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giovedì 3 dicembre 2020

L'attesa; in cammino attraverso il Fìat di Maria.



"Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la vita che a Lui conduce. Una duplice via: quella dell'esempio e dell'intercessione." (Lumen Gentium 58, Paolo VI).

Secondo Don Ezio Bolis, che proprio ieri ha tenuto una splendida catechesi in parrocchia, senza nulla togliere a Maggio, dicembre è il mese mariano per eccellenza, poiché si cammina con Maria fino al girono in cui dà alla luce Gesù.

Abbiamo appena iniziato questo cammino fatto di attesa che ci porterà al giorno in cui ricordiamo la nascita di Gesù, un avvenimento fuori dal comune perché colui che sta per venire al mondo non è un bambino qualsiasi ma il Figlio di Dio.
Questa è l'occasione perfetta per camminare con Lei.

Quante volte in occasione dell'avvento ho cercato percorsi particolari da poter fare ogni giorno per vivere a pieno questo cammino, magari qualcosa di molto impegnativo per poi ritrovarmi ad aver assimilato poco o nulla nonostante la costanza.
Cercavo chissà cosa per poi rendermi conto con il tempo che la catechesi migliore la potevo trovare nella contemplazione di Maria, dal suo "sì" in poi, Fiat, "si compia in me secondo la tua parola".

Lei che è stata la discepola per eccellenza di Gesù, Lei che ci prende per mano per portarci da Lui, Lei che, come dice Paolo VI nel "Marialis cultus", è la Vergine in ascolto, in preghiera e offerente.
Chi, se non Lei può guidarci in questo percorso di attesa?!

Sono estremamente legata alla figura di Maria, è stata Lei (insieme a Giovanni Paolo II) ad avermi ri-portata tra le braccia di Gesù ed è stato proprio attraverso la maternità.
Per questo mi sono soffermata a riflettere sulla condizione di Maria, provando a pensare a ciò che poteva aver provato durante la sua attesa, nelle ultime settimane di gravidanza e soprattutto nel momento in cui si è resa conto che stava per donare la vita a Gesù.

Ripenso alla gioia quando ho saputo di essere in attesa e penso a Maria, a come Lei ha vissuto quell'annuncio, cosi diverso, speciale e fuori dal normale.
Spesso noi, benché la gravidanza possa essere tanto sperata, ci ritroviamo smarrite, non sappiamo cosa fare, ci facciamo anche prendere dall'ansia (colpa degli ormoni XD ).
Chissà cosa ha pensato Maria dentro di sé quando ha detto il suo "SI" all'Angelo dell'annuncio, probabilmente al suo posto non avrei proferito parola, anzi, sarei scappata... Lei invece no, Lei sta lì, ascolta e pronuncia il suo Fìat, non un semplice "sì", un "SI" convinto, di gioia o almeno cosi l'ho immaginato ascoltando la catechesi ieri.

Noi ci facciamo tanti problemi per trovare il modo di dare la notizia a nostro marito, magari con una sorpresa, un biglietto, una telefonata, qualsiasi cosa pur di rendere speciale quel momento..
Chissà Maria cosa ha provato quando si è resa conto di dover dare a Giuseppe questa notizia, quasi surreale, difficilissima da spiegare e che per lei avrebbe avuto delle conseguenze non da poco se pensiamo alla Legge di quei tempi.
Si ok, la sua situazione era molto diversa dalla nostra, noi non riceviamo visite di angeli etc, però immagino Maria felice nel dare la notizia a Giuseppe, non sarà stato facile ma si è fidata e fidandosi di Dio sapeva che Giuseppe avrebbe capito, Dio non l'avrebbe lasciata sola.
Ha avuto quella fiducia che spesso a noi manca nel quotidiano, nei momenti di sconforto o di paura, quando in realtà dovremmo avere ancora più fiducia in Lui.

"Provavo a ricordare, ma mi veniva solo un'allegria, una festa per quella nicchia in corpo che mi faceva madre senza aiuto di uomo" 

Poi arriva il momento, le ultime settimane di gravidanza, gli ultimi giorni... le ultime ore... il momento del parto.. ed è allora che si palesano tutte le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre ansie.
Ci sentiamo smarrite, addirittura incapaci (nonostante magari non è il primo figlio).. dimenticandoci quanto in quei momenti possiamo essere immensamente forti, capaci, meravigliose (tra un urlo e l'altro oltre alle minacce al marito ma questa è un'altra cosa).
Chissà Maria come si sarà sentita nel momento in cui si è resa conto che il momento era arrivato.
Nessuno l'ha accolta, nessuno le ha dato un riparo, nessuno l'ha aiutata, erano solo lei e Giuseppe.
Lei, Giuseppe e Dio...
Noi questo spesso lo dimentichiamo... durante la nostra vita, nelle difficoltà, nelle gioie... non siamo mai soli.
Durante la gravidanza, in sala parto non siamo sole, (in alcuni casi c'è nostro marito), ma abbiamo con noi il Signore, c'è Maria... e non è poco!

"La gravidanza è stata un tempo di perfezione all'ombra, la durata di un'asciugatura. Eccomi pronta, argilla con un'anima di ferro: le pietre che volevano scagliarmi si sono frantumate." 

Quando ero in attesa di Mattia, circa un mese prima mi è stato regalato da un'amica un libro dal titolo particolare, "In nome della Madre" di Erri De Luca (narratore non credente affascinato dalla Bibbia e da Gesù), un libro semplice ma intenso che racconta di Maria, di ciò che ha vissuto e provato dall'annuncio fino alla nascita di Gesù.

Questo libro, come specificato nella premessa che si trova nelle prime pagine, non è storia, "Le notizie di Maria provengono dalle pagine di Luca e Matteo. Qui si ingigantisce un dettaglio da loro accennato".
La lettura riporta fatti scritti in chiave personale, immaginati ampliando ciò che di Maria si conosce, sono descritte anche le doglie, che probabilmente Maria non ha avuto etc;
[il parto indolore non è un dogma di fede ma un tema interessante e troverete una parentesi a fine articolo.].
L'ho trovata una lettura piacevole, interessante e che non mette in alcun modo in dubbio la fede e ciò che la riguarda.

Camminiamo con Maria, seguiamola in questi giorni di attesa, lasciamoci guidare dalla Parola e dalle sue azioni perché questa è la strada più genuina per arrivare a Gesù ed essere pronte ad accoglierlo il giorno di Natale.
Pensiamo al suo cammino, a ciò che ha provato, riportiamolo nella nostra vita, nel quotidiano e avviciniamoci a Lei come ad la Madre, la guida, l'esempio, l'intercessione.
Il tutto mentre svolgiamo semplici azioni quotidiane, mentre sistemiamo casa, lavoriamo, ci prendiamo cura degli altri, preghiamo, ci fermiamo un attimo nel silenzio.
Lei si prendeva cura, sistemava casa, riordinava, pregava... non è cosi distante da noi.

Mentre sfogliavo il libro per scrivere questo articolo ho trovato un foglietto con una preghiera speciale che vi riporto qui di seguito, per tutte le donne in attesa e vicine al parto.

Preghiera della gestante. (di Madre Provvidenza)

O Vergine Madre, abbi pietà dei miei dolori.
Sto aspettando un figlio. A Te mi rivolgo.
Voglio essere Madre.

Il parto mi fa paura, ma se credo nella Tua protezione, 
sento che tutto supererò.

Già sogno nelle mie braccia la mia creatura: 
bella, sorridente, che succhia il latte del mio seno. 
Il mio cuore pieno d'amore dovrà alimentarla, giorno per giorno, 
fino a quando mi chiamerà mamma, ed insieme, mano nella mano, cammineremo.

Madonna Santa, dolce Madre mia,
Immacolata Maria, accarezza il mio ventre
perché questa creatura possa nascere bella e sana.

Fin d'ora Ti offro i miei patimenti di quell'ora,
perché un'altra mamma possa partorire con serenità,
e nessuna abbia il coraggio di uccidere suo figlio.

Insegnami Tu poi ad educarlo, a farlo crescere buono,
obbediente. Fin d'ora lo consacro a Te,
perché se io dovessi mancare al suo amore, mi sostituisca Tu, 
SS.ma Madre.
Amen


Questo pezzo lo trovo meraviglioso:
"Fin d'ora Ti offro i miei patimenti di quell'ora,
perché un'altra mamma possa partorire con serenità,
e nessuna abbia il coraggio di uccidere suo figlio."

Offrire i nostri patimenti, la nostra sofferenza, le nostre paure per un'altra mamma, per l'aborto, per chi desidera diventare madre o per chi ha una gravidanza difficile.

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Ecco la parentesi riguardo le doglie di Maria, specifica molto interessante tratta da "Innamorati di Maria":
"Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto. Secondo i santi Padri, Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina. Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia."

Un abbraccio e buon cammino!

martedì 28 aprile 2020

Nella gioia e nel dolore, affidarsi e affidarli è il più bel gesto d'amore.




Ogni tanto mi capita di perdermi a fissare i bambini mentre stanno giocando tranquilli, mentre chiacchierano tra di loro, oppure quando durante il pranzo o la cena si accordano per i giochi che faranno di lì a poco...
In quei momenti mi sento la persona più fortunata sulla faccia della terra e darei qualsiasi cosa per fermare il tempo...
Allo stesso tempo quando litigano per ogni cavolata, borbottano ai vari "no" e cambiano stanza stizziti, li strozzerei (un po alla Homer Simpson con Bart, nulla di cattivo...) poi mi limito alla mia solita frase "mi dispiace per voi ma so cosa state borbottando!! L'ho fatto prima di voi, non mi fregate!".
Nei momenti in cui non sono la mamma rompi scatole, subentra anche il mio lato più protettivo, quello che mi fa più male perchè so che la mia protezione non potrà mai fare in modo che nella loro vita non ci sia sofferenza.
Li guardo e penso che farei di tutto per far si che non debbano mai soffrire, sia per salute che per le amicizie o l'amore perchè se ripenso a me, non vorrei mai che possano vivere anche solo la metà di ciò che ho sofferto alla loro età e anche più grande.
Credo che questo pensiero possa essere comune a tutti i genitori o per lo meno alla maggior parte, chi non lo pensa probabilmente ha molto più buonsenso e molta più ragione di me perchè si evita un sacco di paranoie e gastriti inutili.

La sofferenza non si può impedire, soprattutto credo fermamente che possa essere una grossa fonte di ricchezza ma parliamoci chiaro.. se si potesse evitare, nessuno di certo andrebbe a cercarla, tanto meno io.
Essere felici cosi come soffrire significa essere vivi...
Per carità, non sono sadica, cerco solo di essere un po obiettiva e concreta, anche se vale solo per me, perchè per quanto riguarda i bambini (inteso come figli), diventa un pensiero estremamente difficile da accettare.
Capiamoci, sono riuscita anche a sostituire il criceto quando potevo per evitare della sofferenza a loro.. poi la seconda volta non ci sono riuscita perchè era domenica e i negozi di animali erano chiusi.

Gabriele è il più sensibile dei tre, quello che è rimasto attaccato alla vita fin da quando era ancora nella mia pancia, quello che ha avuto fretta di nascere, quello che può essere considerato un piccolo guerriero (e un miracolo), è il più fragile di tutti.
Quanto fa male! Anche se a volte vorrei bucargli quel pallone da calcio che ha sempre tra i piedi.
Oggi ricorre l'anniversario della morte di Alfie, ricordo quanto ha sofferto Gabri per lui.. non volevo digli che era morto ma lo ha sentito alla radio mentre eravamo in auto e da allora ha passato giorni in cui era inconsolabile, nel momento della messa a letto pensava a lui e piangeva.... anche ora ha la sua foto sulla mensola accanto al letto.
Giorgia è quella che mi somiglia di più e la cosa non mi piace... quella che fa sempre la dura, piange poco, non fa vedere che soffre, quella che chiede se è normale che non le venga da piangere per certi avvenimenti per cui Gabri invece scoppia... lei ha bisogno di me più degli altri, peccato che ora non sono ancora in grado di esserle accanto nel modo giusto.
Mattia, è un mix tra i due fratelli, sensibile e testone, scoppia a piangere se suo fratello si fa male (o perchè lui gli ha fatto male) poi cerca di fare il giullare per farlo ridere... ha solo 3 anni e mezzo, ma è già cosi consapevole delle emozioni anche se fatica a gestirle.
Cosa può fare un genitore se vuole proteggerli ma sa di non poterlo fare sempre e comunque?
Cosa posso fare se e quando un giorno non ci sarò più? (quante volte chiedo egoisticamente la grazia di poterli vedere crescere per esserci nella loro gioia e sofferenza).
Io ho fatto l'unica cosa in mio potere da quando sono piccoli, li ho affidati alla Madonna con una consacrazione dedicata ai bambini.
Della serie "Mamma, pensaci tu perchè da sola non posso fare nulla..".
L'anniversario della consacrazione di Mattia sarà domani, il 29 aprile (gli altri due il 4 giugno) con questa preghiera:

"Eccomi mamma".
Ti voglio bene
e oggi consacro a te la mia vita.
Guidami tu ogni giorno, 
e, col tuo Gesù,
a te e alla mia famiglia
pensaci tu.
Grazie.

Questo è l'unico gesto concreto per saperli protetti indipendentemente da tutto, da tutti, dalla lontananza e dalle loro scelte di vita perchè nulla si può controllare, noi arriviamo fino ad un certo punto ma non possiamo e non dobbiamo evitare che vivano tutte le emozioni.
Loro sono la mia gioia e la mia sofferenza...
La gioia senza la sofferenza che senso avrebbe?
Può sembrare un discorso folle ma ragionandoci è inevitabile unire le due cose, se fossimo sempre felici, sereni e tranquilli ci stancheremmo di ogni cosa, non sapremmo apprezzare le vere gioie della vita dando tutto per scontato.
Sarà che sono la regina delle paranoie per cui riesco sempre a trovare qualche preoccupazione per cui la gioia poi è più che apprezzata... scherzi a parte, sono migliorata molto da quando mi affido di più.
Una cosa che invece non ho cambiato da quando sono piccola è il non mostrare la sofferenza, lo so io, sto male io e mi basta cosi.
Se ripenso ad ogni cosa che nella mia vita mi ha fatto del male, riesco a trovare il buono e il positivo, ok, non subito, magari ci sono voluti anni e anni, ma il positivo c'è, il buono c'è... la sofferenza non è mai fine a se stessa, non può esserlo (eccetto se si è tendenti al sadismo ma è un altro discorso).
Il Signore ci ha sempre insegnato questo, come cristiani sappiamo che qualsiasi cosa ha dietro qualcosa di più grande, un fine maggiore.
In questo tempo è difficile trovare un senso alla sofferenza, ma ci arriveremo con il tempo, quando morì mia nonna la sofferenza fu enorme, non potrei descriverla o quantificarla e da allora in me è aumentato il mio istinto di protezione nei confronti dei miei figli, la paura che possano soffrire per la perdita di qualcuno a cui vogliono bene..
Non la sto gestendo benissimo ma posso sempre migliorare, alla fine sono pur sempre una mamma rompi scatole per cui in qualche modo colpevole delle loro sofferenze quando nego videogiochi, uscite, dolci, schifezze...
Quando cresceranno sarò ancora peggio, perchè i "no" saranno ancora più mirati e per loro dolorosi e quando saranno grandi so che capiranno che tutto ciò che hanno "sofferto" era per il loro bene.
Eh già.. come dicevo, la sofferenza non è fine a se stessa e ringrazio ogni giorno il Signore per avermelo fatto capire in tanti modi... alcuni li avrei evitati volentieri eh... ma è innegabile che Lui ci aiuta a trasformarli in bene tenendoci per mano.

Un abbraccio