo sento, lo percepisco anche se la porta è ancora socchiusa.
Ci sono dei tempi umani diversi per certi eventi, dobbiamo rispettarli, soprattutto per noi stessi... è difficile, ancora in alcuni momenti non mi sembra vero, mi sembra surreale, probabilmente perché cosi improvviso... tempo, serve tempo.. tempo e preghiera.
Devo dire che anche la musica mi ha aiutata tanto, in quei giorni ascoltavo solo i Reale e i The Sun, mi hanno accompagnata nei viaggi di andata e ritorno, se mi vedeva qualcuno mi prendeva per pazza...cantare a squarciagola e in lacrime...
Ed è proprio questo che mi fa tenere lo sguardo in cielo, sia per immaginare papà (avevamo la passione per il cielo, le stelle etc..), sia perché, lassù, verso l'alto il Signore mi sostiene.
Il sostegno non arriva solo dalla consolazione nella preghiera ma anche dalle persone che Lui ci manda e sono state tante, inaspettate... io, quella che spesso si sente di troppo, che non crede di meritare amore o apprezzamenti, sono stata inondata di talmente tanto affetto che mai avrei potuto immaginare, ci ho messo giorni a rispondere a tutti. (grazie di cuore)
Mio marito è stato tanto paziente, mi ha sostenuta a distanza, in punta di piedi, perché io, nel dolore, ho bisogno del mio spazio, di non avere nessuno addosso e lui lo sa.
Poi ci sono state loro, alcune amiche che, nonostante siano sparse per l'Italia, hanno fatto recapitare dei fiori per papà e un biglietto splendido con scritto:
E' proprio vero, Dio, roccia del mio cuore e del mio spirito...
Se ripenso a come ho vissuto alcuni lutti significativi nella mia vita, mi rendo conto di come ci sia stata una forte evoluzione con la conversione.
La morte è stata una delle cose che mi ha portata a lasciare la fede per altro ed è stata sempre lei a farmi riavvicinare.
Quando morì un amico di mio fratello, decisi che non valeva la pena continuare ad avere fede, perché le preghiere erano prive di senso.. avevo solo 13 anni.
La morte di Giovanni Paolo II, mi portò a riflettere e a vedere alcune cose in modo diverso, a rimettere in discussione il mio percorso pagano....
La morte di mia nonna (avvenuta in fase di conversione ancora acerba) mi fece scoprire la preghiera incessante, quella che tiene conto della volontà di Dio e non della nostra.
La morte di papà mi ha fatto scoprire la consolazione della preghiera, l'amore del Signore, la sua immensa grandezza.
La morte probabilmente è un mio punto di appiglio, tanto che sto approfondendo molto tutto ciò che riguarda anche il tema delle anime del purgatorio, delle messe gregoriane, le messe perpetue e l'importanza delle messe per i defunti...
Vi farò sapere come si evolve e cosa imparo di nuovo riguardo questo tema...oltretutto tema che stavo iniziando ad approfondire proprio 2 giorni prima della morte di papà.
Pregate per lui se avete qualche minuti di tempo, pregate per i defunti perché possano godere della vita eterna con Cristo.
A presto.