mercoledì 21 agosto 2024

Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.



 Pagina di Diario 3
Un anno dopo: la grazia che mi circonda e la mano di Dio.

E' da un po' che non scrivo una pagina di diario qui, per cui, ad un anno esatto dalla diagnosi, ho pensato di recuperare facendo un resoconto degli ultimi mesi, ma non solo della malattia, non voglio di certo annoiarvi... Prendetela come una chiacchierata, come se stessimo prendendo un caffè insieme. Vi avevo raccontato il primo periodo dalla diagnosi in un vecchio articolo, ma non vi ho più detto nulla dell'operazione e del post operatorio fino ad oggi. Ripercorrerò questi mesi, dimenticherò pezzi e cercherò di ricostruire le parti più utili anche per la testimonianza.
Preparate una moka di caffè oppure una tisana o un bicchiere d'acqua, sedetevi e beviamo insieme, una di fronte all'altra. Come state? Prima vorrei sapere di voi se vi va...
Dopo aver accolto una parte di voi ecco che vi dono una parte di me...

A novembre 2023 sono stata operata con una settimana di anticipo rispetto al previsto. Per la precisione mastectomia sinistra. Sono entrata in ospedale lunedì 20, convinta di poter uscire nel giro di due giorni, ma alla fine sono stata dimessa solo domenica 26 a causa di alcune complicazioni. Il giorno del ricovero mi hanno fatto diversi esami e mi hanno iniettato il liquido per il linfonodo sentinella. Martedì mattina sono stata operata, un intervento durato circa 4-5 ore. Appena terminato, hanno telefonato a mio marito per informarlo che tutto era andato bene: il linfonodo sentinella era risultato negativo e avevano rimosso tutto. Avendo un seno molto piccolo (per fortuna), mi hanno dovuto inserire un espansore anziché una protesi diretta. Non mi dilungo nei dettagli, ma in breve, mercoledì mattina ho notato che il seno operato si stava gonfiando e il dolore non passava, anzi aumentava. Dopo numerosi controlli, compreso quello del primario, nel tardo pomeriggio hanno deciso di rioperarmi a causa di un'emorragia. Anche questa operazione è andata bene: hanno cauterizzato, cambiato l'espansore e ho ricominciato con i miei due simpatici drenaggi. Tuttavia, giovedì non riuscivo a reggermi in piedi e dai controlli hanno ritenuto necessario farmi una trasfusione. Domenica, vedendo che la situazione migliorava, mi hanno dimessa in attesa dell'esito dell'istologico definitivo.
La ripresa è stata molto lenta, ben oltre i tre mesi previsti. Probabilmente a causa delle due operazioni avvenute in 24 ore e dei drenaggi che ho dovuto tenere per più di tre settimane. Ero dimagrita molto a causa dell'ansia (ero sotto i 48kh) e sentivo i drenaggi contro le costole, il che aumentava il dolore.
Mi conoscete, o almeno, molti di voi sanno come sono, sempre con qualcosa da fare, che non si fa mai aiutare e cose del genere... Già nei giorni di ospedale ho dovuto imparare a chiedere aiuto, aiuto per vestirmi, per lavarmi, per fare ogni piccola cosa, anche solo legare i capelli. A casa uguale, mio marito mi aiutava a lavarmi, mi vestiva, mi aiutava ad andare a letto, faceva ogni cosa in casa e per la prima volta in vita mia non mi sono sentita in difetto, non mi sono sentita "umiliata" nel mio non fare ma sapevo che era una condizione per cui dovevo ringraziare perché lì ho capito quanto valesse ogni giorno, quando fosse importante ogni piccola cosa. Lì ho capito che la sofferenza andava offerta, che un aiuto è grazia e non intralcio. 
Pensate che è pure salita dalla Sicilia un'amica per qualche giorno ad aiutare, mai avrei pensato fosse possibile e che avrei meritato tanto, eppure ha lasciato qualche giorno marito e figlie per stare con me. Diventa difficile in questi casi non pensare che il cancro sia stata una grazia...(lo so, è difficile da capire).

Ho dovuto aspettare un po' per avere l'esito, complici le vacanze natalizie, oltretutto trascorse in modo tranquillo. Una volta ricevuto, hanno confermato quanto già noto e hanno specificato che gli altri due tumori erano in situ, cioè non ancora maligni. Tuttavia, c'era incertezza riguardo alla necessità di una chemioterapia, per cui hanno deciso di eseguire l'Oncotype, un test inviato in America per analizzare il tessuto del tumore. Questo test aiuta a determinare la percentuale di recidiva e se la chemioterapia possa essere utile. Nel mio caso, il rischio di recidiva era basso, quindi non era necessaria la chemioterapia.
A gennaio ho iniziato con la cura anti-ormonale, che prevede una menopausa medica per prevenire eventuali recidive. Il trattamento consiste in una puntura ogni 28 giorni e una pastiglia da assumere ogni giorno per almeno 5 anni. Alcuni intoppi, alcuni effetti collaterali pesanti all'inizio, sospensioni per problemi all'utero, risolti; ora convivo con i dolori e so come migliorarli e so anche che devo ascoltare il mio corpo per aiutarlo a convivere con una condizione non ottimale ma che mi permette di poter avere una strada da seguire.
[Per capirci, la terapia anti-ormonale ha una serie di effetti collaterali che vanno da problemi alla memoria, mal di testa (c'è), pressione alta (c'è), dolori ossei (c'è), dolori alle articolazioni (c'è), rischio di fratture, aumento di peso (c'è e ne sono felice, ho messo 10kg), vampate (ci sono..e tante) e molti altri...che a 39 anni ti stravolgono perché p come se invecchiassi di botto, ma puoi anche reggere meglio se ti affidi].
Ah, a luglio ho fatto un'infusione come prevenzione per l'osteoporosi (causata dalla terapia), utile per carità, ma credo di non essere mai stata così male in vita mia, sono stati giorni devastanti. L'anno prossimo avrò il cortisone preventivo...

Ho iniziato nuovi progetti, sto facendo corsi di scrittura buttandomi realmente in questo campo come ho sempre sognato. Sto provando un po' di cose, scrivo non solo qui o per l'agenda o per i vari libri religiosi che ho in cantiere ma anche in altro per ragazzi, perché credo abbiano bisogno di cose belle ma che non siano proprio del tutto in linea con il mondo. Un piccolo (nuovo) mondo bello, buono e dove si sentano compresi. C'è già qualcosa di pronto, vedremo... Come sempre metto tutto nelle Sue mani.
Ultimamente stiamo improvvisando varie gite, quando sto bene ne approfittiamo e ci buttiamo, siamo stati 4 giorni in montagna, e altre cose in programma quando farà meno caldo. Prima di tutto questo non avrei mai fatto così, avevo bisogno di programmare in anticipo, capire se era possibile, per poi ritrovarmi (anzi, ritrovarCI) a dire "no dai, un'altra volta"...
Che senso ha rimandare se è possibile farlo ora? Non serve fare chissà che ma piccole cose secondo le proprie possibilità.

Come dicevo all'inizio, oggi è trascorso un anno esatto dalla diagnosi, da quel giorno in cui, aprendo il fascicolo sanitario elettronico, lessi lesione maligna.. e la terra sotto i piedi iniziò a trasformarsi da solida e stabile a sabbia che ti fa affondare ad ogni passo, anche quando cerchi di stare immobile. Poi quella sabbia ha ripreso stabilità, ci è voluto tempo, ancora oggi ci sono momenti di paura, di "ok, avrò vita breve" oppure "ma si dai, i 10 anni di prognosi non sono male (e faccio i conti con le età dei figli)" ma non prendono più il sopravvento, arrivano, stanno un attimo poi se ne vanno come una vecchia amica che passa a salutarti di corsa e sta sulla porta con la giacca perché deve subito andare via.
Dall'inizio di questo nuovo cammino nel mondo della malattia, chi mi circonda, medici compresi, mi hanno sempre detto una frase (falsa come poche) "vedrai, tornerai alla vita di prima"... c'è sicuramente chi trova conforto in questa frase, chi non vede l'ora che questo possa accadere perché sia mai cambiare, tutto deve essere sempre uguale.. c'è chi una volta resasi conto che non sarà così (perché non sarà per niente come dicono) si arrabbia con il mondo, rischiando anche crisi emotive...
Poi ci sono io... che il solo pensare che "tornerò alla vita di prima" mi fa venire la pelle d'oca ma in senso negativo, mi fa proprio rabbrividire il solo pensiero.
Nel momento in cui ho vissuto esperienze molto pesanti fisicamente oppure emotivamente ho potuto sperimentare quanto il non tornare alla vita di prima fosse una salvezza oltre che la strada giusta.
Se dopo uno scossone torni alla vita di prima, significa che non hai capito nulla, non hai preso niente di buono, in sintesi hai sprecato l'occasione per essere migliore e/o fare qualcosa di utile e buono.
Un'amica mi disse che il cancro era "un pacchetto da scartare" nel tempo... quando lo disse aggiunse anche che avrei capito al momento giusto.. è stato così. Il momento in cui quella frase è tornata nella mia mente ho capito che stavo iniziando a scartare questo pacchetto per poi trovarci, tra piccole confezioni di ansia, anche dei regali meravigliosi.

Non so come andrà, non so cosa mi riserva il futuro, non posso saperlo in anticipo (ed è meglio così), ma so solo che senza tutto questo alla luce di Cristo non sarei chi sono ora, ovvero una persona che ha realmente iniziato a vivere a pieno, che si butta per realizzare i propri sogni, che ama e si lascia amare, che si dona agli altri sperando di essere un piccolo aiuto. Una persona che non prova rancore, che dà continue possibilità agli altri, che lascia andare il male, che evita di lamentarsi (perché lamentarsi di certo non cambia la mia condizione e non mi guarisce). Ripeto e sottolineo...senza la luce di Cristo tutto questo non sarebbe possibile perché se manca Lui nella tua vita, non puoi farcela, non puoi trovare il buono in tutto questo.
Dimenticavo... i prossimi passi sono un test genetico (sulla base di quello ci saranno eventuali strade da scegliere), eco e mammografia di controllo, esami e controllo in oncologia.
Intanto mi godo le ultime settimane con i bambini a casa da scuola e la prima riunione di inizio superiori tra una settimana.

Vi ringrazio per aver letto e se pregherete per me.
Un caro abbraccio
Cristina

ps: il primo articolo lo trovate qui