mercoledì 9 ottobre 2024

L'arte della lamentela; quando la grazia scompare (a causa nostra).


                             


Viviamo in un'epoca in cui la lamentela sembra essere diventata una seconda lingua, una sorta di veleno invisibile della quotidianità. Non so voi ma sembra andare sempre peggio e ammetto di aver avuto più volte la tentazione di lasciare i social per non rovinarmi lo stato d'animo per ciò che leggevo. Ci lamentiamo del traffico, del tempo, del lavoro, se piove più oppure meno di quello che ci hanno detto, delle persone che ci circondano, persino delle piccole cose che in fondo non meritano tutta la nostra attenzione. Invece di focalizzarci su ciò che di buono accade intorno a noi, ci perdiamo in un vortice di negatività, che non solo avvelena il nostro spirito, ma finisce per influenzare (solitamente in male) anche chi ci sta vicino.
Quest'estate il tema principale era il caldo eccessivo e se un giorno le temperature erano meno calde allora si gridava al complotto e al fatto che il cambiamento climatico fosse un'invenzione...
In questi giorni la pioggia, le allerte meteo che vengono diramate proprio in queste ore. Qui hanno chiuso tutte le scuole superiori della provincia per precauzione, il flusso enorme di studenti che si spostano avrebbe creato non pochi problemi in caso di emergenze per cui hanno ritenuto opportuno prevenire. In mattinata la pioggia non era esagerata ed è iniziato il carosello di pseudo esperti che sindacavano la decisione "due gocce d'acqua e chiudono le scuole!" le lamentele più gettonate. Se invece ci fosse stato qualcosa di peggio? Probabilmente la lamentela si sarebbe spostata sul "dovevano chiudere le scuole per evitare questo disastro!".

Mi sono chiesta, perché ci lamentiamo? Spesso la lamentela è talmente immediata che diventa una risposta automatica, come se subentrasse nella mente un meccanismo di difesa per sfuggire alle difficoltà della vita quotidiana. Ci lamentiamo perché è più facile riversare all'esterno la nostra frustrazione piuttosto che affrontare ciò che non va. Tuttavia, questo atteggiamento è un modo per evitare il vero lavoro interiore che ogni individuo dovrebbe fare: la ricerca di soluzioni e l'accettazione delle situazioni che non possiamo cambiare.
Come dico sempre, se mi lamento cosa cambia? La situazione migliora? Beh, no. Ammenoché si va allo sportello delle lamentele (ah no, è il centro informazioni) di qualsivoglia centro commerciale. Se mi lamento del fatto che ho il cancro mi passa? Certo che no, allora perché mai dovrei farlo se non porta a qualcosa di buono?

La lamentela costante (occasionale ci potrebbe anche stare qualche rara volta, anche solo per un piccolo sfogo con chi conosciamo) ci allontana dalle cose buone che accadono intorno a noi. Quando siamo concentrati solo su ciò che va storto, perdiamo la capacità di riconoscere le piccole gioie quotidiane. Non ci accorgiamo dei gesti di gentilezza, dei momenti di serenità o dei doni inattesi della vita. Questo atteggiamento negativo eclissa la nostra gratitudine e blocca la nostra capacità di vedere ogni piccola grazia intorno a noi. Come possiamo aspirare a una vita più piena se siamo sempre concentrati su ciò che manca o su ciò che non funziona? Come possiamo vedere la grazia se pesa più un sassolino nella scarpa che una comoda poltrona?

Non solo la lamentela danneggia chi la pratica, ma finisce per influenzare negativamente anche chi ci sta vicino, spesso si sottovaluta l'impatto che può avere anche sui propri figli. Una lamentela continua crea un ambiente tossico, dove le conversazioni diventano pesanti e tutto si appesantisce. La nostra mente tende a vedere il mondo attraverso il filtro delle nostre parole, quindi, se continuiamo a lamentarci, alimentiamo un ciclo di pensieri negativi che può rapidamente diffondersi agli altri. Ci si ritrova responsabili non solo verso se stessi ma anche verso l'altro, soprattutto i bambini. Un po come il serpente che si è insinuato nella vita di Eva, ha fatto scattare in lei quasi una lamentela della situazione che è sfociata nella scelta peggiore.
Il primo passo per rompere questo circolo vizioso è la consapevolezza che può scaturire dal discernimento. Quando notiamo che ci stiamo lamentando, fermiamoci un attimo e chiediamoci:
È davvero così grave? Cosa posso fare per migliorare la situazione? Ne vale la pena?
Oppure, possiamo cambiare prospettiva, cercando almeno una cosa buona nella situazione che ci sta frustrando. Questo piccolo sforzo di gratitudine aiuta a riequilibrare la nostra visione della realtà. Uno degli antidoti più potenti alla lamentela è proprio la gratitudine. Quando siamo grati per ciò che abbiamo, la lamentela perde di significato. Possiamo allenarci a coltivare la gratitudine tenendo un diario dove annotiamo ogni giorno almeno tre cose per cui siamo grati. Questo semplice esercizio può aiutarci a spostare il focus dalle carenze e dalle difficoltà alle benedizioni e alle opportunità che incontriamo. Non a caso ogni domenica su instagram propongo il box della gratitudine dove scrivere almeno una cosa buona che ha lasciato il segno durante la settimana oppure nell'agenda, alla fine di ogni mese trovate lo spazio per ringraziare.
Un altro esercizio utile è cercare di focalizzarsi su ciò che possiamo controllare. Spesso le lamentele riguardano cose che non possiamo cambiare (come il meteo o il comportamento degli altri), ma spendere energie su queste cose oltre ad essere inutile è anche frustrante. Dobbiamo accettare ciò che non possiamo modificare chiedendo anche aiuto alla preghiera e concentrare la nostra attenzione su ciò che è nelle nostre mani.

La lamentela ci impedisce di vivere pienamente il momento presente e di vedere le cose buone che accadono intorno a noi. Liberarsi da questo atteggiamento richiede impegno e consapevolezza, ma i benefici sono enormi: ci sentiremo più leggeri, più felici e più capaci di affrontare le sfide quotidiane con uno spirito positivo. Sostituire la lamentela con la gratitudine ci permetterà di vedere il mondo con occhi nuovi, e chi ci sta accanto sarà ispirato dalla nostra energia positiva. 
Ci permetterà di poter sperimentare anche la lode..
Trasformare la lamentela in lode richiede di passare dalla frustrazione alla fiducia in Dio. Quando ci lamentiamo, spesso stiamo implicitamente dicendo che le cose non vanno come vorremmo o che siamo insoddisfatti di ciò che ci viene dato. Questo atteggiamento ci chiude al bene che Dio sta operando nella nostra vita. Invece, trasformare la lamentela in preghiera significa riconoscere che, anche nelle difficoltà, Dio ha un piano e che possiamo fidarci di Lui.
Mi potreste dire... "beh, ma anche nella Bibbia ci sono lamentele..." , avete ragione... ma c'è anche un cambio di atteggiamento come possiamo vedere nei salmi. Il salmista spesso inizia con una lamentela, ma conclude lodando Dio.
Il Salmo 13, ad esempio, inizia con un grido di dolore: “Fino a quando, Signore? Mi dimenticherai per sempre?” ma termina con una professione di fiducia: “Io confido nel tuo amore fedele”
Per noi può essere un grande esempio e un modello base che ci insegna che, anche nei momenti di dubbio o dolore, possiamo sempre concludere con la lode, confidando nella fedeltà di Dio.

Quando scegliamo di lodare Dio invece di lamentarci, stiamo attivamente riconoscendo il bene che ci circonda e che Dio ha già fatto nella nostra vita. Questo non significa ignorare le difficoltà, ma piuttosto cambiarne la prospettiva, soprattutto se sono cose di poco conto. Come scrisse San Paolo nella Lettera ai Filippesi (4,6-7): “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, con ringraziamento.”. Questa esortazione ci invita a trasformare ogni situazione in preghiera e ringraziamento.

In tutto questo e per concludere, ecco cosa possiamo fare in modo pratico:
  • Diario della gratitudine: Ogni giorno, scrivi almeno tre cose per cui sei grato, anche se sembrano piccole. Questo ti aiuterà a focalizzarti su ciò che funziona, piuttosto che su ciò che non va. (ti concedo di iniziare con una al giorno)
  • Preghiera di ringraziamento: Quando senti la tentazione di lamentarti, fermati e ringrazia Dio per almeno una cosa buona che hai. Può essere una preghiera semplice come: “Grazie, Signore, perché oggi ho respirato, ho camminato, e sono vivo.”
  • Rileggere le promesse di Dio: Tieni a mente le promesse di Dio nella Scrittura. Passaggi come Isaia 41,10 (“Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio”) ci ricordano che Dio non ci abbandona mai. Sappiamo inoltre che "non temere" è molto presente nella scrittura.
Buona lode e buona gratitudine.
Cristina




mercoledì 21 agosto 2024

Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.



 Pagina di Diario 3
Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.

E' da un po' che non scrivo una pagina di diario qui, per cui, ad un anno esatto dalla diagnosi, ho pensato di recuperare facendo un resoconto degli ultimi mesi, ma non solo della malattia, non voglio di certo annoiarvi... Prendetela come una chiacchierata, come se stessimo prendendo un caffè insieme. Vi avevo raccontato il primo periodo dalla diagnosi in un vecchio articolo, ma non vi ho più detto nulla dell'operazione e del post operatorio fino ad oggi. Ripercorrerò questi mesi, dimenticherò pezzi e cercherò di ricostruire le parti più utili anche per la testimonianza.
Preparate una moka di caffè oppure una tisana o un bicchiere d'acqua, sedetevi e beviamo insieme, una di fronte all'altra. Come state? Prima vorrei sapere di voi se vi va...
Dopo aver accolto una parte di voi ecco che vi dono una parte di me...

A novembre 2023 sono stata operata con una settimana di anticipo rispetto al previsto. Per la precisione mastectomia sinistra. Sono entrata in ospedale lunedì 20, convinta di poter uscire nel giro di due giorni, ma alla fine sono stata dimessa solo domenica 26 a causa di alcune complicazioni. Il giorno del ricovero mi hanno fatto diversi esami e mi hanno iniettato il liquido per il linfonodo sentinella. Martedì mattina sono stata operata, un intervento durato circa 4-5 ore. Appena terminato, hanno telefonato a mio marito per informarlo che tutto era andato bene: il linfonodo sentinella era risultato negativo e avevano rimosso tutto. Avendo un seno molto piccolo (per fortuna), mi hanno dovuto inserire un espansore anziché una protesi diretta. Non mi dilungo nei dettagli, ma in breve, mercoledì mattina ho notato che il seno operato si stava gonfiando e il dolore non passava, anzi aumentava. Dopo numerosi controlli, compreso quello del primario, nel tardo pomeriggio hanno deciso di rioperarmi a causa di un'emorragia. Anche questa operazione è andata bene: hanno cauterizzato, cambiato l'espansore e ho ricominciato con i miei due simpatici drenaggi. Tuttavia, giovedì non riuscivo a reggermi in piedi e dai controlli hanno ritenuto necessario farmi una trasfusione. Domenica, vedendo che la situazione migliorava, mi hanno dimessa in attesa dell'esito dell'istologico definitivo.
La ripresa è stata molto lenta, ben oltre i tre mesi previsti. Probabilmente a causa delle due operazioni avvenute in 24 ore e dei drenaggi che ho dovuto tenere per più di tre settimane. Ero dimagrita molto a causa dell'ansia (ero sotto i 48kh) e sentivo i drenaggi contro le costole, il che aumentava il dolore.
Mi conoscete, o almeno, molti di voi sanno come sono, sempre con qualcosa da fare, che non si fa mai aiutare e cose del genere... Già nei giorni di ospedale ho dovuto imparare a chiedere aiuto, aiuto per vestirmi, per lavarmi, per fare ogni piccola cosa, anche solo legare i capelli. A casa uguale, mio marito mi aiutava a lavarmi, mi vestiva, mi aiutava ad andare a letto, faceva ogni cosa in casa e per la prima volta in vita mia non mi sono sentita in difetto, non mi sono sentita "umiliata" nel mio non fare ma sapevo che era una condizione per cui dovevo ringraziare perché lì ho capito quanto valesse ogni giorno, quando fosse importante ogni piccola cosa. Lì ho capito che la sofferenza andava offerta, che un aiuto è grazia e non intralcio. 
Pensate che è pure salita dalla Sicilia un'amica per qualche giorno ad aiutare, mai avrei pensato fosse possibile e che avrei meritato tanto, eppure ha lasciato qualche giorno marito e figlie per stare con me. Diventa difficile in questi casi non pensare che il cancro sia stata una grazia...(lo so, è difficile da capire).

Ho dovuto aspettare un po' per avere l'esito, complici le vacanze natalizie, oltretutto trascorse in modo tranquillo. Una volta ricevuto, hanno confermato quanto già noto e hanno specificato che gli altri due tumori erano in situ, cioè non ancora maligni. Tuttavia, c'era incertezza riguardo alla necessità di una chemioterapia, per cui hanno deciso di eseguire l'Oncotype, un test inviato in America per analizzare il tessuto del tumore. Questo test aiuta a determinare la percentuale di recidiva e se la chemioterapia possa essere utile. Nel mio caso, il rischio di recidiva era basso, quindi non era necessaria la chemioterapia.
A gennaio ho iniziato con la cura anti-ormonale, che prevede una menopausa medica per prevenire eventuali recidive. Il trattamento consiste in una puntura ogni 28 giorni e una pastiglia da assumere ogni giorno per almeno 5 anni. Alcuni intoppi, alcuni effetti collaterali pesanti all'inizio, sospensioni per problemi all'utero, risolti; ora convivo con i dolori e so come migliorarli e so anche che devo ascoltare il mio corpo per aiutarlo a convivere con una condizione non ottimale ma che mi permette di poter avere una strada da seguire.
[Per capirci, la terapia anti-ormonale ha una serie di effetti collaterali che vanno da problemi alla memoria, mal di testa (c'è), pressione alta (c'è), dolori ossei (c'è), dolori alle articolazioni (c'è), rischio di fratture, aumento di peso (c'è e ne sono felice, ho messo 10kg), vampate (ci sono..e tante) e molti altri...che a 39 anni ti stravolgono perché p come se invecchiassi di botto, ma puoi anche reggere meglio se ti affidi].
Ah, a luglio ho fatto un'infusione come prevenzione per l'osteoporosi (causata dalla terapia), utile per carità, ma credo di non essere mai stata così male in vita mia, sono stati giorni devastanti. L'anno prossimo avrò il cortisone preventivo...

Ho iniziato nuovi progetti, sto facendo corsi di scrittura buttandomi realmente in questo campo come ho sempre sognato. Sto provando un po' di cose, scrivo non solo qui o per l'agenda o per i vari libri religiosi che ho in cantiere ma anche in altro per ragazzi, perché credo abbiano bisogno di cose belle ma che non siano proprio del tutto in linea con il mondo. Un piccolo (nuovo) mondo bello, buono e dove si sentano compresi. C'è già qualcosa di pronto, vedremo... Come sempre metto tutto nelle Sue mani.
Ultimamente stiamo improvvisando varie gite, quando sto bene ne approfittiamo e ci buttiamo, siamo stati 4 giorni in montagna, e altre cose in programma quando farà meno caldo. Prima di tutto questo non avrei mai fatto così, avevo bisogno di programmare in anticipo, capire se era possibile, per poi ritrovarmi (anzi, ritrovarCI) a dire "no dai, un'altra volta"...
Che senso ha rimandare se è possibile farlo ora? Non serve fare chissà che ma piccole cose secondo le proprie possibilità.

Come dicevo all'inizio, oggi è trascorso un anno esatto dalla diagnosi, da quel giorno in cui, aprendo il fascicolo sanitario elettronico, lessi lesione maligna.. e la terra sotto i piedi iniziò a trasformarsi da solida e stabile a sabbia che ti fa affondare ad ogni passo, anche quando cerchi di stare immobile. Poi quella sabbia ha ripreso stabilità, ci è voluto tempo, ancora oggi ci sono momenti di paura, di "ok, avrò vita breve" oppure "ma si dai, i 10 anni di prognosi non sono male (e faccio i conti con le età dei figli)" ma non prendono più il sopravvento, arrivano, stanno un attimo poi se ne vanno come una vecchia amica che passa a salutarti di corsa e sta sulla porta con la giacca perché deve subito andare via.
Dall'inizio di questo nuovo cammino nel mondo della malattia, chi mi circonda, medici compresi, mi hanno sempre detto una frase (falsa come poche) "vedrai, tornerai alla vita di prima"... c'è sicuramente chi trova conforto in questa frase, chi non vede l'ora che questo possa accadere perché sia mai cambiare, tutto deve essere sempre uguale.. c'è chi una volta resasi conto che non sarà così (perché non sarà per niente come dicono) si arrabbia con il mondo, rischiando anche crisi emotive...
Poi ci sono io... che il solo pensare che "tornerò alla vita di prima" mi fa venire la pelle d'oca ma in senso negativo, mi fa proprio rabbrividire il solo pensiero.
Nel momento in cui ho vissuto esperienze molto pesanti fisicamente oppure emotivamente ho potuto sperimentare quanto il non tornare alla vita di prima fosse una salvezza oltre che la strada giusta.
Se dopo uno scossone torni alla vita di prima, significa che non hai capito nulla, non hai preso niente di buono, in sintesi hai sprecato l'occasione per essere migliore e/o fare qualcosa di utile e buono.
Un'amica mi disse che il cancro era "un pacchetto da scartare" nel tempo... quando lo disse aggiunse anche che avrei capito al momento giusto.. è stato così. Il momento in cui quella frase è tornata nella mia mente ho capito che stavo iniziando a scartare questo pacchetto per poi trovarci, tra piccole confezioni di ansia, anche dei regali meravigliosi.

Non so come andrà, non so cosa mi riserva il futuro, non posso saperlo in anticipo (ed è meglio così), ma so solo che senza tutto questo alla luce di Cristo non sarei chi sono ora, ovvero una persona che ha realmente iniziato a vivere a pieno, che si butta per realizzare i propri sogni, che ama e si lascia amare, che si dona agli altri sperando di essere un piccolo aiuto. Una persona che non prova rancore, che dà continue possibilità agli altri, che lascia andare il male, che evita di lamentarsi (perché lamentarsi di certo non cambia la mia condizione e non mi guarisce). Ripeto e sottolineo...senza la luce di Cristo tutto questo non sarebbe possibile perché se manca Lui nella tua vita, non puoi farcela, non puoi trovare il buono in tutto questo.
Dimenticavo... i prossimi passi sono un test genetico (sulla base di quello ci saranno eventuali strade da scegliere), eco e mammografia di controllo, esami e controllo in oncologia.
Intanto mi godo le ultime settimane con i bambini a casa da scuola e la prima riunione di inizio superiori tra una settimana.

Vi ringrazio per aver letto e se pregherete per me.
Un caro abbraccio
Cristina

ps: il primo articolo lo trovate qui 

venerdì 19 luglio 2024

Le regole del discernimento, per stare nel mondo con Dio.





Il tema del discernimento mi è molto caro e ho iniziato a parlarvene oramai più di un anno e mezzo fa, prima con le storie instagram poi qui con un primo articolo "Discernimento: imparare a discernere togliendo un peccato alla volta".
In questo articolo vorrei entrare nel vivo delle regole del discernimento di Sant'Ignazio di Loyola, senza perdermi in troppe premesse, per cui inizio subito con la prima regola:

"Quando va di male in peggio, il messaggero cattivo di solito ti propone piaceri apparenti facendoti immaginare piaceri e godimenti, perché tu persista e cresca nella tua schiavitù. Invece il messaggero buono adotta un metodo opposto: ti punge e morde la coscienza, per farti comprendere il tuo errore"
(Es, n 314)


Il piacere del nemico è apparente, è qualcosa che esiste nell'immaginazione ma non nel concreto e dopo aver provato a concretizzare resta il vuoto.
Invece Dio parla con il rimorso, disagio interiore, per farti capire che stai sbagliando. Ricordate bene che il rimorso è una cosa, il senso di colpa ben altro (lo vedremo tra poco).
SINTESI: quando sbagli i linguaggi sono due, Dio con il dispiacere per farti uscire, il nemico con il piacere apparente per tenerti.

IL MALE: cerca di sembrare bene ma non mantiene le promesse e ti lascia insoddisfatto. E' un ottimo comunicatore perché sa rendere appetibile anche il veleno e ti fa confondere il piacere con la felicità.

Piacere: è la soddisfazione dei propri bisogni.
Felicità: la soddisfazione che viene da una relazione

L'uomo è chiamato a vivere il piacere in modo quasi divino se unito all'amore.
Il piacere cercato in sé, al di fuori di una relazione positiva, crea frustrazione, assuefazione come la droga o l'alcol.
Per capire se ciò che vuoi fare è bene, pensa al dopo anche sulla base dell'esperienza altrui.

"Se dà gioia anche dopo è da Dio, se dà rimorso è dal nemico".

L'eccesso di cibo e di alcool, l'infedeltà, la prostituzione, l'uso di droga, danno piacere al momento, ma non di certo felicità e ti ritrovi senza via d'uscita in una catena di frustrazioni e dispiaceri.
Il rimorso (come responsabilità dal male) invece è la medicina amara contro la menzogna.
Ora vediamo la differenza:
I Sensi di colpa: per ciò che non sei e che vorresti essere, sono bloccanti. Vanno messi a tacere.
Il rimorso: che hai per il male fatto è ciò che ti distingue dall'animale. Non devi silenziarlo ma ascoltarlo. E' tristezza che viene da Dio e porta alla vita, invece la depressione del nemico ti vuole far chiudere in te stesso.
Accogli la voce di Dio, respingi quella del nemico.


Seconda regola:
"Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene, è proprio del messaggero cattivo bloccarti con rimorsi, tristezze, impedimenti, turbamenti immotivati che paiono motivatissimi, perché tu non vada avanti. E' proprio invece del messaggero buono darti coraggio, forza, consolazioni, lacrime, ispirazioni e pace, rendendoti facili le cose e togliendoti ogni impedimento, perché tu vada vanti" (Es, n 315)


Quando vuoi uscire dal male e cerchi il bene ecco i due linguaggi:
1. Il nemico ora ti fa apparire male il bene, per distoglierti e ti tenta con mille ragioni false o vere... sensi di colpa e scrupoli presi per giusti rimorsi, tristezze, incertezze, turbamenti, sfiducie cosi da far sembrare il bene una cosa impossibile.
Avverti il male che hai fatto e diventa lo scoglio che non ti permette di cambiare.

2. Dio invece ora ti invoglia al bene con la consolazione, ti dà coraggio, pace, fiducia, forza... anche il peso del male fatto diventa una spinta ad uscire verso la libertà.

Quando facevi del male, il nemico ovviamente ti lasciava in pace, non aveva bisogno di "disturbarti".. ma nel momento in cui passi al bene ecco che passa all'attacco..

RICORDA: La tentazione non è peccato se non cedi, ma occasione di crescita, non di caduta!

La prima e tipica tentazione è questa:
"Io non ce la faccio. Non è per me! Come farò ad andare avanti cosi?"
Fai un passo indietro, fermati e pensa, noterai che ti sarà capitato un'infinità di volte.
La tentazione ti fa vedere solo la difficoltà per immobilizzarti, per non farti andare avanti.
Pensa sempre al risultato, cosi li distingui.

Il nemico ti impedisce con sentimenti quali sfiducia, oscurità, tristezza... 
Dio invece ti fa andare avanti nel cammino verso la libertà.

ATTENZIONE: il male insinua anche l'atteggiamento "critico" dove ti fa credere di poter individuare bene il male anche negli altri, ma ciò ti porta con il tempo a diventare solo acido e malevolo. Vedere il bene invece rende più ben disposti e propositivi.
Coltiva pensieri di fiducia e speranza, gioia del cuore e pace...


Eccoci alla terza regola del discernimento:
"Quando ti impegni per uscire dal male e cerchi il bene, Dio ti parla con la consolazione spirituale. Questa è di tre tipi: il primo quando sorge in te qualche movimento intimo che ti infiamma d'amore per il Signore, e ami in lui e per lui ogni creatura, oppure versi lacrime che ti spingono ad amare il Signore e servire i fratelli o a detestare i tuoi peccati; il secondo quando c'è in te crescita di speranza, di fede e di carità; il terzo quando c'è in te ogni tipo di intima letizia che ti sollecita e attrae verso le cose spirituali, verso l'amore di Dio e il servizio del prossimo, con serenità e pace del cuore" (Es n° 316)

Dio parla con la CONSOLAZIONE; (con-solare=stare-con-chi-è-solo)
E' la sola compagnia che vince la tua solitudine...il consolatore...
Dio è amore, e l'amore è sempre presente dove è amato.

Ora vediamo i 3 tipi di consolazione:
1. una sensibile
2. una insensibile o quasi
3. una poco sensibile

Eccole nello specifico:
La prima consolazione è la più sensibile (e pericolosa): può essere prodotta da te o dal nemico, ci si attacca per il piacere che procura e come arriva se ne va lasciandoti a bocca asciutta. Essa può sia fecondare che devastare lo spirito, soprattutto se cercata.
E' un movimento intimo, che viene dal profondo, è fuoco e luce che muove e commuove, scalda e illumina... Tutto questo dà piacere e nutre lo spirito ma è rischioso perché può "non essere abbastanza".
La "golosità" di consolazioni è più pericolosa di ogni altro vizio.
Se Dio la concede è per facilitare il distacco dai piaceri grossolani, non per farci attaccare ad essa.

La seconda consolazione è insensibile. E' una crescita di amore, speranza e fede che riscontri nel quotidiano. E' una consolazione molto efficace che si presta meno ad inganni.. Ne fanno parte le consolazioni profonde e sostanziali che consistono nella crescita della forza dello spirito che ti fa andare avanti nella libertà di amare e servire Dio e il prossimo.

La terza consolazione è quella poco sensibile. Rientrano i sentimenti poco avvertibili se non nel silenzio o da una sensibilità raffinata, che guidano al bene. Sono l'intima letizia, un'attrazione verso Dio e la sua promessa , una serenità e pace che ti fa trovare in Lui riposo.

CONSOLAZIONE COME FORZA

La consolazione non toglie la lotta, anzi, è la forza che permette di non soccombere ma di vincere, spinge ad operare il bene, è l'albero della vita, vivine con gratitudine, gioia e amore verso di lui.

DESOLAZIONE
La quarta regola ci fa entrare nella desolazione.
"Si intende per desolazione tutto il contrario della terza regola, per esempio l'oscurità dell'anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene, l'inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni: così l'anima s'inclina alla sfiducia, è senza speranza e senza amore, e si ritrova pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore. Infatti, come la consolazione è contraria alla desolazione, così i pensieri che sorgono dalla consolazione sono contrari a quelli che sorgono dalla desolazione" (es n° 317)

L'azione del nemico (il diavolo) è quella di dividerti dal Signore, farti sentire abbandonato, triste... Prima ti divide da Dio e dalla sua parola quindi da te stesso, poi dagli altri.. Separato da Dio, perdi la tua identità. Resti solo, "desolato", avvolto nell'oscurità del nulla.

CONTRASTO
Sei agitato, turbato, pieno di paura, senza fiducia, senza speranza e senza amore. 
La consolazione è quando sei in armonia con l'opera di Dio e trovi nella calma e nell'abbandono confidente in Lui la tua forza.
La desolazione è quando sei in contrasto con essa, per colpa tua o per insinuazione del nemico. Allora sei senza pace..il luogo tipico della tentazione e soprattutto che conosciamo meglio della consolazione.

LEGGI BENE QUANTO SEGUE.
Se, quando cerchi il male, il nemico ti alletta con il piacere apparente, quando vuoi uscire dalla schiavitù, ti ostacola con la desolazione, dispiacere apparente.

Anche la desolazione ha 3 linguaggi che ora vediamo.

I 3 LINGUAGGI DELLA DESOLAZIONE:
1. desolazione sensibile
2. desolazione sostanziale
3. desolazione quasi insensibile

Ora le vediamo in sintesi:
Desolazione sensibile: oscurità, turbamento, attrattiva al male, agitazione, ribellione e repulsione al bene; l'opposto della consolazione sensibile. In sè non è male, ma una prova con due esiti, una caduta, oppure una purificazione.

Desolazione sostanziale: un calo di fede, speranza e amore.. questo calo è sempre un male, può portare ad infedeltà, o all'odio verso Dio... ecco allora l'accidia, la pigrizia e la mancanza di entusiasmo verso il bene

Desolazione quasi insensibile: assenza di gioia, di pace e di ogni buon sentimento oppure di tepore e apatia.

Le desolazioni, se non riconosciute o non avvertite, portano al male, o dal male al peggio.


Quinta Regola:
"In tempo di desolazione non si deve mai fare mutamento ma restare fermo e costante nei propositi e nella determinazione in cui si stava nel giorno precedente a tale desolazione, o nella determinazione in cui si stava nell’antecedente consolazione. Come infatti nella consolazione ci guida e consiglia di più il buono spirito, così nella desolazione il cattivo, con i cui consigli non possiamo prendere la giusta strada ." (Es n° 318)

In sintesi, quando sei nella desolazione, NON prendere decisioni nuove. NON devi fare ciò che faresti d'istinto. Se prenderai una decisione in questo momento sarà sicuramente sbagliata perché arriva del nemico. Il male ha bisogno di essere fatto subito, perché se ci pensi, non lo fai!
Devi invece avere fiducia nel Signore e attendere.
Se nella preghiera siamo distratti, non abbiamo voglia, siamo aridi etc.. è proprio in quel momento che non dobbiamo mollare, perché è il nemico che vuole farci desistere.
Offri al Signore questa situazione e prega anche solo un minuto in più.


Sesta Regola:
"Dato che nella desolazione non dobbiamo cambiare i primi propositi, giova molto cambiare intensamente se stessi contro la stessa desolazione; per esempio insistendo di più nella preghiera, meditazione, esaminandosi molto e dando maggior spazio alla penitenza in modo opportuno."

Invece di assecondare la desolazione, la devi contrastare, non semplicemente attendere che passi. Se stai nella desolazione ti chiudi, non sei più libero... Invece devi ridimensionare e avere fiducia nel Signore. Il nemico vuole farti "retrocedere", tu invece dei reagire positivamente:
"Il pericolo del male diventi occasione per un bene maggiore".
Per cui dedicati in modo più assiduo e intenso al lavoro spirituale. In questo modo ti abitui ed educhi a diventare libero dai tuoi umori, senza lasciarti dominare.

PREGARE IN DESOLAZIONE
Ebbene si, pregare nella desolazione, quando non hai voglia o non riesci a concentrarti, in realtà, è estremamente utile. Ti fa capire che a te non interessa né Dio né la preghiera.. ciò ti associa a tutti i peccatori. Presentala a Dio e alla sua misericordia, vedrai che la tua tenebra, man mano diventerà luce.
Se preghi solo quando sei consolato, ti potresti addirittura illudere di essere santo.


Settima regola:
"Chi si trova nella desolazione, consideri che il Signore, per provarlo, lo ha affidato alle sue forze naturali, perché resista alle diverse agitazioni e tentazioni del demonio; e può riuscirci con l'aiuto di Dio che gli rimane sempre, anche se non lo sente chiaramente. È vero, infatti, che il Signore gli ha sottratto il molto fervore, il grande amore e la grazia abbondante; però gli ha lasciato la grazia sufficiente per la salvezza eterna. " (Es n° 320)

La desolazione viene data NON per essere vinto, ma per vincere!
Ricorda una cosa estremamente importante nel cammino:
"Dio è fedele e non ti permetterà che tu sia tentato oltre le tue forze, ma con la tentazione ti darà anche la via di uscita e la forza per sopportarla".
Nel momento in cui pensi di non farcela, stai pur sicuro che non ce la farai! Se invece avrai fiducia nel Signore, troverai la forza per superarla.
La tentazione è una prova e superandola si diventa esperti. Nella desolazione troverai l'occasione per convertirti.. La fatica nella vita spirituale non è un errore, è semplicemente mancanza di allenamento, affrontala, vivila e potrai agire senza sforzo.


Ottava Regola:
"Chi si trova nella desolazione si sforzi di conservare la pazienza, che si oppone alle sofferenze che patisce; e pensi che presto sarà consolato, se si impegna con ogni diligenza contro quella desolazione, come è detto nella sesta regola. " (Es. n°321)

Invece di disperarti, sappi che devi e puoi rafforzarti nei sentimenti contrari a quelli che senti; se sei sfiduciato cresci nella fiducia, se sei impaziente, nella pazienza, se irascibile nella calma, se instabile nella perseveranza etc.
Perché?
In questo modo il male che stai sperimentando, invece di distruggerti, è l'occasione che il Signore permette perché tu ti radichi di più nel bene opposto.
Altra cosa da tenere a mente...
Se ora sei desolato, ricorda che presto sarai consolato. La difficoltà è transitoria e anticipa un dono maggiore.
Se pensi che la desolazione può durare nel tempo, resterai incatenato in quel pensiero e farai fatica ad uscirne precludendo il bene che deve arrivare.
"La difficoltà proiettata nel futuro, ti succhia le energie e ti distrugge il presente".
L'immaginazione della sofferenza futura è più dolorosa e angosciante di qualunque dolore presente, al punto che arrivi a farti del male reale per non sentire quello immaginario.
Puoi sempre e solo portare il carico che c'è qui e ora
"A ciascun giorno basta la sua pena" (Mt 6,34)
Ridimensiona sulla realtà le tue fantasie e sii fiducioso. La tristezza, il sentirsi provati, sono tutti sentimenti che arrivano dal male, Dio non ti tenterà mai, ma permetterà le tentazioni e lo fa per un bene maggiore. Il male, quando c'è diventa il luogo in cui sovrabbonda la grazia.

Per la desolazione ci sono 3 cause:
1. il male fatto da te
2. il male fatto a te
3. il male stesso del mondo che è in te come tutti.

Queste tre "schiavitù" rappresentano i frutti, il tronco e le radici dell'albero del male. Da questo scontro ci deve essere la tua progressiva LIBERAZIONE.

Ora li vediamo uno per uno:
1. Il male che tu fai; invece di fare ciò che piace a Dio, ti fai guidare semplicemente dalle tue voglie e da ciò che piace a te e ti ritrovi ad abbandonarlo. L'oscurità che tu senti è un richiamo alla luce per assumerti le tue responsabilità...il rimorso. Ti senti annoiato, spento, oscuro, triste, senza desideri, depresso, vuoto, angosciato, non appagato. E' una desolazione salutare di Dio che vuole toglierti dalla schiavitù del male che fai per raggiungere la gioia per cui sei creato. Non giustificarti attribuendo la colpa agli altri, alle situazioni o agli imprevisti, prenditi le tue responsabilità; nella misura in cui lo farai, ti libererai dal male. Vedi bene cosa non va in te e lavora su questo punto con l'esame particolare.

2° il male che ti hanno fatto gli altri; che ti hanno fatto gli altri o le tue malefatte e che ti tengono in ostaggio. Ma è una desolazione salutare perché attraverso essa e un processo di elaborazione e interpretazione, Dio vuole purificare il tuo amore liberandoti dall'egoismo. Arriva quando vuoi fare qualcosa di buono per Dio ma ti senti arido, ti senti nel deserto e tutto il male che hai sperimentato viene a galla e ti blocca. Capita a tutti coloro che cercano il Signore e quando avviene in forma più forte e prolungata è chiamata "La notte dei sensi". Non avvilirti ma ringrazia, è un dono!  Accetta questa desolazione come purificazione da tutto il male passato. Non sentendo più Dio rischi di smettere di pregare, invece devi fare il salto di qualità facendo diventare la preghiera (anche se ti sembra vuota), una flebo che ti alimenta anche se non senti nulla.

3° il male del mondo; questa desolazione è la più dura ma più salutare delle altre perché puoi giungere alla libertà piena e alla conoscenza tua e di Dio. E' buio fitto nello spirito, ti senti lontano da Dio e sembra una tortura. Quel poco che vedi è il male che ti assedia e non ti lascia in pace, nessuna via di scampo, ti senti sprofondare maledicendo la Sua assenza. Capita a tutti coloro che cercano davvero il Signore ed è detta "la notte dello spirito". Accettala, è l'opportunità per la vittoria definitiva, la liberazione dal male del mondo che hai nel cuore. Ti vuol far capire che senza di Lui non puoi fare nulla e solo grazie a Lui puoi fare tutto. In questo modo cresci in umiltà e fiducia, sapendo che tutto è grazia.
Smetti di pretendere e resti in attesa del dono. Se avessi solo consolazione diventeresti come Lucifero, la desolazione invece ti tiene umile e fiducioso.


Decima Regola:
"Chi sta nella consolazione pensi come si troverà nella desolazione che dopo verrà e attinga nuove forze per allora." (es.323)

La consolazione ti serve per andare avanti nei momenti di oscurità, fanne tesoro. Non devi dare per scontato i giorni di consolazione, scrivi come ti senti, cosa provi, come stai... sarà utile rileggere quelle pagine nella desolazione per fare memoria della grazia di Dio.
La fede stessa è ricordo di ciò che Dio ha fatto, che diventa chiarezza e forza interiore per leggere e reggere positivamente la realtà, alla luce della sua promessa. Le consolazioni non sono un bene di consumo ma un mezzo di produzione. Con esse devi imparare a servire Dio. Molti nella preghiera ricercano le loro sensazioni, questo NON deve mai essere il fine della preghiera! E' solo un mezzo (ambiguo) che Dio dà quando, come e se ritiene opportuno.
Le persone che ricercano consolazioni non sono "uomini spirituali" perché seguono l'istinto del piacere e non il desiderio dell'amore.

Ricarica: La consolazione ti è data per caricare le batterie e accumulare energie nella tua lotta quotidiana contro il male, viverla come un bisogno o un dono che "devi" ricevere ti porta fuori strada.


Undicesima regola:
"Chi sta consolato procuri di umiliarsi e abbassarsi quanto può, pensando quanto poco vale in tempo di desolazione senza tale grazia o consolazione. Al contrario, chi sta nella desolazione pensi che con la grazia sufficiente può fare molto per resistere a tutti i suoi nemici, attingendo forze nel suo Creatore e Signore." (es.324)

Nella consolazione sii umile pensando a cosa sei in desolazione.
"Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti?" 
(1Cor 4,7)
La coscienza del tuo limite è grande sapienza. L'umiltà ti svuota di te e attira in te Dio. Se non sei umile non puoi capire cosa Dio vuole darti. Ecco perché il nemico tenta nell'orgoglio. 
Egli fa dell'umile il suo tempio, dimora della sua gloria (cf Is 57,15)


IMPORTANTE PREMESSA: Prima di leggere la dodicesima regola, andate oltre i possibili preconcetti presenti nella regola, ma pensate che è “figlia della sua epoca” e vale anche a parti invertite.

Dodicesima Regola:
"Il nostro nemico si comporta come una donna, ne ha la debolezza e l'ostinazione. Perché è proprio della donna, quando litiga con qualche uomo, perdersi d'animo, dandosi alla fuga, se l'uomo le mostra il viso duro; al contrario, se l'uomo comincia a fuggire, perdendosi d'animo, l'ira, la vendetta e la ferocia della donna si accrescono e non hanno più misura. Così è proprio del nemico fiaccarsi e perdersi d'animo, dileguandosi con le sue tentazioni, quando la persona che si esercita nelle cose spirituali mostra molta fermezza contro il tentatore, facendo diametralmente l'opposto di quello che gli suggerisce. Al contrario, se la persona che si esercita comincia a temere e sopportare l'attacco con meno coraggio, non v'è bestia tanto feroce sopra la terra come il nemico della natura umana, la cui crudeltà eguaglia la malizia nel perseguire la sua dannata intenzione." (es.325)

Sintetizzando questa regola, possiamo dire che il nemico ha come obiettivo INCUTERE PAURA.
Ammettiamolo, ci stiamo rendendo conto che in realtà il nemico tutto sommato è anche un po' scontato.
E’ DEBOLE CON I FORTI E FORTE CON I DEBOLI.
Ma ATTENZIONE, l’unica forza che lui ha è solo quella che TU gli accordi!
LA TUA PAURA E’ LA SUA UNICA FORZA!
Il male lo fai tu quando perdi fiducia, il nemico ne approfitta, il nemico ti domina soprattutto con la paura della morte.
Nella Bibbia la parola “NON TEMERE” ricorre ben 365 volte, una al giorno, per ricordarci di fidarci di Lui. Paura e fede convivono nella nostra vita e nel quotidiano ma lo spazio che occupa una, viene tolta all’altra. La fede è sufficiente per piccole difficoltà, ma per quelle grandi serve una grande fede e dobbiamo chiederla a Dio!

“AUMENTA LA NOSTRA FEDE” (Lc 17,5)
La paura ti pone davanti il male che temi e ritieni vere le cattive fantasie che ti sei creato/a. La fede invece ti pone davanti Dio e le sue promesse che ritieni vere e le realizzi.
Quando senti di aver paura, non nasconderlo, sarebbe ben peggio, cerca di conoscerla e riconoscerla come opera del nemico.
Volgi il tuo occhio verso il Signore e abbi fiducia in Lui...
“IL TUO VOLTO SARA’ RAGGIANTE” (Sal 34,6)


Tredicesima Regola:
"Similmente si comporta come un seduttore. Egli domanda il segreto e nulla teme come di essere scoperto, perché il seduttore che, parlando con cattiva intenzione, adesca la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, chiede che le sue parole persuasioni restino segrete. Al contrario, gli dispiace assai quando la figlia al padre o la moglie al marito rivela le sue false parole e la sua depravata intenzione, perché facilmente si avvede che non potrà riuscire nell'impresa cominciata. Alla stessa maniera, quando il nemico della natura umana vuole ingannare con le sue astuzie e persuasioni l'anima giusta, desidera e vuole che siano ricevute e tenute in segreto. Ma quando l'anima scopre tutto a un buon confessore o ad altra persona spirituale che conosca gl'inganni e le malizie del nemico, molto gli pesa, perché sa che non potrà riuscire nella malvagità che aveva cominciata, essendo stati scoperti e manifestati i suoi inganni." (Es.326)

Il mezzo che utilizza il nemico per farti paura è la MENZOGNA, con essa ti terrorizza. Ma non è una menzogna riconoscibile, bensì nascosta. Il nemico in questo modo ti tiene nelle tenebre e vuole impedirti di uscirne. Per comprendere devi parlarne apertamente ad una persona non coinvolta ma fidata perché tu possa sbugiardare il bugiardo. Da soli diventa complicato oppure quando lo si comprende è troppo tardi. Appena riconosci la difficoltà dopo averle manifestate ad altri, tutto diventerà più semplice, tutto si ridimensionerà perdendo l’alone di minaccia immaginaria. Non sottovalutare il fatto che possa utilizzare altre persone per questo scopo.


Quattordicesima Regola:
"Così pure il demonio si comporta come un condottiero che vuole vincere e fare bottino. Infatti un capitano, che è capo di un esercito, pianta il campo ed esamina le difese o la disposizione di un castello, e poi lo attacca dalla parte più debole. Allo stesso modo il nemico della natura umana ci gira attorno ed esamina tutte le nostre virtù teologali, cardinali e morali, e poi ci attacca e cerca di prenderci dove ci trova più deboli e più sprovveduti per la nostra salvezza eterna." (Es.327)

Il mezzo che utilizza il nemico per farti cadere nella menzogna è ATTACCARTI NEI PUNTI DEBOLI. Dove sei più incline a cadere. Invece di chiudere gli occhi, sii vigile e confida in Dio!

IN SINTESI: la strategia del nemico è incuterti paura, allo scopo si serve della menzogna e si inserisce attraverso i tuoi punti deboli, dove sei più fragile. Riconosci i tuoi punti deboli, manifesta ciò che vuoi tenere nascosto e non avere mai paura delle tue debolezze, ma solo confida in Lui.

CONFIDA: Il Signore non ti abbandona, agisce in direzione opposta, incoraggiandoti a riconoscere la tua verità e, nel tuo limite, a incontrare Lui

Concludo qui la prima parte delle regole del discernimento, nel prossimo articolo entreremo nello specifico di alcune situazioni.
Per qualsiasi domanda potete scrivere nei commenti o privatamente, anche se avere bisogno di approfondimenti, vedrò di preparare contenuti specifici.
Buon discernimento.
Cristina