mercoledì 9 ottobre 2024

L'arte della lamentela; quando la grazia scompare (a causa nostra).


                             


Viviamo in un'epoca in cui la lamentela sembra essere diventata una seconda lingua, una sorta di veleno invisibile della quotidianità. Non so voi ma sembra andare sempre peggio e ammetto di aver avuto più volte la tentazione di lasciare i social per non rovinarmi lo stato d'animo per ciò che leggevo. Ci lamentiamo del traffico, del tempo, del lavoro, se piove più oppure meno di quello che ci hanno detto, delle persone che ci circondano, persino delle piccole cose che in fondo non meritano tutta la nostra attenzione. Invece di focalizzarci su ciò che di buono accade intorno a noi, ci perdiamo in un vortice di negatività, che non solo avvelena il nostro spirito, ma finisce per influenzare (solitamente in male) anche chi ci sta vicino.
Quest'estate il tema principale era il caldo eccessivo e se un giorno le temperature erano meno calde allora si gridava al complotto e al fatto che il cambiamento climatico fosse un'invenzione...
In questi giorni la pioggia, le allerte meteo che vengono diramate proprio in queste ore. Qui hanno chiuso tutte le scuole superiori della provincia per precauzione, il flusso enorme di studenti che si spostano avrebbe creato non pochi problemi in caso di emergenze per cui hanno ritenuto opportuno prevenire. In mattinata la pioggia non era esagerata ed è iniziato il carosello di pseudo esperti che sindacavano la decisione "due gocce d'acqua e chiudono le scuole!" le lamentele più gettonate. Se invece ci fosse stato qualcosa di peggio? Probabilmente la lamentela si sarebbe spostata sul "dovevano chiudere le scuole per evitare questo disastro!".

Mi sono chiesta, perché ci lamentiamo? Spesso la lamentela è talmente immediata che diventa una risposta automatica, come se subentrasse nella mente un meccanismo di difesa per sfuggire alle difficoltà della vita quotidiana. Ci lamentiamo perché è più facile riversare all'esterno la nostra frustrazione piuttosto che affrontare ciò che non va. Tuttavia, questo atteggiamento è un modo per evitare il vero lavoro interiore che ogni individuo dovrebbe fare: la ricerca di soluzioni e l'accettazione delle situazioni che non possiamo cambiare.
Come dico sempre, se mi lamento cosa cambia? La situazione migliora? Beh, no. Ammenoché si va allo sportello delle lamentele (ah no, è il centro informazioni) di qualsivoglia centro commerciale. Se mi lamento del fatto che ho il cancro mi passa? Certo che no, allora perché mai dovrei farlo se non porta a qualcosa di buono?

La lamentela costante (occasionale ci potrebbe anche stare qualche rara volta, anche solo per un piccolo sfogo con chi conosciamo) ci allontana dalle cose buone che accadono intorno a noi. Quando siamo concentrati solo su ciò che va storto, perdiamo la capacità di riconoscere le piccole gioie quotidiane. Non ci accorgiamo dei gesti di gentilezza, dei momenti di serenità o dei doni inattesi della vita. Questo atteggiamento negativo eclissa la nostra gratitudine e blocca la nostra capacità di vedere ogni piccola grazia intorno a noi. Come possiamo aspirare a una vita più piena se siamo sempre concentrati su ciò che manca o su ciò che non funziona? Come possiamo vedere la grazia se pesa più un sassolino nella scarpa che una comoda poltrona?

Non solo la lamentela danneggia chi la pratica, ma finisce per influenzare negativamente anche chi ci sta vicino, spesso si sottovaluta l'impatto che può avere anche sui propri figli. Una lamentela continua crea un ambiente tossico, dove le conversazioni diventano pesanti e tutto si appesantisce. La nostra mente tende a vedere il mondo attraverso il filtro delle nostre parole, quindi, se continuiamo a lamentarci, alimentiamo un ciclo di pensieri negativi che può rapidamente diffondersi agli altri. Ci si ritrova responsabili non solo verso se stessi ma anche verso l'altro, soprattutto i bambini. Un po come il serpente che si è insinuato nella vita di Eva, ha fatto scattare in lei quasi una lamentela della situazione che è sfociata nella scelta peggiore.
Il primo passo per rompere questo circolo vizioso è la consapevolezza che può scaturire dal discernimento. Quando notiamo che ci stiamo lamentando, fermiamoci un attimo e chiediamoci:
È davvero così grave? Cosa posso fare per migliorare la situazione? Ne vale la pena?
Oppure, possiamo cambiare prospettiva, cercando almeno una cosa buona nella situazione che ci sta frustrando. Questo piccolo sforzo di gratitudine aiuta a riequilibrare la nostra visione della realtà. Uno degli antidoti più potenti alla lamentela è proprio la gratitudine. Quando siamo grati per ciò che abbiamo, la lamentela perde di significato. Possiamo allenarci a coltivare la gratitudine tenendo un diario dove annotiamo ogni giorno almeno tre cose per cui siamo grati. Questo semplice esercizio può aiutarci a spostare il focus dalle carenze e dalle difficoltà alle benedizioni e alle opportunità che incontriamo. Non a caso ogni domenica su instagram propongo il box della gratitudine dove scrivere almeno una cosa buona che ha lasciato il segno durante la settimana oppure nell'agenda, alla fine di ogni mese trovate lo spazio per ringraziare.
Un altro esercizio utile è cercare di focalizzarsi su ciò che possiamo controllare. Spesso le lamentele riguardano cose che non possiamo cambiare (come il meteo o il comportamento degli altri), ma spendere energie su queste cose oltre ad essere inutile è anche frustrante. Dobbiamo accettare ciò che non possiamo modificare chiedendo anche aiuto alla preghiera e concentrare la nostra attenzione su ciò che è nelle nostre mani.

La lamentela ci impedisce di vivere pienamente il momento presente e di vedere le cose buone che accadono intorno a noi. Liberarsi da questo atteggiamento richiede impegno e consapevolezza, ma i benefici sono enormi: ci sentiremo più leggeri, più felici e più capaci di affrontare le sfide quotidiane con uno spirito positivo. Sostituire la lamentela con la gratitudine ci permetterà di vedere il mondo con occhi nuovi, e chi ci sta accanto sarà ispirato dalla nostra energia positiva. 
Ci permetterà di poter sperimentare anche la lode..
Trasformare la lamentela in lode richiede di passare dalla frustrazione alla fiducia in Dio. Quando ci lamentiamo, spesso stiamo implicitamente dicendo che le cose non vanno come vorremmo o che siamo insoddisfatti di ciò che ci viene dato. Questo atteggiamento ci chiude al bene che Dio sta operando nella nostra vita. Invece, trasformare la lamentela in preghiera significa riconoscere che, anche nelle difficoltà, Dio ha un piano e che possiamo fidarci di Lui.
Mi potreste dire... "beh, ma anche nella Bibbia ci sono lamentele..." , avete ragione... ma c'è anche un cambio di atteggiamento come possiamo vedere nei salmi. Il salmista spesso inizia con una lamentela, ma conclude lodando Dio.
Il Salmo 13, ad esempio, inizia con un grido di dolore: “Fino a quando, Signore? Mi dimenticherai per sempre?” ma termina con una professione di fiducia: “Io confido nel tuo amore fedele”
Per noi può essere un grande esempio e un modello base che ci insegna che, anche nei momenti di dubbio o dolore, possiamo sempre concludere con la lode, confidando nella fedeltà di Dio.

Quando scegliamo di lodare Dio invece di lamentarci, stiamo attivamente riconoscendo il bene che ci circonda e che Dio ha già fatto nella nostra vita. Questo non significa ignorare le difficoltà, ma piuttosto cambiarne la prospettiva, soprattutto se sono cose di poco conto. Come scrisse San Paolo nella Lettera ai Filippesi (4,6-7): “Non angustiatevi per nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, con ringraziamento.”. Questa esortazione ci invita a trasformare ogni situazione in preghiera e ringraziamento.

In tutto questo e per concludere, ecco cosa possiamo fare in modo pratico:
  • Diario della gratitudine: Ogni giorno, scrivi almeno tre cose per cui sei grato, anche se sembrano piccole. Questo ti aiuterà a focalizzarti su ciò che funziona, piuttosto che su ciò che non va. (ti concedo di iniziare con una al giorno)
  • Preghiera di ringraziamento: Quando senti la tentazione di lamentarti, fermati e ringrazia Dio per almeno una cosa buona che hai. Può essere una preghiera semplice come: “Grazie, Signore, perché oggi ho respirato, ho camminato, e sono vivo.”
  • Rileggere le promesse di Dio: Tieni a mente le promesse di Dio nella Scrittura. Passaggi come Isaia 41,10 (“Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio”) ci ricordano che Dio non ci abbandona mai. Sappiamo inoltre che "non temere" è molto presente nella scrittura.
Buona lode e buona gratitudine.
Cristina




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