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mercoledì 21 agosto 2024

Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.



 Pagina di Diario 3
Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.

E' da un po' che non scrivo una pagina di diario qui, per cui, ad un anno esatto dalla diagnosi, ho pensato di recuperare facendo un resoconto degli ultimi mesi, ma non solo della malattia, non voglio di certo annoiarvi... Prendetela come una chiacchierata, come se stessimo prendendo un caffè insieme. Vi avevo raccontato il primo periodo dalla diagnosi in un vecchio articolo, ma non vi ho più detto nulla dell'operazione e del post operatorio fino ad oggi. Ripercorrerò questi mesi, dimenticherò pezzi e cercherò di ricostruire le parti più utili anche per la testimonianza.
Preparate una moka di caffè oppure una tisana o un bicchiere d'acqua, sedetevi e beviamo insieme, una di fronte all'altra. Come state? Prima vorrei sapere di voi se vi va...
Dopo aver accolto una parte di voi ecco che vi dono una parte di me...

A novembre 2023 sono stata operata con una settimana di anticipo rispetto al previsto. Per la precisione mastectomia sinistra. Sono entrata in ospedale lunedì 20, convinta di poter uscire nel giro di due giorni, ma alla fine sono stata dimessa solo domenica 26 a causa di alcune complicazioni. Il giorno del ricovero mi hanno fatto diversi esami e mi hanno iniettato il liquido per il linfonodo sentinella. Martedì mattina sono stata operata, un intervento durato circa 4-5 ore. Appena terminato, hanno telefonato a mio marito per informarlo che tutto era andato bene: il linfonodo sentinella era risultato negativo e avevano rimosso tutto. Avendo un seno molto piccolo (per fortuna), mi hanno dovuto inserire un espansore anziché una protesi diretta. Non mi dilungo nei dettagli, ma in breve, mercoledì mattina ho notato che il seno operato si stava gonfiando e il dolore non passava, anzi aumentava. Dopo numerosi controlli, compreso quello del primario, nel tardo pomeriggio hanno deciso di rioperarmi a causa di un'emorragia. Anche questa operazione è andata bene: hanno cauterizzato, cambiato l'espansore e ho ricominciato con i miei due simpatici drenaggi. Tuttavia, giovedì non riuscivo a reggermi in piedi e dai controlli hanno ritenuto necessario farmi una trasfusione. Domenica, vedendo che la situazione migliorava, mi hanno dimessa in attesa dell'esito dell'istologico definitivo.
La ripresa è stata molto lenta, ben oltre i tre mesi previsti. Probabilmente a causa delle due operazioni avvenute in 24 ore e dei drenaggi che ho dovuto tenere per più di tre settimane. Ero dimagrita molto a causa dell'ansia (ero sotto i 48kh) e sentivo i drenaggi contro le costole, il che aumentava il dolore.
Mi conoscete, o almeno, molti di voi sanno come sono, sempre con qualcosa da fare, che non si fa mai aiutare e cose del genere... Già nei giorni di ospedale ho dovuto imparare a chiedere aiuto, aiuto per vestirmi, per lavarmi, per fare ogni piccola cosa, anche solo legare i capelli. A casa uguale, mio marito mi aiutava a lavarmi, mi vestiva, mi aiutava ad andare a letto, faceva ogni cosa in casa e per la prima volta in vita mia non mi sono sentita in difetto, non mi sono sentita "umiliata" nel mio non fare ma sapevo che era una condizione per cui dovevo ringraziare perché lì ho capito quanto valesse ogni giorno, quando fosse importante ogni piccola cosa. Lì ho capito che la sofferenza andava offerta, che un aiuto è grazia e non intralcio. 
Pensate che è pure salita dalla Sicilia un'amica per qualche giorno ad aiutare, mai avrei pensato fosse possibile e che avrei meritato tanto, eppure ha lasciato qualche giorno marito e figlie per stare con me. Diventa difficile in questi casi non pensare che il cancro sia stata una grazia...(lo so, è difficile da capire).

Ho dovuto aspettare un po' per avere l'esito, complici le vacanze natalizie, oltretutto trascorse in modo tranquillo. Una volta ricevuto, hanno confermato quanto già noto e hanno specificato che gli altri due tumori erano in situ, cioè non ancora maligni. Tuttavia, c'era incertezza riguardo alla necessità di una chemioterapia, per cui hanno deciso di eseguire l'Oncotype, un test inviato in America per analizzare il tessuto del tumore. Questo test aiuta a determinare la percentuale di recidiva e se la chemioterapia possa essere utile. Nel mio caso, il rischio di recidiva era basso, quindi non era necessaria la chemioterapia.
A gennaio ho iniziato con la cura anti-ormonale, che prevede una menopausa medica per prevenire eventuali recidive. Il trattamento consiste in una puntura ogni 28 giorni e una pastiglia da assumere ogni giorno per almeno 5 anni. Alcuni intoppi, alcuni effetti collaterali pesanti all'inizio, sospensioni per problemi all'utero, risolti; ora convivo con i dolori e so come migliorarli e so anche che devo ascoltare il mio corpo per aiutarlo a convivere con una condizione non ottimale ma che mi permette di poter avere una strada da seguire.
[Per capirci, la terapia anti-ormonale ha una serie di effetti collaterali che vanno da problemi alla memoria, mal di testa (c'è), pressione alta (c'è), dolori ossei (c'è), dolori alle articolazioni (c'è), rischio di fratture, aumento di peso (c'è e ne sono felice, ho messo 10kg), vampate (ci sono..e tante) e molti altri...che a 39 anni ti stravolgono perché p come se invecchiassi di botto, ma puoi anche reggere meglio se ti affidi].
Ah, a luglio ho fatto un'infusione come prevenzione per l'osteoporosi (causata dalla terapia), utile per carità, ma credo di non essere mai stata così male in vita mia, sono stati giorni devastanti. L'anno prossimo avrò il cortisone preventivo...

Ho iniziato nuovi progetti, sto facendo corsi di scrittura buttandomi realmente in questo campo come ho sempre sognato. Sto provando un po' di cose, scrivo non solo qui o per l'agenda o per i vari libri religiosi che ho in cantiere ma anche in altro per ragazzi, perché credo abbiano bisogno di cose belle ma che non siano proprio del tutto in linea con il mondo. Un piccolo (nuovo) mondo bello, buono e dove si sentano compresi. C'è già qualcosa di pronto, vedremo... Come sempre metto tutto nelle Sue mani.
Ultimamente stiamo improvvisando varie gite, quando sto bene ne approfittiamo e ci buttiamo, siamo stati 4 giorni in montagna, e altre cose in programma quando farà meno caldo. Prima di tutto questo non avrei mai fatto così, avevo bisogno di programmare in anticipo, capire se era possibile, per poi ritrovarmi (anzi, ritrovarCI) a dire "no dai, un'altra volta"...
Che senso ha rimandare se è possibile farlo ora? Non serve fare chissà che ma piccole cose secondo le proprie possibilità.

Come dicevo all'inizio, oggi è trascorso un anno esatto dalla diagnosi, da quel giorno in cui, aprendo il fascicolo sanitario elettronico, lessi lesione maligna.. e la terra sotto i piedi iniziò a trasformarsi da solida e stabile a sabbia che ti fa affondare ad ogni passo, anche quando cerchi di stare immobile. Poi quella sabbia ha ripreso stabilità, ci è voluto tempo, ancora oggi ci sono momenti di paura, di "ok, avrò vita breve" oppure "ma si dai, i 10 anni di prognosi non sono male (e faccio i conti con le età dei figli)" ma non prendono più il sopravvento, arrivano, stanno un attimo poi se ne vanno come una vecchia amica che passa a salutarti di corsa e sta sulla porta con la giacca perché deve subito andare via.
Dall'inizio di questo nuovo cammino nel mondo della malattia, chi mi circonda, medici compresi, mi hanno sempre detto una frase (falsa come poche) "vedrai, tornerai alla vita di prima"... c'è sicuramente chi trova conforto in questa frase, chi non vede l'ora che questo possa accadere perché sia mai cambiare, tutto deve essere sempre uguale.. c'è chi una volta resasi conto che non sarà così (perché non sarà per niente come dicono) si arrabbia con il mondo, rischiando anche crisi emotive...
Poi ci sono io... che il solo pensare che "tornerò alla vita di prima" mi fa venire la pelle d'oca ma in senso negativo, mi fa proprio rabbrividire il solo pensiero.
Nel momento in cui ho vissuto esperienze molto pesanti fisicamente oppure emotivamente ho potuto sperimentare quanto il non tornare alla vita di prima fosse una salvezza oltre che la strada giusta.
Se dopo uno scossone torni alla vita di prima, significa che non hai capito nulla, non hai preso niente di buono, in sintesi hai sprecato l'occasione per essere migliore e/o fare qualcosa di utile e buono.
Un'amica mi disse che il cancro era "un pacchetto da scartare" nel tempo... quando lo disse aggiunse anche che avrei capito al momento giusto.. è stato così. Il momento in cui quella frase è tornata nella mia mente ho capito che stavo iniziando a scartare questo pacchetto per poi trovarci, tra piccole confezioni di ansia, anche dei regali meravigliosi.

Non so come andrà, non so cosa mi riserva il futuro, non posso saperlo in anticipo (ed è meglio così), ma so solo che senza tutto questo alla luce di Cristo non sarei chi sono ora, ovvero una persona che ha realmente iniziato a vivere a pieno, che si butta per realizzare i propri sogni, che ama e si lascia amare, che si dona agli altri sperando di essere un piccolo aiuto. Una persona che non prova rancore, che dà continue possibilità agli altri, che lascia andare il male, che evita di lamentarsi (perché lamentarsi di certo non cambia la mia condizione e non mi guarisce). Ripeto e sottolineo...senza la luce di Cristo tutto questo non sarebbe possibile perché se manca Lui nella tua vita, non puoi farcela, non puoi trovare il buono in tutto questo.
Dimenticavo... i prossimi passi sono un test genetico (sulla base di quello ci saranno eventuali strade da scegliere), eco e mammografia di controllo, esami e controllo in oncologia.
Intanto mi godo le ultime settimane con i bambini a casa da scuola e la prima riunione di inizio superiori tra una settimana.

Vi ringrazio per aver letto e se pregherete per me.
Un caro abbraccio
Cristina

ps: il primo articolo lo trovate qui 

mercoledì 28 febbraio 2024

Alzati, prega e vivi la giornata alla luce della gioia di Cristo.


Oggi è uno di quei giorni in cui sono in modalità "psicopatica", passo da momenti buoni ad altri meno buoni o negativi, possiamo dire che ho una scusante dato che ho appena fatto la puntura della terapia e l'ultima volta sono stata male per una decina di giorni. Per cui oggi rientra nelle classiche giornate "no" che in questa situazione si amplificano più del dovuto.
Per questo motivo ho deciso di revisionare questo articolo in questa giornata, ovvero rivedere alcune cose non in un momento buono ma in uno che non lo è per dare una serie di consigli più credibili.

Sono passati 6 mesi dalla diagnosi, giorno più giorno meno, tra controlli, operazione, convalescenza e ko, ho avuto molto tempo per pensare e non sempre è una cosa buona.. Lo sapete che noi donne siamo multitasking, pensiamo a più cose contemporaneamente mentre stiamo facendo altre cose e il tutto senza perdere il filo del discorso di ciò che stavamo pensando mentre programmavamo il menù dell'intera settimana successiva. Ecco, io non sono più cosi multitasking perché la malattia in qualche modo ti permette di fare meno cose insieme e scopri di essere umana e che tutto sommato questa cosa non è male. Peccato che quella versione ridimensionata del multitasking mette al primo posto i pensieri non proprio positivi e che rendono le giornate serene e tranquille nonostante tutto.
Ogni fine settimana apro l'agenda e cerco di tirare le somme della settimana, giustamente non basta un giorno, inizio di venerdi e finisco la domenica sera cosi che non mi sfugga nulla delle cose di cui mi debba pentire di aver fatto, non fatto o pensato.
Il rimprovero più gettonato è il "non sono riuscita a fare quello, quello e quello perché ero stanca, perché non stavo bene etc..."; mi rendo conto che anziché imparare a gestire al meglio il tempo, in realtà lo gestisco malissimo... io... la life planner di casa, quella che pianifica pure quando deve finire una penna... non riesco a mantenere una routine salda, ma non perché sbaglio a fare i conti ma perché pretendo troppo.
"Mi perdo in cose inutili  quando potrei dedicarmi a ben altro di più produttivo, edificante ed intelligente" mi ripeto in continuazione, peccato che stia sbagliando totalmente prospettiva. Con la mania del dover riempire di attività la giornata senza tenere conto che quello di certo non mi manderà in paradiso. No, non è una battuta, ma veramente il fare fare fare non ti manda in paradiso e per svariati motivi.
Ogni giorno mi alzo dal letto (assonnata o dolorante o magari a causa delle caldane per la terapia) con l'idea di fare tante cose belle utili ed edificanti, come pregare tanto, leggere tanto, pulire tanto, cogliere fiori in giardino per abbellire la tavola (ok, questo non è vero perché ho il sintetico, ma compro i tulipani alla lidl) e a fine giornata vado a dormire delusa facendomi promesse che il giorno dopo non riuscirò ancora a mantenere. Essere a casa e fare la casalinga per scelta non significa stare a casa a fare niente tutto il giorno, chi lo pensa probabilmente ha uno stereotipo completamente sbagliato, se ci aggiungi l'avere tre figli con varie attività diverse, (ringrazio il Signore di avere il marito ancora in smart working perché ora non avrei potuto reggere tutto questo), l'aver preso la decisione di seguire la vocazione dell'apostolato come strada principale e tutto l'impegno che comporta con progetti, attività, scrivere etc, riempie la giornata quasi completamente, aggiungici anche il pensare alla malattia e al doversi fermare per gli effetti collaterali delle terapie. Ci devo convivere per i prossimi 5 anni (4 anni e 10 mesi) ma ho la grazia di potermi fermare, anche se uno dei problemi è che non la so utilizzare questa grazia.

Rifletto e nei momenti di saggezza che ogni tanto spuntano, mi chiedo a cosa serva rimproverarsi di non aver fatto le venti attività che avevo programmato per la giornata.
Serve a poco, anzi, a niente... 
Ogni tanto mi sento dire da alcune amiche che sono una "super mamma" perché riesco a fare un sacco di cose nonostante tre figli... sapete una cosa?
Non è vero, non sono una super mamma, a riguardo avevo già scritto e vi rimando a quello per non ripetermi (QUI), in aggiunta posso dire che riuscire a fare tutto e più di quello che è possibile fare, il più delle volte, non è una cosa positiva perché ti porta in un circolo vizioso fatto di "più faccio meno posso essere criticata" oppure nel circolo vizioso del non voler deludere le aspettative. (brutta cosa...pesante soprattutto). Non fatevi fregare!

Per questo ho pensato ad una sorta di routine utile e che permette di centrarsi per fare tutto meglio e con lo spirito giusto, fatta di note sul telefono e forza il minimo indispensabile di forza di volontà sostenuta da qualcuno che sono sicura possa aiutarmi... il Signore.
Il mio motto modificato secondo ciò che vorrei...
"ALZATI, PREGA...E AFFIDATI AL SIGNORE!", serve questo per affrontare la giornata alla luce della gioia di seguire Cristo.
Con la preghiera ogni cosa si affronta diversamente, è innegabile.. per cui anche la malattia e la terapia possono avere un sapore diverso, uno spirito diverso, uno scopo diverso, ma con un solo obiettivo, la santità. Lo sperimento quotidianamente da quando ho impostato delle preghiere fisse nella giornata. Anche se è in una di quelle "no", sento la Sua mano che cambia le cose.
Ma ora vediamo qualche piccolo punto da fissare senza esagerare e sono sicurare che sarà fattibile per tutti.

1. APRI GLI OCCHI: Mai dare per scontato questo punto, hai aperto gli occhi, puoi ringraziare e lodare il Signore solo per quello. Ma dopo aver aperto gli occhi guardati intorno e nota cosa c’è... hai qualcuno accanto? senti le voce di qualche membro della famiglia? Hai un animale da compagnia? Hai anche solo un messaggio sul telefono? Ringrazia per ogni cosa.

2. ALZATI: Ora puoi alzarti, darti una sistemata (io ad esempio prima di qualsiasi cosa devo lavarmi e cambiarmi), preparare la colazione, salutare il resto della famiglia chiedendo come hanno dormito e come stanno, che impegni hanno etc...(scegli tu in che ordine tutto ciò) preparati per le attività che hai di lì a poco o più tardi.. nel frattempo avvicinati al Signore con il vangelo e commento del giorno, ascoltando della musica cristiana o semplicemente pregando come preferisci (rosario intero, decina, una novena che stai facendo etc..).

3. PREGA: (capirete che ci sono tantissimi modi per pregare) Non riguarda il punto precedente ma prima di uscire di casa abituati a pregare, ti consiglio una decina del rosario che puoi recitare mentre metti la giacca o vesti i bambini o gli dai istruzioni se sono più grandi (intendo decina extra rispetto al punto 2), il segno di croce e vai..
Se invece sei a casa perché non hai impegni allora prenditi del tempo per altre modalità di preghiera come le lodi, le orazioni di Santa Brigida, la coroncina della divina misericordia (questa anche alle 15,00), l'orazione teresiana etc...
A mezzogiorno l'Angelus mentre preparate il pranzo o, se siete al lavoro, prendetevi qualche minuto di pausa. Lettura di qualche pagina oppure scrivere nel diario di preghiera; seguire la messa online cosi come l'adorazione eucaristica (anche solo 5 minuti)...
Ogni cosa richiede veramente poco tempo (eccetto la messa ovviamente), al massimo 15 minuti e può essere interrotta con la promessa a se stessi di riprenderla il prima possibile, non di dimenticarla.
Fare preghiere a rate è sicuramente più lodevole che non provarci nemmeno per paura di non riuscirci.. questo è ciò che mi ha sempre detto il mio padre spirituale, oramai è sempre cosi, ma sto pregando molto di più.

4. AFFIDATI: Difficoltà livello millemila. Fattibile? in realtà parecchio! Affida la tua giornata a Lui, da quando apri gli occhi a quando li chiudi conclusa la giornata.. e se durante la giornata lo ritieni utile, rinnova questo tuo affidamento. Puoi farlo con parole tue oppure preghiere di affidamento che si trovano online anche di Santi.

5. AL SIGNORE: “...al Signore” .. tutto a Lui in lode e offerta, senza sprecare un attimo. Che può sembrare poca cosa ma in realtà à tantissimo, e in questo caso non solo per noi ma anche per gli altri. Difficoltà, gioie, dolori... se sappiamo che nulla va sprecato ma che tutto serve per qualcosa di buono allora possiamo fare uno sforzo in più per vivere la giornata con il sorriso e la gioia limitando lo sconforto e il rimanere abbattuti e giù di morale.

Tutto questo ti permette di vivere la giornata alla luce della gioia e fede in Cristo... che non è gioia superficiale ed euforica senza motivo ma gioia profonda che dona speranza, calma il cuore e lo ricolma di Dio. Che ti permette di vivere anche i momenti di sconforto nella grazia consapevoli che ogni peso può essere alleggerito con la fede nel Signore.
Ricordiamo cosa dice San Paolo:
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
(San Paolo di Tarso)
Non solo:
Fratelli, considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza e la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti ed integri, senza mancare di nulla (Gc 1, 2-4).

Non è complicato provare a vivere le difficoltà con uno spirito di gioia, ma diventa impossibile nel momento in cui crediamo di poterlo fare da soli.
Abbiate pazienza, prima di tutto con voi stessi perché cosi facendo potrete sperimentare la grazia della misericordia con la consapevolezza che non riuscire a fare tante cose non è fallire o essere pigri ma semplicemente aver capito che siamo umani, abbiamo dei limiti e che il nostro obiettivo è la santità e quella può essere raggiunta solo se ci diamo il tempo anche di riposare e ripartire.

A presto.
Cristina

domenica 14 agosto 2022

La novena dei 54 giorni.

 



Come al solito le cose le scopro tramite i post delle cattoliche americane ed è stato cosi anche per questa particolare novena che tutto è tranne che una preghiera di 9 giorni.

"27 giorni in petizione  e 27 giorni in ringraziamento anche se non abbiamo ricevuto la grazia"

(download a fine pagina)

Per conoscere l'origine di questa novena legata alla Madonna di Pompei, dobbiamo leggere la storia del Beato Bartolomeo Longo, ma se avete ascoltato un vecchio podcast (che trovate qui) dovreste conoscere già qualcosa che lo riguarda.
Bartolo Longo prima di essere un Beato e fervente devoto della Madonna, era un sacerdote Satanista poi convertito.

"Nacque a Latiano, in provincia di Brindisi, ma si trasferì a Napoli per studiare Giurisprudenza. 
La sua conversione avvenne attraverso l'aiuto di un gruppo di santi amici e da saggi consiglieri spirituali, cosi riprese ad accostarsi ai Sacramenti.
Trasferitosi nella cittadina di Valle di Pompei, si dedicò alla diffusione della preghiera del Santo Rosario tra i contadini, bisognosi di riscatto morale e spirituale. Convinto che «chi propaga il Rosario è salvo», costruì non solo una chiesa più grande di quella preesistente, ma un vero e proprio Santuario, con opere caritative annesse. 
Sposò la contessa per cui lavorava per mettere a tacere i pettegolezzi sul loro conto: con lei fu padre degli orfani e dei poveri. 
Fino all’ultimo scrisse, pregò, lavorò instancabile per la Madonna.
Morì a Pompei il 5 ottobre 1926, venne beatificato il 26 ottobre 1980. " (santi e beati)

 Bartolo, come detto divenne dedito al culto mariano e all’istruzione cristiana dei contadini e dei fanciulli, e fondò, con l’aiuto della pia moglie, il santuario del Rosario a Pompei e la Congregazione delle Suore che porta lo stesso titolo.

La storia di questa novena particolare ha origine proprio da alcuni scritti di Bartolo Longo.
Ve li riporto di seguito e se avete pazienza potete leggerli con calma altrimenti potete proseguire e andare a scaricare il pdf della novena.

«Da sette anni, oscuro ed ignoto, lavoravo in questa Valle di Pompei, intendendo salvar me stesso con il propagare il Rosario tra i poveri contadini, quando il Signore mi ridusse per una fiera infermità presso la tomba. Era il mese di Luglio del 1879: molti associati desideravano un modo di pregare uniforme per impetrar grazie dalla Regina del Rosario di Pompei, che tacitamente le prodigava a famiglie dei suoi ascritti. Vistomi sul morire, mi avvisai scrivere come ultimo lavoro una Novena alla prodigiosa Vergine del Rosario di Pompei per impetrare le grazie nei casi più disperati. E vi spesi un mese, cioè fino al giorno dell'Assunta. E rammento che quasi ogni giorno dopo le ore meridiane me ne andavo nella Cappella dove era esposta la venerata Immagine, e in quel luogo solitario, in quell'ora di silenzio, ad alta voce rileggevo una delle cinque parti che avevo compiuto. E dinanzi al quadro facevo le mie correzioni. E quando, nel rileggere, mi sentivo mosso il cuore ed aprirsi una vena di lagrime che giungevano a bagnare lo scritto, allora io credevo che la cosa potesse andare. Venne il giorno dell'Assunzione, 15 Agosto del 1879. Fu posta la prima volta una Corona d'oro sul capo della Venerata Effigie, come si legge nel volumetto della Storia di questo Santuario: ma in quel giorno io era a letto con peggiore ricaduta dei male. Tutti gli amici attorno, e tra gli altri il compianto P. M. Radente, pregavano la Madonna per la mia vita. Non vi era raggio di speranza. Allora io pensai non esservi altro espediente per far cessare la febbre tifoidea che un solo: prendere un quadro della Vergine dalla Cappella e porlo nella mia stanza da letto. Fu fatto. I circostanti ripetevano: Allora noi crederemo ai miracoli di questa Vergine quando costui risani. Ed io mi rivolsi con confidenza a Santa Caterina da Siena, e le dissi: — Mia cara Sorella, io ho scritto di Te nei Quindici Sabati, che Tu dal Cielo ti lamenti come siano pochi i tuoi devoti nel mondo che ricorrono a Te per grazie, non altrimenti che fosse diminuito in cielo quel potere che Tu avesti da Gesù in terra. Ora come i miei lettori presteranno fede alle tue parole, se io per primo che le ho scritte, non ho per te la grazia? E come crederanno ai miracoli della Vergine del Rosario di Pompei, se la Madonna lascia che muoia lo stesso suo Cassiere che gli ha pubblicati? Bontà ineffabile di questa Madre! A mezza notte aprii gli occhi: il dolore della nuca e della spina dorsale era scomparso insieme con la febbre, così che il primo raggio del giorno mi ferì gradevolmente gli occhi la prima volta dopo tanto tempo che per il dolore non reggevano la luce. E l'umile scrittore della Vergine di Pompei, il devoto di Santa Caterina, contro ogni umana aspettazione visse e vive ancora, e scrive fino a sostenere il peso enorme di un giornale. Non è questo un gran prodigio? Ma la Madonna che vuole in questo Santuario di Pompei fare ampia mostra del suo potere presso il divin suo Figlio, e della misericordia verso i peccatori, per allettare i quali ha posto il suo trono sul trono degli idoli e dei demoni, si piacque di gradire le intenzioni e le fatiche di un povero peccatore e di concedere grazie a chiunque la pregasse con la Novena scritta dal moribondo suo devoto. Ed oh, Cuore amoroso di Maria! Si degnava Ella di apparire alla figliuola del Commend. Agrelli di Napoli e ripeterle quelle dolcissime parole: "Ogni volta che vuoi grazie da me, fammi tre Novene con la recitazione delle quindici poste del Rosario ed altre tre Novene per ringraziamento". E la giovane Fortunatina Agrelli tutto per ordine eseguì, risanò prodigiosamente, e vive tuttora sana e lieta in seno alla sua ragguardevole famiglia. Ed a suo esempio, fatte le Novene, prodigiosamente risanavano Annina Gamera nel monastero di S. Giuseppe e Teresa in Napoli, e la signorina Giuseppina Andolfi anch'essa di Napoli; ed in Roma il 31 di Agosto di quello stesso anno la giovane Maria Galizzi, che immobile era nel letto per dolori e paralisi, risanava immantinente. Il quale prodigio veniva autenticato con processo dell'art. Cardinal Vicario. Celesti fatti, con documenti di Medici e di Sacerdoti e di valevoli testimoni, si leggono nel Periodico II Rosario e la Nuova Pompei, nei quaderni di Luglio, Agosto, Ottobre, Novembre e Dicembre del 1884. E cento altri fatti somiglianti di grazie singolarissime, ottenute per la recitazione di questa Novena, si leggono nei posteriori quaderni del 1885 e 1886.» Ora quella Novena, che fu scritta da un peccatore moribondo, conquistato da Maria, anelante delle grazie di Maria, quella Novena, che la Regina del Rosario si è degnata di gradire e di benedire con effusione di innumerabili grazie, è la seguente.


Solitamente viene recitata dal 15 marzo per concluderla l'8 maggio, Festa dedicata alla Madonna del Rosario di Pompei.

Io ve la propongo ora perché c'è anche chi la inizia il 15 agosto, giorno dell'Assunta per poi finirla il 7 ottobre, giorno della festa della Madonna del Rosario.

Buona preghiera.

Per scaricare la versione in pdf cliccate sul seguente link, dato che dura una settimana, se quando arrivate qui non funziona potete scrivermi un'email e ve la invio.


oppure

SCRIVI UN'EMAIL A mammacattolica@gmail.com

lunedì 16 maggio 2022

La donna del focolare 2.0, figure da riscoprire. (parte 1)




[Attenzione: quanto segue è frutto di una folle donna cattolica.]

Inizio questo articolo con una citazione presa mesi fa da una pagina femminista:

"L'afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla.
Se c'era il pollo, lei prendeva l'ala; se c'era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei: preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri.
Il pudore era ritenuto la sua bellezza più grande, i suoi rossori il suo più bell'ornamento.
La mia giustificazione, se mi avesse trascinata in tribunale, sarebbe stata che avevo agito per legittima difesa. Non l'avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me.
L'angelo del focolare avrebbe succhiato la vita dai miei scritti"

Virginia Wolf dal saggio "Professioni per le donne"

Veniva citato questo stralcio con pezzi presi qua e la rispetto allo scritto originale (quello completo lo trovate QUI) a cui seguivano una serie interminabile di commenti di disprezzo per la figura dell'"angelo del focolare", etichettata come sottomessa, frustrata, sessualmente repressa e molto altro, la conclusione era uguale per tutte, andava eliminato e pire in fretta!
In questo articolo però non la chiamerò "angelo del focolare", bensì "donna del focolare", lo trovo più adatto e in linea.

Quando pensiamo (senza pregiudizi) alla donna del focolare saltano subito alla mente le caratteristiche principali come accudimento, protezione, dolcezza, purezza d’animo, magnanimità, calore, sensibilità.
Queste sono state le vostre risposte alla mia domanda su instagram.. non mancavano riferimenti alla madre e spesso alla nonna, ad una figura che "purtroppo non c'è più" o che andrebbe riscoperta.
C'è stata anche una considerazione particolare che solitamente è negativa, ovvero "sottomessa" vista invece come positiva:
"sotto-messa, nel senso che è alla base della famiglia, si prende cura dei suoi membri".

Ci sono stati anche riferimenti negativi come sottomessa nel senso più negativo del termine, succube, frustrata, un "retaggio vecchio", "una visione della donna arcaica che sarebbe fantastico superare"...

Vedendo le etichette positive, mi chiedo come si possa pensare alla donna del focolare come una figura negativa, da eliminare, da sradicare, addirittura "dannosa".
Sicuramente il fatto che l'etichetta fosse attaccata alle sole donne casalinghe, spesso anche per obbligo, ha reso questa figura, qualcosa da evitare, un po' come la criptonite per Superman o l'aglio (non è vero) per i vampiri.

Ed è qui che circa un anno fa ho iniziato a pensare a come poter rivalutare e rivalorizzare questa figura che reputo, non solo splendida ma estremamente importante per una famiglia.
Carina l'idea di base ma serve qualcosa che le renda giustizia e allo stesso tempo ha bisogno di fare qualche passo avanti, di rivedere la definizione senza stravolgerne il senso, quello più profondo.

Il focolare è "il punto in cui tutto si concentra, (per di là irradiare)", è il luogo, il punto da cui tutto parte, ha inizio, per poi essere portato al mondo.

Citando un'udienza di Pio XII (qui la parte completa):
"Costituiscono forse un focolare quei giovani sposi, la cui soddisfazione non consiste se non nell'andarsene il più spesso possibile fuori di casa, che non sono di buon umore se non nelle feste, nelle visite, nei viaggi o nelle stagioni di piacere, negli spettacoli mondani o più che mondani? No, non è un focolare l'abitazione trasandata, fredda, deserta, muta, oscura, senza la serena e calda luce della convivenza familiare. Ma non sono nemmeno veri focolari quelle dimore troppo chiuse, serrate e quasi inaccessibili, dove né lume né calore esterno dentro convergono, e che non irradiano di fuori, quasi fossero carceri o eremi di solitari.
[..]Eppure è così bello un focolare intimo, ma che irradia!"

Trovo questo stralcio dell'udienza molto interessante perché al focolare domestico si da una connotazione più ampia e meno ristretta e che solitamente non si legge nelle definizioni, tenete presente che è del 1943 ed è anche moderna allo stesso tempo.
Il focolare è sì all'interno delle mura domestiche, ma non si ferma lì, esce a portare quel fuoco che può cambiare il mondo.
All'interno delle mura domestiche, nel momento in cui tutto è trasandato, deserto, muto, senza dialogo, senza comprensione, oscuro e freddo, chiuso, il focolare perde vigore e rischia di spegnersi.. e quando il fuoco si spegne, il calore se ne va.
Il focolare invece è qualcosa di vivo che arde in continuazione e che permette di portare quel fuoco anche al di fuori delle mura domestiche.
Per questo la donna del focolare non può essere solo colei che decide di dedicarsi solo alla casa, alla vita domestica, ma è anche colei che lavora fuori casa, portando però con se un piccolo focolare ovunque essa si trovi.
Colei che decide di fare la casalinga ma resta solo ed esclusivamente tra le quattro mura senza appunto "irradiare" (ovvero senza donarsi all'altro ma chiudendosi in se stessa), rischierà comunque di far spegnere quel focolare.
Non si è "donne del focolare" per diritto ma per amore.
Come scrissi in un altro articolo, "la donna è importante laddove si percepisce la sua essenza." e, in qualche modo è la casa, la famiglia.
Se il meglio di sé lo si dona al di fuori delle mura domestiche, ad altri e basta, allora qualcosa va riconsiderato.
Il focolare domestico deve essere quel luogo da cui prendere il meglio, a cui donare il meglio per fare lo stesso al di fuori e ci vuole impegno, tanto.

Questa donna del focolare chi è e cosa fa esattamente?

Nell'immaginario collettivo e, per come ce la fanno passare, la donna del focolare è la perfetta casalinga che ha tutto sotto controllo, perfettamente in ordine, truccata, con l'abito perfettamente stirato, nemmeno un capello fuori posto, la casa che brilla, sempre in ordine, profumata (anche quando fa il fritto misto di pesce), che sa sempre cosa dire e che magari invita le amiche per tè e pasticcini durante una serata di lettura con i figli che fanno da apri porta e camerieri in calzoncini e camicia.
Cosi è come la dipingono i film, cosi è come le femministe la dipingono per alimentare l'odio verso questa figura.
Cavolo! E' surreale! Starebbe un po antipatica pure a me effettivamente...
Se esistesse veramente, oggi probabilmente verrebbe etichettata come "soggetto con disturbo ossessivo compulsivo e con manie di controllo" XD.
Cosi però (per fortuna) non è, perché la donna del focolare non è una wonder woman perfetta, non è una figura mitologica ma è una figura raggiungibile da ogni donna, basta solo togliersi dalla testa la visione del mondo e andare al centro, al focolare.

La donna del focolare può essere casalinga o lavoratrice, può avere la casa in disordine ma anche in ordine, può essere accogliente ma anche autorevole, può essere stanca, può avere delle giornate "no", può essere fissata con l'ordine, può dimenticare i vestiti sullo stendino per più di un giorno, può mettere l'ordine prima del divertimento, può essere un pasticcio in cucina o una cuoca provetta o cavarsela il giusto, può odiare stirare ma amare pulire i vetri, può prendersi del tempo per leggere o giocare ai videogame anche con i bambini per casa, può essere sedentaria o sportiva, può girare in tuta o sempre in ordine...
Tutto questo può essere parte della donna del focolare, ma ci sarà una cosa che accomuna tutte, il rendere speciale ciò che fanno perché ha un ingrediente fondamentale, l'amore..
Anche una torta sgangherata, un abito non stirato, il delegare al marito uno dei figli perché si fa fatica a non sbroccare...
Laddove un gesto è fatto con amore e con un gesto o un tocco speciale, lì è la donna del focolare...
In un sorriso nonostante il caos, nel mettersi al pc ad aiutare la figlia a fare una ricerca anche se avevi altro da fare, nel delegare al marito la correzione del compito di geometria perché tu sei una schiappa e lo fai notare a tua figlia per sdrammatizzare il suo "non riuscire"(quest'ultimo è appena accaduto)....

Nel concludere una torta di compleanno alla perfezione oppure cercando di nascondere la crema che cola perché poco densa, nel chiedere ai bambini un attimo di pausa perché sei stanca o nel farti coinvolgere a giocare a Super Mario Odyssey con i bambini...
Nel mettere una caramella nell'astuccio di tua figlia perché va a scuola con l'ansia e aprire l'astuccio trovando quella caramella la fa stare meglio.
La donna del focolare, è anche quella che dice di non avere più fame perché il piccolo vuole le ultime zucchine lesse (si, Mattia le adora), è quella che preferisce mettersi al sole per lasciare il posto all'ombra ai bambini anche se non sopporta stare al sole...
E' quella che anche se è stanca e ha mal di testa e vorrebbe solo silenzio, si mette comunque ad ascoltare gli sfoghi della figlia o il suo racconto di com'è andata la giornata..
Io tutto questo non me la sento di condannarlo ma anzi, lo vorrei condividere con chiunque perché sono queste piccole cose che lasciano il segno, non di certo per la perfezione ma per la normalità spolverata di piccole attenzioni o piccoli gesti.

Nonna per me era l'esempio di donna del focolare, piccoli gesti, tante piccole cose, anche solo sguardi che mi facevano stare meglio e che ora mancano tanto.
Io voglio essere quella donna del focolare non perfetta, che commette errori ma che fa anche solo un piccolo gesto quotidiano per rendere speciale la vita di chi mi circonda partendo dalla casa.
Partire dall'interno per irradiare...

(questa è la prima parte, un'infarinatura dove ho voluto spiegare la base poi ci sarà un articolo collegato alla fede, ma ci vorrà molto più lavoro, abbiate pazienza)

Un abbraccio
Cristina

mercoledì 29 dicembre 2021

"Te deum laudamus", anche quando il mondo ci dice di arrabbiarci con te, Dio.

 


Del "Te Deum Laudamus", inno di ringraziamento che viene cantato la sera del 31 dicembre per ringraziare dell'anno appena passato, ne ho parlato ampiamente in un vecchio articolo inserendo anche la spiegazione (che trovate QUI).
Il te deum è la prima cosa da fare entro la fine dell'anno, tra la programmazione del cenone e dei giochi in scatola da fare quella sera, poi preparatevi ad estrarre il vostro Santo protettore l'1 gennaio e ad appuntarlo sulla vostra agenda.

Ora però preferisco dare spazio ad alcune riflessioni per un te deum personale al termine di un anno estremamente difficile, non un te deum a mò di lista della spesa ma meditato.

In un mondo che vorrebbe portarmi ad arrabbiarmi con Dio, a mettere in dubbio la sua esistenza, ad ignorarlo, a urlare contro di Lui, a pensare che non mi ami affatto, che mi lasci sempre sola, che mi voglia solo "castigare", che non voglia che io sia felice... ecco, in tutto questo, io invece voglio andare contro corrente per ringraziarlo.

Te deum laudamus, perchè non ricordo nemmeno come siano stati i primi tre mesi e mezzo dell'anno, non so se sono stati belli, brutti o un miscuglio di entrambe le cose; è come se fossero stati cancellati e l'anno fosse iniziato quell'11 aprile con la morte improvvisa di papà.

Te deum laudamus, perchè papà è morto il giorno della divina misericordia ed è lì che hai risposto alle mie domande dei giorni precedenti, ai miei dilemmi su ciò che serve alle anime del purgatorio, ed è lì che ho preso a cuore ogni anima facendo dire messe etc..

Te deum laudamus (un po meno), perchè 3 giorni prima che papà morisse io già lo sapevo, ho avuto quella brutta sensazione, quell'impulso di sentirlo e vederlo che mi angosciava (ma per vari motivi ho ignorato dopo un tentativo fallito).

Te deum laudamus, perchè, benchè abbia sofferto in un modo che non riesco a descrivere, Tu eri lì con me, Tu mi hai abbracciata, Tu mi hai sostenuta, Tu mi hai permesso di soffrire nel vero senso della parola...
no, non sono pazza e non mi piace soffrire, ma con nonna avevo trattenuto tutto perchè "non potevo farmi vedere debole"... con papà ho vissuto una sofferenza devastante che Tu hai reso grazia, fatico quasi a spiegarlo..

Te deum laudamus, perchè, dopo la morte di papà, da due lati hanno alzato bandiera bianca e alla comunione di Gabriele erano nella stessa stanza la moglie di papà e mia madre.

Te deum laudamus, perchè nonostante nella nostra prima vacanza dopo anni io sia sempre stata poco bene, ho capito che dipende da me e che ancora non sono pronta a lasciare il mio "porto sicuro" nonostante sia consapevole del limite per chi mi circonda.

Te deum laudamus, per il caos dei lavori in casa, per ciò che abbiamo sopportato, per i limiti che, come sai, io difficilmente tollero e per i sacrifici fatti per qualcosa che ora ci sta portando buoni frutti.

Te deum laudamus, per l'esperienza a Roma a tv2000, perchè (vedi qualche punto su), nonostante l'ansia dello stare fuori casa, la salute traballante etc, mi sono messa alla prova e il tutto per dare testimonianza, perchè è questo che voglio continuare a fare, è questa LA strada...

Te deum laudamus, per il grande lavoro con i rosari e l'agenda che mi hanno permesso di avere a che fare con tante persone e vivere in prima persona la gioia nel creare qualcosa di speciale con le mie mani.

Te deum laudamus, perchè ho pregato tanto per mio zio nonostante non ci sentissimo da una vita, per le bandiere bianche alzate da persone che prima erano lontane da lui e che hanno reso i suoi ultimi giorni un po piacevoli.

Te deum laudamus, perchè ora papà e suo fratello magari, almeno lassù, sono in pace l'uno con l'altro; ne hanno bisogno.

Te deum laudamus, nonostante la fine dell'anno sia animata da qualcosa che avrei preferito evitare, ovvero Giorgia positiva al covid e io con il terrore di prenderlo e sai il motivo..

Te deum laudamus, perchè mi ricordi in vari modi di non sprecare tempo e continui a farlo nonostante sia miss procrastinatrice 2021.
Cercherò di cedere il titolo a qualcun'altra ma non prometto nulla.

Te deum laudamus, perchè riesco ancora a lodarti nonostante i lutti, lo sconforto e la salute traballante che in alcuni momenti mi rende veramente irritabile e stanca

Te deum laudamus, per ogni persona che incontro e con cui chiacchiero nei social, strumento certe volte demonizzato ma che il più delle volte mi ha permesso e permette di vivere la fede con uno slancio diverso.
La fede senza la condivisione di momenti belli e meno belli è una fonte inesauribile di grazia.

Te deum laudamus, per la mia famiglia, perchè mi sopporta nei momenti peggiori, come la mia "assenza" nei primi giorni della morte di papà oppure il mio distacco nei momenti "no" quando il dolore era (o è) troppo forte.

Te deum laudamus, quando in famiglia sono troppo rigida con regole etc, oppure troppo "scema" e, anzichè calmarli per dormire, li faccio agitare ancora di più con scherzi o storie assurde.

Te deum laudamus, quando faccio le ramanzine anche al marito e mi sopporta lo stesso, o almeno cosi sembra...

Te deum laudamus, perchè sono sicura che preparerò svariati obiettivi per il nuovo anno e ne porterò a termine forse 2 su 10 ma ci provo sempre e Tu alzerai gli occhi al cielo dicendo "ecco, ci risiamo..".

Te deum laudamus, perchè ho capito una cosa importante; ho sempre detto e ribadito quasi con orgoglio una frase precisa "la fede non mi è stata donata".. ebbene, mi sbagliavo.. la fede mi è stata donata, come lo è per tutti, ero io che non la vedevo, ero io che non la sapevo tenere.
Il dono della fede non è qualcosa che ti arriva e tu non devi fare altro, ma è una cosa più profonda che devi coltivare e non è vedo che non ti viene donata.
Per cui te deum laudamus per ogni giorno vissuto nella fede, per goni giorno vissuto nel dubbio, per ogni giorno vissuto nella prova, per ogni istante di gioia e spensieratezza, te deum laudamus per la vita che possiamo vivere e perchè possiamo trarre qualcosa di buono da ogni cosa.

Te deum laudamus perchè non ascolto il mondo ma ascolto la Tua Parola, cosa non sempre facile e automatica, ma ci provo.

Te deum laudamus, per tutte le cose che ora non ricordo ma che sicuramente mi torneranno in mente dopo aver cliccato su "pubblica".

Te deum laudamus, per cui è arrivato a leggere fino qui, il che non è scontato.

Buon nuovo anno a tutti.
Cristina

mercoledì 17 febbraio 2021

Diario di Quaresima, in cammino con le donne della Bibbia.


clicca per scaricare il pdf
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(Tutto ciò che riguarda la quaresima degli anni precedenti sbirciate nella sezione QUARESIMA.)

Mercoledi delle ceneri, primo giorno di Quaresima, che il cammino abbia inizio...
[sarà possibile scaricare il percorso in formato PDF, cliccando QUI]

Quest'anno sarà un cammino particolare, diverso dai soliti che ho proposto in precedenza e sarà fatto attraverso le donne della Bibbia grazie ad un diario di viaggio chiamato "Diario di Quaresima".
Sapete che sono fissata con questa cosa delle donne nella Bibbia, donne Sante etc, per cui non poteva mancare un intero percorso basato sulle donne per accompagnarci attraverso questo periodo speciale.

Saranno loro ad accompagnarci in queste settimane attraverso l'antico e il nuovo testamento, attraverso il loro vissuto e la loro testimonianza di vita.
Attraverso le loro cadute e la loro fede, i loro dubbi e le azioni di Dio nella loro vita.

Prima di entrare nelle storie delle nostre sorelle nelle Scritture, è importante tenere a mente ciò che il Signore ci ha insegnato.

Per questo, durante la prima settimana (da oggi, Mercoledi delle Ceneri), guarderemo 4 insegnamenti diversi di Gesù su come pregare - con umiltà, perdono, perseveranza e concentrazione.
Sentiremo le parole di questo passo proclamato oggi a Messa dove Lui ci ricorda che qualunque cosa facciamo come parte delle nostre pratiche di fede - riguardo la preghiera, il digiuno ed elemosina - dobbiamo farlo solo per Dio, non per l’ammirazione di altre persone.
Cerchiamo di essere determinate e proviamo veramente ad impegnarci. 
Quest’anno non falliremo in questa Quaresima, non ci distrarremo nè cadremo in tentazione! Cresceremo più vicino a Dio e scriveremo ogni giorno nel nostro Diario sperimentando la preghiera incessante e il digiuno senza lamentarci.

PICCOLO SPOILER: Non andrà cosi!

Inciamperemo sicuramente durante questa Quaresima, non avete idea di quante volte!! 
Cadremo in modo spettacolare. Ma sorelle, è QUESTO il punto.
Dio ci insegnerà una cosa importante, ovvero che LUI è il centro, non noi; che siamo chiamati a fedeltà ed umiltà, non successo o medaglie d’oro; che nessun nostro peccato è troppo grande per lui da superare; che ciò che importa di più è ricevere l’amore di Dio e condividerlo con gli altri.
Prendete coraggio per il viaggio, sorelle. 
Ci siamo dentro insieme. 
Lui vede ognuna di noi e vuole darci cose buone in questa Quaresima.

Nella prima settimana intera di Quaresima, riflettiamo sulle fondamenta della nostra preghiera: la nostra relazione con Dio.
Dove trovi Dio nella tua vita oggi? Quali parti della tua fede sono forti? Quali parti sono piene di lotta o incertezza?
Lo scopo della penitenza e della preghiera della Quaresima è di avvicinarci a Dio, ma a meno che non conosciamo il nostro punto di partenza, non comprendiamo pienamente dove Dio ci sta guidando.

Pensa alle tue relazioni più strette con la famiglia o gli amici, come le nutri? Dove speri di crescere o cambiare?
Quali problemi o sfide sembrano emergere più e più volte con le persone che ami?

La nostra relazione con Dio ha bisogno di amore e attenzione come ogni altra relazione.
Siamo stati creati con e per la nostra relazione con Dio, prima ancora che potessimo parlare o pregare. E proprio come il nostro rapporto con le persone nella nostra vita è definito da più delle nostre abitudini di comunicazione con loro, la nostra relazione con Dio - e l'amore di Dio per noi - precede la nostra preghiera in modo meraviglioso.
Siamo amati ancor prima di aprire le nostre bocche per pregare.
Nel percorso esploreremo la nostra relazione con Dio attraverso le storie di donne che hanno parlato direttamente con Dio: Eva, Agar, Marta e Maria Maddalena. Donne tutt'altro che perfette, come noi, ma hanno cercato di conoscere, amare e servire Dio - anche attraverso i loro peccati e attraverso i momenti più difficili della loro vite. Le loro storie ci insegnano come il nostro rapporto con Dio sia il fondamento di tutto ciò che siamo e tutto ciò che facciamo.


Per poi passare a Miriam, l'Amata dal Cantico di Salomone, Maria la Madre di Dio e Anna la profetessa. Le loro parole e azioni sono scritte per noi nella Scrittura per ispirare il nostro amore e adorazione di Dio. Se entriamo nelle loro storie con cuore umile, aperte ad imparare dalla Parola di Dio, possiamo scoprire che questa Quaresima potrà cambiare la nostra posizione verso Dio: portandoci ad inginocchiarci non per paura o colpa, ma per meraviglia e stupore per quello che Dio sta facendo nelle nostre vite.
Poi ancora Sara, Rebecca, L'adultera, La donna samaritana....
E ancora...Noemi, Sara, La donna cananita, La donna sanguinante.
Anna, Giuditta, Elisabetta e la suocera di Pietro. Quattro donne le cui parole e azioni portano alla vita le preghiere di ringraziamento. Possano le loro storie riempire i nostri cuori di ringraziamento, proprio mentre la Quaresima volge al termine.
Per poi arrivare alla settimana santa...

In questo tempo scopriremo come entrare in relazione con il Signore, come riscoprire la confessione da un punto di vista diverso ovvero come preghiera; scopriremo come vedere alcuni brani di vangelo con una chiave di lettura diversa.
Scopriremo che cadere è anche un bene purché ci sia la consapevolezza che possiamo sempre rialzarci e ripartire.
Nel gruppo Facebook ogni giorno ci saranno le letture, preghiere e riflessioni, mentre su instagram solo piccoli spunti e verrà utilizzato #diariodiquaresima 

In questo tempo di Quaresima, come detto in precedenza, ci sono tre elementi fondamentali che vi ripeto ogni anno ma lo faccio ancora perchè sono una gran rompi scatole.

Il digiuno
La Preghiera
L'Elemosina

Sono aiuti per liberarci da noi stessi e che ci aiutano a relazionarci con il Signore per vivere l'amore e la misericordia.
Ora vediamoli uno ad uno ma li troverete anche nel cammino che faremo da qui alla Pasqua.

Digiuno.

"Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno" (Matteo 9,15)

Il Signore prevede il digiuno per il suoi discepoli, ed esorta noi a viverlo come occasione per prendere coscienza chiara del nostro limite creaturale e diventare cosi compassionevoli verso quanti non hanno mezzi di sostentamento.
Il digiuno diventa un esercizio di discernimento da ciò che ci serve realmente rispetto a ciò di cui pensiamo di avere bisogno.
Spesso non ci rendiamo conto di quanta abbondanza abbiamo, non solo alimentare ma di ogni cosa, per questo il digiuno va visto in modo più ampio diventando cosi un esercizio di umanità.
Ci ritroviamo quindi a fare un pò il punto della situazione sul nostro rapporto con il cibo e con tutte le altre realtà con cui abbiamo a che fare e con cui nutriamo la nostra vita.
<<Il segreto di un digiuno accetto da Dio ha senso nella misura in cui sciolga "catene e legami">> (Isaia 58,6)
In questo modo, il digiuno conserva si la sua caratteristica ascetica di privazione e mortificazione, ma comprende un senso di aiuto all'elevazione della coscienza che l'uomo ha di se stesso.
Si può optare per un'astinenza oppure per una sospensione completa per un tempo previsto, l'importante è far emergere la verità del proprio desiderio per purificarlo.

Preghiera.

La preghiera è innanzitutto un atto di presenza a Dio, di ricerca del suo Volto.
La preghiera è una scuola di vita e fa della vita una scuola di ricerca del volto di Dio fino a riconoscerlo negli innumerevoli volti umani.
Attraverso la preghiera diventiamo capaci di onorare il nostro limite senza esserne schiacciati, dove quel limite diventa uno sgabello che ci permette di lanciarci alla scoperta del mondo di cui facciamo parte e che è tanto grande e stupendo.
La preghiera ci permette di riscoprire la leggerezza fatta dai gesti d'amore semplici e allo stesso tempo forti.In fin dei conti basta poco, le mani giunte e gli occhi socchiusi; mettersi vicino alla terra inginocchiandosi senza perdere, ma recuperando interamente la nostra dignità; una parola o silenzio...
Quanto è semplice e meraviglioso pregare!
Cosa è pregare?
lo si può sperimentare continuamente come quando si vive un atto d'amore o un sussulto di disperazione dove non è mai totalmente nuovo ma allo stesso tempo è completamente unico.
La preghiera è un lavorare su se stessi per curare una relazione con Dio, perchè se non parliamo con lui, se non preghiamo come possiamo avere con lui una relazione? E' impossibile.
Ogni volta che il nostro cuore si apre al rischio della preghiera, ci regaliamo la possibilità di guardare la nostra vita da un punto di vista più ampio.
La preghiera nonostante possa sembrare qualcosa di intimo e privato, in realtà ci mette sempre in comunione con tutti o nostri fratelli e sorelle in comunità ma anche con tutte le creature del cielo e della terra.

La bontà del digiuno e la vertà della preghiera si giudicano dai "frutti" di conversione.
"Cosi ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi" (Mt 7,17)

Elemosina.
questa terza opera quaresimale è spesso fraintesa o mal utilizzata poichè si rischia di tradurla in un gesto con cui ci si libera del fastidio dell'altro che ci chiede aiuto o solo attenzione.
Nelle scritture questa parola ci riporta a quel balsamo di misericordia che chiediamo continuamente a Dio per noi - Kyrie eleison!- e che ci impegniamo a spalmare dolcemente sulle ferite e le fatiche di tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino.
Basta ricordare queste parole di Gesù:
"Date piuttosto in elemosina quello che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro" (Lc 11,41)
Ci si deve distogliere dal totale amore di sé per aprirsi a qualcosa di più grande, a quella conversione che ci porta all'amore incondizionato per l'altro.

Buon cammino.

martedì 26 gennaio 2021

Quell'essere imperfetti per il mondo, che ci rende perfetti ai Suoi occhi.

 


Tutto ciò che scriverò qui ha un'origine ben precisa, fatta di persone che spesso si sentono inadatte a seguire Gesù perché non perfette, a causa dell'idea di cristiano idealizzata nel modo sbagliato.
Troppe volte ho letto messaggi dove mi confidavano che leggere dei miei "momenti no" e delle mie debolezze per loro era un aiuto a non sentirsi sbagliati perché "allora c'è qualcun altro come me".. "allora, posso essere cattolica anche se non sono perfetta!"

Non ho mai capito perché esiste questa convinzione che se una persona è cattolica, allora di conseguenza è perfetta e impeccabile.
Anzi, in realtà per il mondo DEVE essere perfetta e impeccabile..
Tassativamente esente da errori, cadute, sbagli...
Non può lamentarsi ne tantomeno essere stanca.. 
Dubbi?? Giammaiiiii! Assolutamente no!!! Non puoi!!

Non so voi, ma a me è capitato un sacco di volte che la mia scelta religiosa fosse utilizzata come "specchio riflesso" (contro di me) in moltissime occasioni, da quelle in cui mi vedevano più nervosa a quelle in cui addirittura non lo ero abbastanza per cui passavo per la buonista di turno.

- Alzi la voce? Ma sei matta!!! Sei cattolica, dovresti avere un tono pacato, sempre tranquillo e ragionevole.
- Non vuoi parlare con una persona? Vai a confessarti!!! Non è cosi che si comportano i cattolici!!
- Soffri per una situazione? Eh beh, di cosa ti lamenti? Sei cattolica, dovresti amare la sofferenza, goditela!
- Hai dei dubbi? Veramente? Ah, credo tu non sia abbastanza cattolica... non dovresti avere dubbi.
- Cerchi di metterti nei panni degli altri, di capire, di volere un dialogo sincero? No no, sei solo una buonista ipocrita!

No ma... c'è qualcosa che va bene??  XD
Pare proprio di no... e la cosa più strana è che certe volte sono gli stessi "catto-amici" che pensano queste cose.
Capiamoci, non è colpa loro in realtà, ma di quello che spesso viene insegnato oppure, in vari casi, omesso per rendere la fede più semplice e quasi in modalità figli dei fiori tutti peace&love che Flanders a confronto è un pivellino.
Poi si, c'è chi non sa proprio nulla, cova un astio non indifferente verso la religione per cui ogni virgola sbagliata è un bel pretesto per punzecchiare o azzannare direttamente, dipende da quanta fame ha.
E io tanti anni fa, quando ero lontana dalla chiesa, di fame ne avevo molta e sapevo come "colpire" i cattolici con queste cose.

-"Noi sei perfetto?? Allora hai sbagliato religione!"
--"Ma come?? Io pensavo che Lui... beh.. mi amasse lo stesso.."
-"No! Ma dove lo hai letto? No no, devi essere perfetto, altrimenti il paradiso tu lo vedi solo in cartolina!
Vuoi addirittura puntare alla Santità? No va beh... cerca di essere realista, la santità è per i perfetti, per chi non sbaglia mai!"

In realtà noi cattolici dovremmo andare in giro con un cartello che dice in due parole ciò che non viene considerato "Siamo persone".
In quanto persone, esseri umani con una vita più o meno nella norma, possiamo commettere errori, possiamo essere stanchi, possiamo anche perdere la bussola, sbagliare strada...
In tutto questo, la cosa che come persone ci rende magari (passatemi il termine) "diversi" dagli altri è che abbiamo qualcuno che ci ama in modo incondizionato anche quando non siamo perfetti.

SI, ANCHE QUANDO NON SIAMO PERFETTI!

Nel nostro essere imperfetti al mondo, siamo perfetti ai suoi occhi... 

Anche quando una domenica non abbiamo voglia di uscire di casa per andare a messa perché piove e fa freddo e non vogliamo toglierci il pigiama...ma ci andiamo lo stesso; anche quando un giorno non hai voglia di fare delle letture impegnate e vuoi solo svagarti un po'.
Anche quando è una di quelle giornate in cui proprio non riesci a pregare per svariati motivi e lasci a metà il rosario o dici un'Ave Maria di corsa.

Sicuri sicuri che mi ama lo stesso??
Ora facciamo un po di chiarezza, ci sediamo davanti al crocifisso, facciamo un bel respiro, lo guardiamo, ci rilassiamo e ci lasciamo guidare dalla realtà, quella vera, non quella ipotetica senza senso.

Gesù, il figlio di Dio, colui che è morto per noi, ci ama, ci ama anche e soprattutto perché siamo imperfetti, ci ama indistintamente e se cadiamo, se non riusciamo a mantenere un fioretto, se ci dimentichiamo di dire un giorno di novena, se ci capita di alzare la voce con i bambini perché siamo stanchi, Lui ci ama e vuole che ci rendiamo conto di questo.
Ci ama ed è sempre accanto a noi, a tranquillizzarci, ad aiutarci, a sorreggerci, non ci lascia mai soli anche quando noi siamo abituati ad essere lasciati soli dagli altri.
Noi spesso non crediamo a tutto questo perché ci fanno credere che se non siamo perfetti allora non valiamo abbastanza, non siamo abbastanza per avere il Suo amore..
Vi rendete conto che per colpa di questa malsana convinzione molti sono lontani da Lui?
Non avete idea di quanto sia stata difficile la mia conversione all'inizio, non solo per gli attacchi di chi non voleva che lasciassi l'altra via... ma soprattutto a causa di chi mi faceva credere che se non fossi stata impeccabile nel seguire ogni cosa, nel condividere tutto, ogni singola cosa nel silenzio (perché se avessi obiettato guai..), Gesù, non mi avrebbe amata, non mi avrebbe accolta finché non avessi fatto tutto perfettamente.
Il lavoro per arrivare a questo è stato molto lungo e guidato da un padre spirituale, altrimenti a quest'ora probabilmente sarei altrove con un sacco di idee sbagliate in testa.

L'essere consapevoli che siamo amati per ciò che siamo, non deve però portarci all'atteggiamento opposto, ovvero al non volerci migliorare, al fregarcene, al fare le vittime perché "va beh, Lui mi ama lo stesso", ci vuole sempre impegno, come in ogni relazione d'amore.
La consapevolezza del suo amore e dell'essere perfetti ai suoi occhi deve essere il punto di partenza che ci spinge a fare sempre meglio, ad essere migliori ad avere la certezza che negli sbagli e nelle cadute Lui c'è per farci ripartire per quella via verso la Santità che è possibile per tutti.

SONO CATTOLICA, NON PERFETTA, ricordiamolo sempre, soprattutto a noi stessi.
SONO CATTOLICA, NON PERFETTA, posso avere anche dei momenti non proprio buoni e non me ne devo vergognare, è bellissimo parlare della gioia della fede, della meraviglia dell'essere cristiani, ma è lecito e giusto anche parlare dei "momenti no" proprio parte integrante della vita reale, solo cosi si arriverà poi a ricordare con gioia ciò che non andava, perchè Lui è con noi.

Un abbraccio

giovedì 24 dicembre 2020

Santi della Vigilia: Cosa c'entrano Adamo ed Eva con il Natale?




Ogni giorno si scoprono cose nuove, soprattutto per chi come me che è stato lontano tanto dalla Chiesa.
Scopro novene, preghiere, Santi e Sante, tradizioni che non sapevo esistessero e certe volte questo può essere vissuto in due modi; il primo in modo pessimista, della serie "non conosco queste cose, allora valgo meno agli occhi di Dio", oppure, il secondo modo più positivo è "wow, ecco qualcosa di nuovo per poter ampliare e arricchire la mia vita di fede".
Ecco, se fino a poco tempo fa adottavo il primo modo, ora voglio il secondo e vorrei che tutti lo adottassero... soprattutto ignorate il primo modo, non viene da Dio.

Comunque... ecco cosa ho scoperto grazie a Giorgia (non mia figlia eh, ma un'amica che collabora con il gruppo di stile di vita e con il calendario di liturgia quotidiana)

Oggi, nel giorno della vigilia di Natale si ricordano Adamo ed Eva....
Cercando "adamo ed eva vigilia di natale" ho poi scoperto che hanno a che vedere anche con l'albero di Natale...
Ebbene si.. 
Nel Medioevo c'era la tradizione degli Adam una Èva Spiele (“giochi di Adamo ed Èva”), nelle chiese alla vigilia di Natale si ricostruiva lo scenario del Paradiso in terra, con tanti alberi da frutta, simboli dell’abbondanza e del mistero della vita. 
Ora però lascio la parola.. o per meglio dire.. la tastiera del pc.. a Giorgia con qualche riflessione e suggerimento.


Questa Vigilia lo sappiamo tutti, sarà diversa da quelle che siamo stati abituati a vivere, per questo non
dobbiamo perdere l’occasione, soprattutto per i nostri bambini, di trasformarla in qualcosa di davvero
speciale, da ricordare davvero per il suo significato e non solo per quello che ci sta capitando in questo
2020.

Mentre leggevo la liturgia del giorno mi sono soffermata sulla Prefazio dove troviamo queste parole:

“È veramente giusto rendere grazie a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo, per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina, dal grembo verginale della figlia di Sion è germinato colui che
ci nutre con il pane degli angeli e sono scaturite per tutto il genere umano la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, Madre di tutti gli uomini, la maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della
vita nuova. Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo l’inno della tua lode:
Santo ...”

Sono andata a curiosare un po’ in giro per approfondire e ho scoperto che proprio oggi, la vigilia di
Natale, si festeggiano Adamo ed Eva
, i nostri progenitori!

Perchè proprio oggi? 
Perchè Gesù che nasce (tra poche ore) è la risposta alla caduta e al peccato.

Qui la nostra proposta per la giornata di oggi:
In un momento “morto” della giornata radunate tutta la famiglia, sul divano, sul lettone, in cucina,
insomma dove più vi piace e aprendo la Bibbia leggete i due passaggi della Genesi (Gen 2,4-3 e 3, 24)
che raccontano la loro storia (mentre facevo un po’ di ricerca ho scoperto che alcune famiglie mettono
in scena una piccola recita familiare dove raccontano questa storia. 
Se lo fate mandateci le foto!!!) e provate a parlare insieme di cosa è andato storto, ascoltare cattivi consigli, hanno mentito, non hanno dato fiducia a Dio, non hanno seguito le regole, si sono dati la colpa a vicenda e a chiedervi “e noi.. come ci comportiamo?"

Eva ha seguito il suo orgoglio e si è fatta influenzare da un “amico” che non aveva a cuore il suo bene.
Adamo ha semplicemente seguito la corrente e non la sua vocazione, il suo essere originale e ha
preferito essere “fotocopia”. 
Sapevano di fare del male e l’hanno fatto comunque, ed invece di cercare di aggiustare (confessare) la situazione, hanno cercato di nasconderla e quando il Signore l’ha scoperto, si sono dati la colpa a vicenda...mamme, vi suona familiare?

Prima di peccare, Adamo ed Eva, vivevano, è il caso di dirlo “da Dio”: vivevano in un paradiso,
disponevano di tutti i beni che Dio aveva dato loro, dovevano seguire solo delle semplici regole per il
loro bene, Dio li aveva anche messi in guardia sulle conseguenze, se fossero andati fuori strada. 
Hanno usato male la loro libertà. 
Dalla loro disubbidienza nel mondo entrarono la morte e il peccato.
La punizione, come giusto che sia, arriva, ma basta leggerla dalla giusta prospettiva per capire che
invece è stata una grazia.
Dio ci ama, come un padre e una madre amano i propri figli, anche davanti alla nostra disobbedienza.
Non ama vederci peccare ma ci lascia la libertà di sbagliare, di cadere, di fallire, ma poi, quando
torniamo, quando risaliamo dopo aver toccato il fondo, quando accettiamo il suo perdono, allora
rifioriamo, diventiamo persone migliori.

Come dicevo all’inizio Gesù che nasce, è la risposta a questa caduta!
Probabilmente fu Giustino (100-165) il primo autore che ricorse al parallelismo Eva-Maria. 
Infatti scriveva: «Il Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinché la disobbedienza provocata dal serpente fosse annullata attraverso la stessa via per la quale prese inizio. Come infatti Eva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo Maria, la Vergine, avendo ricevuto dall'Angelo Gabriele il buon annuncio che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che la potenza dell'Altissimo l'avrebbe adombrata, concepì fede e gioia, per cui il santo nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio. Perciò rispose: «Mi avvenga secondo la tua parola» (Lc 1,38). Così per mezzo di lei è nato colui a proposito del quale, come abbiamo dimostrato, sono state dettate tante Scritture. Per mezzo di lui Dio abbatte anche il serpente, insieme a quegli angeli e a quegli uomini che sono divenuti simili a lui» (Dialogo con Trifone)

Gesù è il nuovo inizio, la nuova strada, la nuova luce per la nostra vita.
L’Antico Testamento inizia con questa coppia che non capisce la propria vocazione.
Il Nuovo Testamento inizia con una coppia che dice “si” alla propria vocazione. 
Capiscono cosa c’è in gioco: il riscatto dal peccato, la salvezza per tutti.

Buona viglia di Natale.
Cristina e Giorgia

giovedì 3 dicembre 2020

L'attesa; in cammino attraverso il Fìat di Maria.



"Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la vita che a Lui conduce. Una duplice via: quella dell'esempio e dell'intercessione." (Lumen Gentium 58, Paolo VI).

Secondo Don Ezio Bolis, che proprio ieri ha tenuto una splendida catechesi in parrocchia, senza nulla togliere a Maggio, dicembre è il mese mariano per eccellenza, poiché si cammina con Maria fino al girono in cui dà alla luce Gesù.

Abbiamo appena iniziato questo cammino fatto di attesa che ci porterà al giorno in cui ricordiamo la nascita di Gesù, un avvenimento fuori dal comune perché colui che sta per venire al mondo non è un bambino qualsiasi ma il Figlio di Dio.
Questa è l'occasione perfetta per camminare con Lei.

Quante volte in occasione dell'avvento ho cercato percorsi particolari da poter fare ogni giorno per vivere a pieno questo cammino, magari qualcosa di molto impegnativo per poi ritrovarmi ad aver assimilato poco o nulla nonostante la costanza.
Cercavo chissà cosa per poi rendermi conto con il tempo che la catechesi migliore la potevo trovare nella contemplazione di Maria, dal suo "sì" in poi, Fiat, "si compia in me secondo la tua parola".

Lei che è stata la discepola per eccellenza di Gesù, Lei che ci prende per mano per portarci da Lui, Lei che, come dice Paolo VI nel "Marialis cultus", è la Vergine in ascolto, in preghiera e offerente.
Chi, se non Lei può guidarci in questo percorso di attesa?!

Sono estremamente legata alla figura di Maria, è stata Lei (insieme a Giovanni Paolo II) ad avermi ri-portata tra le braccia di Gesù ed è stato proprio attraverso la maternità.
Per questo mi sono soffermata a riflettere sulla condizione di Maria, provando a pensare a ciò che poteva aver provato durante la sua attesa, nelle ultime settimane di gravidanza e soprattutto nel momento in cui si è resa conto che stava per donare la vita a Gesù.

Ripenso alla gioia quando ho saputo di essere in attesa e penso a Maria, a come Lei ha vissuto quell'annuncio, cosi diverso, speciale e fuori dal normale.
Spesso noi, benché la gravidanza possa essere tanto sperata, ci ritroviamo smarrite, non sappiamo cosa fare, ci facciamo anche prendere dall'ansia (colpa degli ormoni XD ).
Chissà cosa ha pensato Maria dentro di sé quando ha detto il suo "SI" all'Angelo dell'annuncio, probabilmente al suo posto non avrei proferito parola, anzi, sarei scappata... Lei invece no, Lei sta lì, ascolta e pronuncia il suo Fìat, non un semplice "sì", un "SI" convinto, di gioia o almeno cosi l'ho immaginato ascoltando la catechesi ieri.

Noi ci facciamo tanti problemi per trovare il modo di dare la notizia a nostro marito, magari con una sorpresa, un biglietto, una telefonata, qualsiasi cosa pur di rendere speciale quel momento..
Chissà Maria cosa ha provato quando si è resa conto di dover dare a Giuseppe questa notizia, quasi surreale, difficilissima da spiegare e che per lei avrebbe avuto delle conseguenze non da poco se pensiamo alla Legge di quei tempi.
Si ok, la sua situazione era molto diversa dalla nostra, noi non riceviamo visite di angeli etc, però immagino Maria felice nel dare la notizia a Giuseppe, non sarà stato facile ma si è fidata e fidandosi di Dio sapeva che Giuseppe avrebbe capito, Dio non l'avrebbe lasciata sola.
Ha avuto quella fiducia che spesso a noi manca nel quotidiano, nei momenti di sconforto o di paura, quando in realtà dovremmo avere ancora più fiducia in Lui.

"Provavo a ricordare, ma mi veniva solo un'allegria, una festa per quella nicchia in corpo che mi faceva madre senza aiuto di uomo" 

Poi arriva il momento, le ultime settimane di gravidanza, gli ultimi giorni... le ultime ore... il momento del parto.. ed è allora che si palesano tutte le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre ansie.
Ci sentiamo smarrite, addirittura incapaci (nonostante magari non è il primo figlio).. dimenticandoci quanto in quei momenti possiamo essere immensamente forti, capaci, meravigliose (tra un urlo e l'altro oltre alle minacce al marito ma questa è un'altra cosa).
Chissà Maria come si sarà sentita nel momento in cui si è resa conto che il momento era arrivato.
Nessuno l'ha accolta, nessuno le ha dato un riparo, nessuno l'ha aiutata, erano solo lei e Giuseppe.
Lei, Giuseppe e Dio...
Noi questo spesso lo dimentichiamo... durante la nostra vita, nelle difficoltà, nelle gioie... non siamo mai soli.
Durante la gravidanza, in sala parto non siamo sole, (in alcuni casi c'è nostro marito), ma abbiamo con noi il Signore, c'è Maria... e non è poco!

"La gravidanza è stata un tempo di perfezione all'ombra, la durata di un'asciugatura. Eccomi pronta, argilla con un'anima di ferro: le pietre che volevano scagliarmi si sono frantumate." 

Quando ero in attesa di Mattia, circa un mese prima mi è stato regalato da un'amica un libro dal titolo particolare, "In nome della Madre" di Erri De Luca (narratore non credente affascinato dalla Bibbia e da Gesù), un libro semplice ma intenso che racconta di Maria, di ciò che ha vissuto e provato dall'annuncio fino alla nascita di Gesù.

Questo libro, come specificato nella premessa che si trova nelle prime pagine, non è storia, "Le notizie di Maria provengono dalle pagine di Luca e Matteo. Qui si ingigantisce un dettaglio da loro accennato".
La lettura riporta fatti scritti in chiave personale, immaginati ampliando ciò che di Maria si conosce, sono descritte anche le doglie, che probabilmente Maria non ha avuto etc;
[il parto indolore non è un dogma di fede ma un tema interessante e troverete una parentesi a fine articolo.].
L'ho trovata una lettura piacevole, interessante e che non mette in alcun modo in dubbio la fede e ciò che la riguarda.

Camminiamo con Maria, seguiamola in questi giorni di attesa, lasciamoci guidare dalla Parola e dalle sue azioni perché questa è la strada più genuina per arrivare a Gesù ed essere pronte ad accoglierlo il giorno di Natale.
Pensiamo al suo cammino, a ciò che ha provato, riportiamolo nella nostra vita, nel quotidiano e avviciniamoci a Lei come ad la Madre, la guida, l'esempio, l'intercessione.
Il tutto mentre svolgiamo semplici azioni quotidiane, mentre sistemiamo casa, lavoriamo, ci prendiamo cura degli altri, preghiamo, ci fermiamo un attimo nel silenzio.
Lei si prendeva cura, sistemava casa, riordinava, pregava... non è cosi distante da noi.

Mentre sfogliavo il libro per scrivere questo articolo ho trovato un foglietto con una preghiera speciale che vi riporto qui di seguito, per tutte le donne in attesa e vicine al parto.

Preghiera della gestante. (di Madre Provvidenza)

O Vergine Madre, abbi pietà dei miei dolori.
Sto aspettando un figlio. A Te mi rivolgo.
Voglio essere Madre.

Il parto mi fa paura, ma se credo nella Tua protezione, 
sento che tutto supererò.

Già sogno nelle mie braccia la mia creatura: 
bella, sorridente, che succhia il latte del mio seno. 
Il mio cuore pieno d'amore dovrà alimentarla, giorno per giorno, 
fino a quando mi chiamerà mamma, ed insieme, mano nella mano, cammineremo.

Madonna Santa, dolce Madre mia,
Immacolata Maria, accarezza il mio ventre
perché questa creatura possa nascere bella e sana.

Fin d'ora Ti offro i miei patimenti di quell'ora,
perché un'altra mamma possa partorire con serenità,
e nessuna abbia il coraggio di uccidere suo figlio.

Insegnami Tu poi ad educarlo, a farlo crescere buono,
obbediente. Fin d'ora lo consacro a Te,
perché se io dovessi mancare al suo amore, mi sostituisca Tu, 
SS.ma Madre.
Amen


Questo pezzo lo trovo meraviglioso:
"Fin d'ora Ti offro i miei patimenti di quell'ora,
perché un'altra mamma possa partorire con serenità,
e nessuna abbia il coraggio di uccidere suo figlio."

Offrire i nostri patimenti, la nostra sofferenza, le nostre paure per un'altra mamma, per l'aborto, per chi desidera diventare madre o per chi ha una gravidanza difficile.

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Ecco la parentesi riguardo le doglie di Maria, specifica molto interessante tratta da "Innamorati di Maria":
"Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto. Secondo i santi Padri, Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina. Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia."

Un abbraccio e buon cammino!