lunedì 13 settembre 2021

Recensione: "Ancora non hai figli? Quando vorresti urlare ma ti limiti a sorridere" di Livia Carandente.

 

Anche se in ritardo rispetto a ciò che avevo promesso a Livia, ecco la recensione del libro "Ancora non hai figli? Quando vorresti urlare ma ti limiti a sorridere".
Raramente scrivo qui recensioni, ma per alcuni ho pensato possa essere utile ed interessante ritagliare un angolino nel blog per farli conoscere (sono abbastanza in fissa con i book club).
Per cui vi lascio subito alla recensione, con qualche riflessione personale:




Collana: Famiglie Spaziali
Casa Editrice: Tau Editrice
Data Pubblicazione: 26 aprile 2021
Pagine: 138
Autrice: Livia Carandente
Disponibile cartaceo ed ebook.



Di cosa parla?

Avevamo salutato la protagonista di "Quanti figli hai? Quando l'attesa di un bebè dura più di nove mesi" mentre provava a gestire la nausea e l'emozione per il fatidico ritardo. Cosa sarà successo, poi? Livia Carandente, con la sua solita ironia, tutta femminile ci riporta nelle vicende personali di questa donna, amica, sorella, figlia. Ci introduce nei suoi intimi pensieri che continuano ad orbitare attorno ai numerosi impegni, ai desideri e ai suoi monologhi di protesta: contro l'invadenza di certe domande impiccione, contro determinati schemi che la società ti appiccica addosso, contro l'indelicatezza di chi, pur di curiosare, non esita a camminare sulle tue ferite. Ma ci narra anche di un amore solido, di una fecondità di coppia che va oltre le circostanze e gli script imposti, di un legame che si intreccia, quotidianamente, tra risate e lacrime.

Recensione:

Visto il precedente libro (che trovate qui), non potevo farmi mancare anche questa lettura.
Purtroppo ci ho messo tantissimo a terminarlo.. ma solo per una mia personale mancanza di tempo e la testa un po' sconnessa.
Confermo che è stato un limite mio perché la sua vena ironica rende il libro leggero, scorrevole e piacevole, senza però togliere la serietà dell'argomento e rendendo ben comprensibile il macigno che la coppia deve sopportare quando tutto intorno è un susseguirsi di pressioni da parte di chi invece dovrebbe semplicemente tenerti la mano e stare in silenzio.

Non ho vissuto sulla mia pelle ciò che ha vissuto la protagonista del libro, non posso immaginare cosa voglia dire dover attendere per anni con delusioni continue e la speranza che si affievolisce ma rende l'accettazione sempre più dolorosa..
Ma posso dire che mi ha fatto tanto bene leggerlo perché fa comprendere come ogni cosa non dipenda da noi nonostante ci ostiniamo a volerci sentire quasi onniscienti.
Quante volte in passato, per rispondere a domande (idiote) tipo "ma allora, i bambini sono capitati o lo avete scelto?" mi è capitato di dire (da idiota a mia volta) "i miei figli sono arrivati quando abbiamo deciso di averli"..
Ecco, questo libro ti fa rimettere i piedi per terra e ti fa pensare che... col cavolo che scegliamo noi quando avere figli!! Ma che cosa avevo in testa quando rispondevo il quel modo??? 

Poi la lettura va avanti ed ecco un altro spunto molto interessante:
"Genitori. In quanti li hanno? E in quanti li hanno amorevoli e protettivi come i miei? Punto a me.
Sorelle. Chi ha il dono della famiglia numerosa? Punto a me.
Marito. Chi ha ancora un marito? Sono tutti al secondo o terzo compagno di vita (che poi perché lo chiamano compagno di vita se ci fanno solo un tratto insieme?); punto a me.
Potrei andare avanti per tanto tempo. Poi, penso a chi ha queste cose più un figlio. Il mio gioco di psicologia non regge più. Vacillo. Ma: non sto nei panni degli altri. Che ne so quale sia il fattore x, il pezzo mancante per loro?[...]"
Ricordo bene quando ci siamo aperti alla vita con i nostri 3 figli, e per esempio Mattia (il terzo) è arrivato dopo circa 6 mesi... ogni volta che vedevo il test negativo ero il crisi, ecco.. leggendo il libro ho capito che tutto sommato la mia angoscia a confronto era qualcosa di banale, forse esagerata avendo già altri 2 figli, ma... c'è un ma... come dice Livia, sono convinta che non esista una donna più "fortunata" di un'altra, credo invece che ognuna abbia le proprie fatiche, che riesca ad averli subito, dopo pochi mesi, dopo anni, oppure non riesca ad averne.
E' umano pensare che una sia più fortunata perché ha ciò che vorremmo con tutto noi stesse anche noi, ma non sappiamo cosa manca a lei, come ci è arrivata, quanto ha sofferto o cosa le riserva il futuro.
Dio fa bene tutte le cose, anche quelle che per noi non hanno senso, prima o poi un senso lo avranno anche per noi.

C'è una cosa che tutte abbiamo in comune, ovvero la pressione esterna ed è una cosa che può anche devastare.
Non capirò mai il motivo per cui debba esserci questa pressione, cioè... cosa ci guadagna chi continua a fare domande, dire frasi di circostanza o cose simili?
"Volevo solo essere d'aiuto!, "volevo solo parlare della mia esperienza...", "volevo... volevo.. volevo.." poi però si dimenticano di pensare a "cosa è meglio per lei?", sarebbe meglio non continuare a chiedere, sarebbe meglio pensare veramente a cosa sia meglio dire o ancora meglio, NON dire mettendo prima il bene dell'altra piuttosto che il bisogno di dire per forza qualcosa.
Abbiamo il mezzo migliore in assoluto per queste cose... PREGARE.
Livia racconta benissimo tutte quelle frasi dette da chi ti sta accanto e che certe volte feriscono in modo cosi profondo che è difficile da spiegare (e lei ci riesce) oppure le frasi silenziose, quelle dette con gli sguardi.

Livia in questo libro insegna una cosa importantissima, ovvero che la fecondità in una coppia non è data per forza dalla presenza di figli ma va ben oltre, è qualcosa che parte dalle fondamenta, parte dal saper coltivare quell'amore che non pretende di avere un figlio perché è un suo diritto o lo vuole utilizzare come àncora di salvezza se la coppia è in crisi.
E' un amore profondo, puro, fatto di incontri e scontri ma che è indipendente dall'accoglienza di un figlio.
Grazie Livia per averci fatto rimettere i piedi ben saldi a terra, grazie per aver raccontato un vissuto della protagonista molto intenso, smorzato dall'ironia ma tanto profondo che meriterebbe una catechesi sulla fecondità della coppia partendo dallo spirito.

Beh, che dire... lettura super consigliata!
Buona lettura!

2 commenti:

  1. Perchè non hai figli Marta? Risposta di mia madre: "perchè si è sposata tardi". Avevo 39 anni e so bene che non è per quel motivo. Ma mia madre ha sempre risposto per me, quando mi trovo assieme a lei, avrei tanto volte voluto ribattere ma, alla fine era meglio se stavo zitta. Ora gli anni sono passati e non me lo chiedono più. I figli si possono avere a qualsiasi età, poi non essendo noi a scegliere...la sofferenza è tanta. La più grande soddisfazione lo ho avuta qualche anno fa ad una festa della mamma in cui ho telefonato a lei facendole gli auguri, sono rimasta sorpresa quando mi ha risposto "tanti auguri anche a te Marta, sei madre di tanti figli spirituali...quelli di catechismo all'epoca...". Ciao

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  2. Grazie di cuore per questo commento e per aver raccontato questa tua esperienza. un caro abbraccio.

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