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mercoledì 31 gennaio 2018

Spiritualità dal Basso (ultima Parte)

Buon pomeriggio,
eccoci qui con l'ultima parte del libro del gruppo di lettura condivisa.
Il prossimo verrà gestito diversamente ovvero, un live nel gruppo e un solo post qui con tutte le riflessioni scaturite del gruppo principale.
I n questa occasione, nonostante le pagine siano molte, le riflessioni sono piuttosto sintetiche poichè alla fine nel libro vengono ripetute sempre le stesse cose già dette in precedenza, c'è si l'aggiunta di citazioni ed esempi ma andrebbe letto tutto per cui fare delle riflessioni porterebbe a citare intere pagine.
Per cui iniziamo subito.

In queste pagine viene spiegato come la SB (spiritualità dal basso) sia fondamentale per un percorso di crescita e di cambiamento interiore, è il mezzo che ci porta a capire e cercare Dio nelle nostre passioni, nella malattia, nelle ferite e quando ci sentiamo impotenti.
Nel momento in cui accetto e cerco di comprendere un atteggiamento sbagliato, allora sono sulla strada giusta; nel momento in cui condanno un atteggiamento senza chiedermi il perchè provi quel sentimento sbagliato o mi comporti in un certo modo allora non potrò mai pensare di avere un rapporto sincero con Dio.
Le cose sbagliate non vanno sradicate senza comprenderle altrimenti ricresceranno dopo poco tempo, oltre a mentire a noi stessi.

La SB ha 3 vie:
- Dialogo con i pensieri e sentimenti
- calarsi in profondità nelle emozioni e passioni
- capitolazione davanti a Dio.
Per cui gli istinti non vanno dominati ma trasformati e per farlo vanno compresi.

Un esempio è la malattia... nessuno vorrebbe ammalarsi, tutti vorremmo la piena salute per poter fare sempre qualcosa, essere sempre operativi etc...
Ma la malattia è anche un segnale, il nostro corpo in qualche modo deve mandarci dei segnali per farci capire che stiamo esagerando, abbiamo bisogno di una pausa,... dovremmo ringraziare il nostro corpo perchè tutto sommato ci aiuta, ci obbliga magari a stare a letto per riposare quando magari senza quel mal di testa o quel dolore non ci saremmo mai fermati magari ignorando cose più importanti.
C'è un esempio di malattia che mi riguarda, "L'allergia mi potrebbe costringere a vivere in modo disciplinato, a vivere io stesso anzichè essere vissuto" ed è verissimo... ci sono passata a ci sto passando con problemi di salute piuttosto importanti ma grazie a questi problemi ho rivisto la mia vita, l'ho rivalutata, la sto impostando in modo molto diverso.. ho persino imparato a chiedere aiuto, cosa impensabile per me nonostante 3 figli...
La spiritualità dal basso ci porta a riflettere su ciò che viviamo; la spiritualità dall'alto invece  ci farebbe pensare che se fossimo vissuti in modo giusto, non sarebbe accaduto...  errore enorme questo pensiero.

Altro tema riguarda le ferite e i traumi subiti, ogni persona affronta in modo diverso le ferite ma lasciano a chiunque un segno che venga o meno sotterrato e chiuso a chiave è un discorso diverso.
La cosa uguale per tutti riguarda il portarne i segni in atteggiamenti, e magari anche problemi fisici e di salute che sono dopo aver analizzato il problema si scopre che risalgono a quel trauma o ferita.
In un altro post avevo parlato proprio di alcune ferite piuttosto grosse vissute e lo trovare QUI.

La cosa che mi è piaciuta molto di quest'ultima parte riguarda la spiritualità dal basso nelle comunità, in cui spiega come una guida spirituale sia importantissima e come ogni sacerdote deve dirigere le anime servendo i diversi caratteri.
"La guarigione avviene grazie alla dedizione svolta da chi si prende cura, si abbassa e si adatta all'ammalato"
La trovo una frase splendida che andrebbe utilizzata come stile di vita con chiunque incontriamo.
La SB è un cammino di umiltà (come atteggiamento religioso) come espressione dell'esperienza di Dio e della nostra realtà, un cammino di trasformazione che avviene quando ci riconciliamo con ciò che siamo.

Concludo con un'altra frase splendida:
"L'umile non disprezza il fratello o la sorella, ma vede in loro Cristo"; va rispettato il mistero dell'altro, non possiamo pretendere che ogni persona si comporti come vogliamo noi ma dobbiamo capire l'altro, avere l'umiltà di dire "ok, non è come vorrei ma è pur sempre un fratello o una sorella in Cristo e questo è un dono".

Vi riporto un commento a vangelo di ieri scritto da Luigi Maria Epicoco Ft

C’è una donna che da dodici anni soffre di una malattia inguaribile. E poi c’è una bambina di dodici anni che a causa di una malattia muore. Il tempo della vita di questa bambina è proporzionale al dolore che quella donna ha passato nel tentativo vano di guarire. C’è un papà disperato, Giairo, che si butta ai piedi di Gesù: “«La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui”. Poi c’è la fede di questa donna: “«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male”. Ma il miracolo non è guarire, il vero miracolo è incontrare Cristo attraverso quella malattia: “Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». (…) Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male»”. La lezione è immensa: ciò che conta è non sprecare quella sofferenza, perché potrebbe diventare il motivo per cui si incontra il senso stesso della vita, che per un credente ha un nome e un cognome: Gesù Cristo. Quei dodici anni non sono stati inutili, ma in una maniera misteriosa hanno condotto questa donna a trovare il volto del senso della vita stessa. Questo insegnamento però ha un alto prezzo: la figlia di Giairo muore senza che Gesù sia riuscito ad arrivare in tempo: “«Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!»”. Giairo si fida, Gesù le ridà la figlia viva, e così è chiara anche la seconda lezione: credere è saper disobbedire all’evidenza della morte. Chi ci manca non lo abbiamo perduto per sempre, a patto però che nel frattempo (di questa vita) ci fidiamo di Gesù che fa quel tratto di strada mancante con noi. #dalvangelodioggi

Grazie a tutte perchè ho avuto l'opportunità di riflettere ancora di più su questo libro.
A presto
Cristina

sabato 2 dicembre 2017

Spiritualità dal Basso (quinta parte)



Buon pomeriggio,
ecco come promesso la nuova parte del libro Spiritualità dal Basso.
In questa parte tratteremo da pag. 34 a pag.60, sono parecchie ma da 46 a 60 praticamente non dirò nulla se non qualche piccolo accenno poichè vanno semplicemente lette.

La Spiritualità dal basso è descritta in modo perfetto nella Regola di San Benedetto da Norcia, precisamente nel capitolo 7, dedicato all'umiltà.
(7 significa trasformazione dell'uomo a opera di Dio, inoltre sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo).
Attraverso l'umiltà scendiamo nella nostra "terrenità", ci rendiamo conto che non siamo solo Spirito ma anche il corpo è importante e deve essere in simbiosi con tutto i resto.
Basilio aveva come motto "Umiltà ---> conosci te stesso"
Attraverso questo stato si ha la convinzione della propria incapacità di diventare pio e Santo sa soli, inoltre è uno stato che non si acquisisce ma è un percorso di crescita con Dio.

Può sembrare assurdo ma la via , il fine, dell'umiltà non è l'umiliazione bensì l'Innalzamento!
Ricordiamoci di Gesù,lui è asceso  al cielo,  ma prima è dovuto scendere negli abissi della realtà umana.

14 Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». (Lc 18,14)
Se pensiamo invece al Fariseo, lui è la classica persona che pensa di poter fare tutto da solo per cui non ha capito nulla di Dio.
Il pubblicano si affida completamente a Dio perchè sa che da solo non può farcela.

Benedetto da Norcia paragona il percorso/itinerario dei 12 gradini (che si trovano nel 7°capitolo della Regola) alla scala di Giacobbe, la scala è vista come immagine di contemplazione.I Padri della Chiesa ritenevano che essa fosse immagine della Provvidenza divina, mentre altri vedevano in essa una prefigurazione dell'Incarnazione di Cristo. Ponte gettato tra cielo e terra, la scala ispirò generazioni di mistici e di sognatori, i quali videro in essa una via per raggiungere altri mondi, altri universi, altre dimensioni. 
12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 13 Ecco il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. 15 Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto». 
Sant'Agostino chiama Gesù "Scala Nostra"! Per cui la scala è un elemento ricorrente nella spiritualità.

Ora vediamo i 12 gradini come sono suddivisi; anche in questo caso il numero 12 non è casuale, ma riporta alle 12 tribù di Israele e ai 12 Apostoli.
GRADINI: 1-4 Volontà
                   5-8 pensieri e sentimenti
                   9- 12 corpo
I 12 gradini sono la totalità dell'Uomo che va presentata a Dio affinchè venga trasformata.
Nello specifico rappresentano:
1° Gradino: Relazione con Dio.
2° Gradino: Trasformazione della volontà (a cui si è attaccati in modo ostinato, va smantellata)
3° Gradino: Ascolto e obbedianza
4° Gradino: Trasformazione della volontà (mira alla purificazione)
5° Gradino: Trasformazione dei sentimenti (attraverso un colloquio con un Padre spirituale poichè si deve essere guidati in modo da non reprimerli ma affrontarli).
6° e 8° Gradino:Confronto con la verità interiore
7° Gradino: Riconciliarsi con il fallimento
9° e 10° Gradino: Trasformazione del Corpo (riferito al nostro parlare)
11° Gradino: Ridere di liberazione e letizia!
12° Gradino: Fare attenzione alla presenza di Dio; si manifesta in atteggiamenti, gesti etc... La presenza di Dio vuole esprimersi fin dentro il mio corpo.

La spiritualità di Benedetto inizia dal basso della realtà umana!
Come mi ha detto proprio ieri il mio padre spirituale, dobbiamo capire i nostri atteggiamenti, poi vanno modificati ma prima cosa non dobbiamo criticare gli altri poichè prima dobbiamo cambiare noi stessi.
Non possiamo pretendere che gli alti siano ciò che noi vogliamo per cui reputo saggio adattarsi all'interlocutore (trovare il modo di parlarci al meglio) e a chi ci troviamo di fronte, solo cosi potremo vivere cristianamente anche con gli altri e coloro che seguono altre strade.

Benedetto inoltre ci dice che l'amore perfetto è suddiviso in tre parti:
- AMOR CHRISTI : relazione con Lui
- CONSUETUDO IPSA BONA (buona abitudine):  osservanza dei precetti dall'interno
- DILECTATIO VIRTUTUM (gioia del praticare la virtù): Il piacere della propria forza donataci da Dio attraverso lo Spirito Santo.

Ho cercato di essere piuttosto sintetica dato che tutto sommato poi rischierei di ripetere le stesse riflessioni maturate nelle pagine precedenti.
In  molti punti il libro è particolarmente ripetitivo motivo per cui ho preferito evitare riflessioni riguardo le pagine successive.
Pag.46-54 tratta della spiritualità dal basso nella psiclogia, nell'idea che  il vergognarsi dei proprio difetti ed imperfezioni porti l'uomo a chiudersi anche verso gli altri.
Pag 54-60 tratta la spiritualità dal basso nelle fiabe. Fiabe che oltretutto nemmeno conoscevo per cui è una parte che va  letta per avere altri esempi di situazioni in cui si vive una SA invece di una SB.
Le fiabe citate sono:
- Le tre lingue
- La signora Holle
- La chiave d'oro.

Il prossimo passo sarà leggere da pag. 61 a pag. 103; è parecchio ma avrete tempo fino al 2 gennaio!!
Preferisco fare un blocco unico in modo che riusciamo a finirlo in poco tempo dato che ci sono altri progetti per il nuovo anno.
La pausa avvento ci stà cosi non ci sono troppi impegni.
Buon avvento, buona lettura e un caro Abbraccio.
Cristina.

mercoledì 15 novembre 2017

Spiritualità dal basso (quarta parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con la quarta parte delle riflessioni riguardo il libro "Spiritualità dal Basso", questa sarà breve, mentre le successive saranno più ampie altrimenti non lo finiamo più.

"Le Tradizioni del monachesimo".

In questa parte si parla della vita monastica e dell'incontro con Dio; il percorso dei monaci può valere anche per noi poichè il percorso è lo stesso, ovvero scendere nella propria realtà per poter arrivare a Dio.
Scendere nella propria realtà non significa solo capire i propri limiti e le proprie debolezze, ma anche essere consapevoli delle proprie passioni e i propri pensieri.
Se siamo consapevoli dei nostri peccati e non li giustifichiamo, ma cerchiamo di capire il nostro errore e vogliamo migliorarci in modo concreto, allora chiedendo aiuto a Dio la strada verso di lui è si tortuosa ma leggera.

C'è un passaggio del libro che trovo particolarmente complicato poichè se si interpreta nel modo sbagliato si rischia di sbagliare completamente il percorso.
Il passaggio è:
"Gli orgogliosi soffrono costantemente a causa dei demoni. Signore - gli dico io - giacchè tu sei misericordioso, fammi sapere cosa devo fare affinchè la mia anima diventi umile! E il Signore rispose alla mia anima: Tieni la tia coscienza nell'inferno e non dubitare." (Lafrance, 53s)

Perchè mai dovrei tenere la mia anima all'inferno se la mia vita di cristiana dice l'opposto?
Sappiamo tutti che l'inferno equivale alla separazione da Dio, allora perchè mai dovrei restarci? il mio scopo è decisamente diverso!
Ecco, in realtà questo passaggio ci dice una cosa meravigliosa.. ovvero che quando finiamo negli abissi, quando tocchiamo il fondo, non dobbiamo scappare per voler tornare il superficie il prima possibile, ma dobbiamo restare in quell'abisso per capirlo, per comprendere noi stessi e per renderci conto che solo Dio può risollevarci.
Il fuggire dall'abisso può essere la cosa migliore ma in realtà è un grosso errore perchè scappare non ci rende consapevoli delle nostre fragilità e dei nostri limiti, ma cosa più importane, non ci fa affidare a Dio....

Un passaggio bellissimo per comprendere la spiritualità dal basso riguarda una citazione di un abate, Antonio:
"Se vedi che un giovane monaco con la sua volontà vola verso il cielo, afferralo per i piedi e tiralo giù, poichè non ne ricaverebbe alcun vantaggio" (Smolitsch, 32)
Questo è soprattutto un errore dei giovani, come abbiamo detto anche nelle parti precedenti parlando degli Ideali.
Se non conosciamo noi stessi, non possiamo pensare di conoscere Dio.
Per quanto nel nostro immaginario collettivo pensiamo che sia una scala verso l'alto che ci porterà a Dio, in realtà dobbiamo prendere una scala che scende.

"[...] tutto ciò che Dio permette che accada, non c'è niente di inadatto; al contrario, tutto è sensato e conforme al fine.[...]" (doroteo)

Mettiamoci in riflessione:
prendiamo i nostri peccati, possiamo anche scriverli su di un foglio per avere un quadro più concreto, poi vediamo di capirli magari appuntando riflessioni di giorno in giorno.
Non è un lavoro semplice, ci vorrà tantissimo tempo ma credo possa essere estremamente utile per poter essere coscienti di ciò che c'è realmente dentro di noi.
Dopo questo lavoro ci si confessa, vi posso assicurare che la confessione verrà vissuta in modo molto diverso sia il durante che il dopo.
E' un modo per vivere la preparazione al sacramento in modo più profondo e per arrivare all'incontro con Dio che può avvenire in confessionale.
Poi mi direte se avete notato qualcosa di diverso...

A presto con la prossima parte.
Un caro abbraccio
Cristina

giovedì 9 novembre 2017

Spiritualità dal basso (3° parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con il terzo incontro del book club, cosi finalmente anche nel blog ora ci sono i primi tre incontri; la prossima settimana continueremo a cadenza ben precisa.
Il secondo incontro  lo trovate QUI.

2° Capitolo, da pag. 17 a pag 28. "Esempi Biblici"

Nella Bibbia troviamo esempi perfetti di persone che hanno sperimentato la spiritualità dal basso, hanno commesso gravi colpe e hanno gridato a Dio dal profondo.
Nell'Antico testamento tra i tanti troviamo 3 personaggi importanti:

- Abramo, che in Egitto rinnega sua moglie (per un suo vantaggio), deve poi intervenire Dio per liberare Abramo dalle conseguenze della sua bugia. (Gen 12, 10-20)

- Mosè, era un omicida; in un eccesso di rabbia aveva ucciso un egiziano.
Si dovrà confrontare con la propria inutilità (con l'immagine del roveto ardente), per essere assunto da Dio proprio da fallito.

- Davide, va con Bersabea, la moglie di Uria. Lei resta incinta e lui ordina di mandare in guerra il marito in modo che resti ucciso.

Le figure chiave dell'Antico Testamento prima hanno attraversato l'abisso, hanno  scoperto la loro impotenza, per porre la speranza in Dio lasciandosi trasformare diventando figure-guida della fede e dell'obbedienza.

Nel Nuovo Testamento Gesù sceglie Simon Pietro come base della sua comunità, colui che lo ha rinnegato e tradito.
Gesù non aveva scelto apostoli pii e affidabili, ma peccatori e difettosi su cui ha fondato la Chiesa perchè erano testimoni adatti della Misericordia di Dio.

Pietro, è diventato roccia per gli altri, ma in realtà la roccia non è lui ma la fede.

Paolo, da buon fariseo era un rappresentante della Spiritualità dall'alto, quando cadde da cavallo, proprio li, a terra, sperimenta la sua impotenza.
Quell'impotenza della spiritualità dal basso, ovvero essere in balia della propria realtà di miseria; in quel momento sperimenta che Cristo agisce in lui trasformandolo.
La sua vicenda fa capire che non possiamo raggiungere Dio attraverso la virtù e l'ascesi ma riconoscendosi impotenti.

Chissa quante volte abbiamo sperimentato la spiritualità dal basso senza però rendercene conto,, o per lo meno senza riuscire a darle un nome, ad identificarla per fare in modo che ci potessimo trasformare.

La potenza di Dio si manifesta tanto più fortemente in noi, quanto minore è la nostra forza.
Se siamo sani e forti (sotto ogni aspetto), come possiamo fare spazio a Dio?

Gesù come abbiamo detto, ha una spiritualità dal asso, si rivolge a pubblicani e peccatori perchè sono aperti all'amore di Dio.
I "giusti" invece, ruotano intorno a se stessi nel loro sforzo di perfezione spirituale, ciò non toglie che lo fanno er piacere a Dio ma mettendo se stessi al centro sbagliano strada, infatti Gesù con loro è duro!
Se si è perfetti nei precetti e nel seguire i comandamenti, ma non si è misericordiosi e piccoli, Dio in realtà è lontano dalla nostra vita.

Il libro cita delle parabole eccellenti come esempio della strada da seguire; la parabola del fariseo e del repubblicano (Lc 18,9-14) ; del tesoro nascosto (Mt 13,44-46) ; della perla preziosa (Lc 15,8s) e della zizzania (Mt 13,24-30).

Tratterò nello specifico due di queste parabole:
- la parabola della perla preziosa.
Questa parabola ci fa riflettere su un aspetto della spiritualità dal basso, ovvero la nostra relazione con Gesù.
Gesù lo possiamo vedere come la perla, come sappiamo le perle crescono nelle ferite delle conchiglie, nello stesso modo Gesù cresce in noi e lo troviamo proprio quando siamo i contatto con le nostre ferite e le riconosciamo.
E' proprio nella ferita che cresce una relazione con Dio.

- la parabola della zizzania.
In questa parabola ritroviamo ancora l'ideale di cui abbiamo già parlato, in questo caso l'ideale è rappresentato dall'Uomo puro e giusto (il grano buono) senza difetti o debolezze.
La zizzania invece rappresenta l'uomo con difetti, che non segue con rigore la fede, che "cade"...
Tutto questo è un lato della spiritualità dall'alto che porta a voler avere una chiesa perfetta, che esclude il peccatore e il debole, praticamente l'opposto di ciò che in realtà vuole Gesù.
La parabola insegna moltissimo; i servi che vogliono estirpare la zizzania sono come l'idealista rigoroso che vorrebbe estirpare ogni difetto subito.
Ma il Signore risponde:
<< No, perchè non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura>>

Tutto questo cosa vuole farci capire?
Chi vuole essere senza difetti finisce per estirpare la sua vitalità, nell'estirpare la sua debolezza distruggerebbe anche la sua forza
Sul campo di chi vuole essere corretto in tutto e per tutto crescerà solo del grano povero.

Sempre in riferimento alla parabola della zizzania, ricordiamoci che alla fine della nostra vita terrena sarà Dio a separare la zizzania dal grano buono; non spetta a noi farlo!

Solo capendo chi siamo veramente possiamo lasciar convivere la zizzania e il grano buono, snaturando noi stessi e quindi estirpando prima del tempo, ci ritroveremo ad avere un raccolto misero.

Se ci pensiamo bene, l'incarnazione di Dio in Gesù Cristo è il segno tangibile della spiritualità dal basso.
Gesù è nato in una stalla, in provincia, in un corpo di uomo che prova sofferenza.
La discesa e l'ascesa sono fondamentali, in ogni religione sono fasi che vedono come fine la trasformazione di Dio.

Concludo citando la lettera ai Filippesi di Paolo:
"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini; [...] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,6-9)

Buona serata
Cristina

mercoledì 8 novembre 2017

Spiritualità dal Basso (parte 2)


Buon pomeriggio,
eccoci finalmente con il secondo incontro di riflessione riguardo il libro "Spiritualità dal basso" (il primo lo trovate QUI).
Dato che da ora in poi il salotto di lettura condivisa sarà principalmente svolto in modalità  di scrittura, tutti i capitoli e gli incontri verranno pubblicati qui.
Iniziamo subito con le considerazioni.
(piccola nota: ogni tanto utilizzerò SA per indicare la spiritualità dall'alto: SB per indicare la spiritualità dal basso)

Il Secondo incontro riguarda da pag. 11 a pag. 15.

La spiritualità dall'altro ha una tendenza molto forte verso "l'ideale", ritrovandosi però in questo modo a non considerare gli altri che ci circondano.
Ma cosa significa questo?
La spiritualità dall'alto ci pone degli ideali, ovvero qualcosa di concreto per cui lottare; i giovani hanno la tendenza a inseguire degli ideali e a lottare per essi, diventa quasi un bisogno.
Se mancassero gli ideali, i giovani si ritroverebbero a cercare/provare modi per sentirsi vivi nel modo sbagliato ovvero attraverso la violenza, il degrado, il bullismo...e al giorno d'oggi ne abbiamo la prova guardando i telegiornali.
Gli ideali sono fatti apposta per scoprire le possibilità che Dio ci ha donato, quindi servono, ma abbiamo anche bisogno di immagini e persone esemplari, cosa di cui il mondo di oggi è carente.
Avere un modello, significa avere un punto fermo e una linea orientativa che ci possa guidare in ciò che facciamo.
Non serve per forza pensare a personaggi famosi  oppure televisivi, gli esempi migliori li abbiamo magari stampati e chiusi nel portafoglio o in macchina come semplice "porta fortuna" (termine pessimo ma molti li utilizzano cosi).... sono i Santi.

Ebbene si, i Santi sono un esempio da seguire ma si deve stare molto attenti, dobbiamo  trovare il modo giusto, altrimenti rischiamo di avvilirci perchè essere come loro è difficile.
La voglia però di emularli deve incoraggiarci per due cose:

- a non essere troppo modesti (la modestia può anche essere un difetto)
- a scoprire la nostra vocazione personale.

Tutto questo è spiritualità dall'alto, una spiritualità che non va assolutamente eliminata dalla propria vita, ma va semplicemente accantonata per scoprire la spiritualità dal basso.
entrambe poi cresceranno insieme poichè un percorso unilaterale diventa controproducente.

Non si può quindi fare a meno della SA perchè sveglia la vita che è in noi!

Tornando agli ideali, nel momento in cui ci rendiamo conto che sono irraggiungibili, pur di non rassegnarsi, si rischia di rimuovere la propria realtà identificandosi con l'ideale.
In poche parole, si proiettano le frustrazioni sugli altri non guardando più se stessi, il tutto per volersi attenere all'ideale prefissato.
ESEMPIO: la rimozione del male in noi, porta a demonizzare gli altri.

Se la SA con gli ideali ci fa scoprire la vita che c'è in noi, per rimanere vitali si deve però scoprire la SB!

La scissione, ovvero la separazione di SA e SB porta a vivere su due piani diversi che non interagiscono tra loro, per cui non va eliminata la SA ,a messa da parte partendo dal fatto che siamo consapevoli della sua esistenza e presenza costante nella nostra vita.

Come ho detto anche nel precedente post, la SA si trova all'inizio del nostro cammino spirituale perchè cosi ci viene insegnato.
Arriva poi per ognuno il momento di coniugare queste due realtà spirituali per vivere a pieno il nostro rapporto con Dio.

Il pericolo e l'errore che si commette seguendo solo la SA, consiste nel pensare di raggiungere Dio solo con le proprie forze.
Non possiamo fare di noi quello che vogliamo, tocchiamo i nostri limiti per poi capire che soltanto la grazia di Dio ci può trasformare.

venerdì 6 ottobre 2017

Spiritualità dal basso. (parte 1)


Buon pomeriggio,
oggi a differenza del solito, vi parlo di un libro che mi è stato consigliato da un'amica e che mi ha aperto un nuovo modo di vedere e vivere la spiritualità.
Mi è piaciuto talmente tanto che nel gruppo "Stile di vita di una folle donna cattolica" sto facendo un book club dove parliamo e commentiamo i vari capitoli etc.
Partiamo dagli autori, che personalmente non conoscevo, mentre altre del gruppo avevano già letto scritti di Grun.

Anselm Grun: è dottore in teologia e monaco benedettino, è priore amministratore di un'abbazia in Germania. Noto come uno dei più fecondi e apprezzati autori di spiritualità in Europa.
Meinrad Dufner: artista, guida spirituale e monaco insieme a Grun.

Il book Club è appena iniziato e il primo incontro riguardava l'introduzione del libro, solo 5 pagine ma sono riuscita a fare un'ora di discorso.
Ho per questo pensato di proporre qui nel blog un riassunto di ogni incontro che verrà fatto a cadenza circa quindicinale.
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L'introduzione parte facendo un'analisi attuale della condizione spirituale delle persone, ovvero una continua ricerca di percorsi per trovare la pace interiore, trascendenza, armonia e il tutto spesso viene automaticamente collegato alle discipline e religioni orientali.
Credo sia quasi scontato pensare a quel filone spirituale senza pensare minimamente al Cattolicesimo, questo perchè spesso si pensa che tutto sia impostato con delle regole da seguire ed è finita li, non prendendo minimamente in considerazione l'idea che si possa guardare dentro se stessi per vivere una spiritualità cattolica diversa e più profonda.
La  spiritualità dei monaci dei primi secoli è un tesoro immenso, loro vivevano della sorgente interiore, lo Spirito Santo!
Oggi invece non si è più abituati ad invocare lo Spirito Santo, io stessa non sono stata abituata a farlo e faccio moltissima fatica anche solo a pensarci.
La spiritualità è il vivere la vita che conduce a Dio e al proprio vero sè, perchè se non conosciamo realmente noi stessi come possiamo provare ad avere un rapporto sincero con Dio?
Questo libro ci porta a scoprire due tipologie di spiritualità divise ma complementari, una spiritualità dall'alto e una dal basso.

La spiritualità dall'alto riguarda lo studio della Sacra Scrittura, lo studio della morale cristiana, il mettere in pratica i comandamenti per essere un cristiano perfetto, spesso si ha anche una visione di se stessi non sempre esatta.
Inoltre si può incorrere in un grosso rischio, ovvero snaturare se stessi per ambire alla perfezione.
La spiritualità dal basso ci fa capire che Dio non ci parla solo tramite la Bibbia e per mezzo della Chiesa ma anche attraverso noi stessi, i nostri pensieri e sentimenti, il nostro corpo, i nostri sogni e le nostre debolezze.
Ci si butta a capofitto nei propri sentimenti, nelle proprie paure e nei propri limiti, si cerca di capirne il motivo e si può cambiare rotta o migliorare senza snaturarsi ma comprendendo.
Se vuoi conoscere Dio, impara prima a conoscere te stesso
L'ascesa a Dio comporta una discesa nella propria realtà interiore, per cui una discesa verso il basso ovvero sempre più nella profondità di noi stessi in modo da capire i nostri limiti, fin dove possiamo arrivare per poi dire a Dio "Signore, io posso arrivare fino qui, aiutami tu ad andare oltre".

Il Sè, ciò che siamo, corrisponde al nostro essere autentico e profondo, andando sempre più a fondo possiamo arrivare a conoscere la nostra vera vocazione progettata da Dio.
Spesso ci dimentichiamo che non è la perfezione che ci porta a Dio, la mania di voler essere perfetti ci può distrarre da ciò che significa seguire Gesù; Lui non ha mai stabilito una qualche scala di perfezione, ma una strada che porta in basso, nella profondità dell'umiltà.
Umiltà come atteggiamento religioso di fondo, non vista come virtù sociale che porta a "servire" ma una riconciliazione con la nostra "terrenità" per incontrare e instaurare un vero rapporto con Dio.
Viene presa ad esempio la Regola di Benedetto da Norcia.
La debolezza, l'impotenza e il peccato, a differenza della perfezione,  aprono un varco verso Dio.

Per un cammino di fede autentico la scelta migliore è quella di riscoprire una spiritualità dal basso (possibilmente con un padre spirituale), conoscendo prima se stessi si può aprire una relazione personale con Dio autentica.
Personalmente sono consapevole di avere una spiritualità quasi totalmente dall'alto, come credo moltissimi cattolici, ora devo buttarmi in questo percorso assolutamente non facile, per poter vivere una spiritualità piena.
nel libro vengono fatti parallelismi riguardo queste due tipologie di spiritualità per far capire la differenza in ogni occasione, trovo estremamente utili questi paragoni per poter capire a fondo le due visioni.
Vivere una spiritualità dal basso non significa rinnegare quella dall'alto, significa metterla un attimo da parte (anche perchè oramai è assimilata quindi non si può e non si deve cancellare perchè è comunque la base della vita spirituale) per mettere in primo piano quella dal basso.
Dopo un lungo lavoro, poco a poco si risale e le due spiritualità diventano un tutt'uno e complementari; una non deve sostituire l'altra ma si devono completare.

Tra due settimane ci sarà il primo capitolo.
Buona lettura.
Cristina