venerdì 24 novembre 2017

Siano Lodati i messaggi vocali.



Buon pomeriggio,
titolo del post piuttosto particolare ma sappiate che ha un senso ben preciso e lo scoprirete subito.
Lunedi ho partecipato alla riunione catechisti dove avremmo discusso riguardo le iniziative relative all'avvento, tra le varie cose è stato fatto un riassunto del corso di formazione dei catechisti che è terminato un paio di settimane fa.
Il tema di questo ultimo blocco dell'anno riguardava l'ascolto, quindi ogni incontro era incentrato su attività che portassero a capire come ascoltare gli altri in questa società che in realtà non ascolta più.
Uno degli esercizi pratici, portava i partecipanti a dividersi in piccoli gruppi di 3 o 4 persone, una persona raccontava per pochi minuti alcune esperienze e andava semplicemente ascoltata.
Una volta rientrati nel salone comune però c'era la sorpresa, ovvero si doveva raccontare agli altri gruppi cosa aveva detto la persona che parlava in modo da rendersi conto cosa effettivamente ognuno aveva ascoltato a riguardo.
Può  sembrare un esercizio banale ma in realtà non è affatto cosi!
Quante volte ci ritroviamo di corsa a non ascoltare gli altri, oppure ad ascoltarli a metà perchè o non abbiamo tempo oppure siamo ansiosi di dire la nostra e parlare noi.
Quante volte le persone dialogano e anzichè ascoltare in silenzio aspettando il proprio turno si ritrovano ad accavallarsi nei discorsi cosi che poi non si capisce più nulla.
Questa è una cosa che ho notato tantissimo sia tra i bambini che tra gli adulti... ultimo esempio lampante è stato quando ho partecipato all'interclasse come rappresentante di seconda elementare proprio un paio di settimane fa.
Le insegnanti tra loro parlavano e si accavallavano, ascoltavano a metà, si parlavano una sopra l'altra e non si capiva nulla.. come possono i nostri figli avere rispetto dell'ascolto se gli adulti spesso sono peggio?
Ascoltiamo veramente i nostri figli?

Perchè il titolo "Siano lodati i messaggi vocali?"
Proprio per questo discorso di ascolto.
Quando si parla al telefono (e io non amo stare al telefono), spesso ci si ascolta a metà, soprattutto le telefonate lunghe le trovo deleterie, ci sono persone che parlerebbero per ore senza rendersi conto che magari dall'altra parte la persona ha qualcosa da dire; oppure appena l'altra persona prende parola ecco che torna all'attacco volendo ribadire o aggiungere altro senza ascoltare un eventuale consiglio o risposta...

Vogliamo parlare dei messaggi?
Quelli poi.... con il forte rischio di interpretare male i toni, leggere male, leggere sensi che non ci sono, o interpretare in  modo sbagliato.. aiuto!!!
Possono essere tanto belli, un ricordo da rileggere con il passare del tempo, ma certe volte riusciamo a rendere negativo anche quello.
Anni fa  non era cosi, credo che le cose anche da punto di vista delle interpretazioni siano cambiate, ci facevamo meno paranoie e davamo meno interpretazioni forse perchè avevamo la mente più sgombra e meno arrabbiata.

Perchè allora i messaggi vocali sono il top?
Perchè devi ascoltare, sei costretto ad ascoltare! (e non è una minaccia XD)
Non puoi interpretare come vuoi perchè il tono è presente, non puoi ascoltare a metà perchè altrimenti fai una figuraccia ed è palese che non hai ascoltato, ma la cosa più bella è che ascolti veramente l'altra persona senza sovrastarla per cui rispondi solo dopo aver ascoltato tutto.
Capita a volte di leggere link simpatici su facebook riguardo la noia di ascoltare messaggi vocali che superino i 2 minuti e diciamo che è un pò il punto focale di questo post, ovvero la reale mancanza di voglia di ascoltare gli altri.
Da quando ho iniziato ad ascoltare note vocali altrui, ho ripreso ad apprezzare la bellezza dell'ascolto, si per carità note lunghe possono essere pesanti da ascoltare ma mettetevi nei panni dell'altra persona... ha voglia di raccontarvi qualcosa di se, oppure vi chiede un parere e voi potrete rispondere con un'altra nota vocale esprimendo voi stesse senza interruzioni, e l'altro vi ascolterà e credo sia bello sapere che siamo ascoltati veramente dagli altri.

Anche in Chiesa spesso noto che se non ci sono i foglietti con i brani della Bibbia che verranno letti, ci si distrae con più facilità rispetto al doverli seguire, io stessa faccio fatica quando non ci sono e credo sia una conseguenza del fatto che abbiamo bisogno di avere tutto subito e alla portata dei nostri occhi, altrimenti non consideriamo nemmeno ciò che ci circonda.

Un buon proposito per l'avvento che sta arrivando, potrebbe essere l'impegno ad ascoltare di più gli altri, a mettere un pò da parte noi stessi, la possibile nostra esuberanza e ricerca d'attenzione per dedicarci al bisogno degli altri di essere realmente ascoltati.
Di seguito ecco una riflessione di Papa Francesco del 25 Giugno 2015

Ci sono — ha spiegato il Papa — «tre parole chiave per capire questo: parlare, fare, e ascoltare». Si parte dal «parlare». Afferma Gesù: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei Cieli». E continua: «In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo fatto profezie nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”». Ma a costoro risponderà: «Non vi ho mai conosciuti, allontanatevi da me voi che operate l’iniquità».
Perché questa opposizione? Perché, ha detto il Pontefice, «questi parlano, fanno», ma manca loro «un altro atteggiamento, che è proprio la base, che è proprio il fondamento del parlare, del fare»: manca «l’ascoltare». Infatti Gesù continua: «Chi ascolta queste mie parole e le mette in pratica...». Dunque «il binomio parlare-fare non è sufficiente», addirittura può anche ingannare. Il binomio corretto è un altro: è «ascoltare e fare, mettere in pratica». Infatti Gesù ci dice: «Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Poi viene la pioggia, soffiano i venti ma la casa rimane salda perché è una casa rocciosa, fatta sulla roccia». Invece «quello che ascolta le parole ma non le fa sue, le lascia passare, cioè non ascolta sul serio e non le mette in pratica, sarà come quello che edifica la sua sabbia».

Nel frattempo grazie per avermi letta...
Un caro abbraccio
Cristina

mercoledì 15 novembre 2017

Spiritualità dal basso (quarta parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con la quarta parte delle riflessioni riguardo il libro "Spiritualità dal Basso", questa sarà breve, mentre le successive saranno più ampie altrimenti non lo finiamo più.

"Le Tradizioni del monachesimo".

In questa parte si parla della vita monastica e dell'incontro con Dio; il percorso dei monaci può valere anche per noi poichè il percorso è lo stesso, ovvero scendere nella propria realtà per poter arrivare a Dio.
Scendere nella propria realtà non significa solo capire i propri limiti e le proprie debolezze, ma anche essere consapevoli delle proprie passioni e i propri pensieri.
Se siamo consapevoli dei nostri peccati e non li giustifichiamo, ma cerchiamo di capire il nostro errore e vogliamo migliorarci in modo concreto, allora chiedendo aiuto a Dio la strada verso di lui è si tortuosa ma leggera.

C'è un passaggio del libro che trovo particolarmente complicato poichè se si interpreta nel modo sbagliato si rischia di sbagliare completamente il percorso.
Il passaggio è:
"Gli orgogliosi soffrono costantemente a causa dei demoni. Signore - gli dico io - giacchè tu sei misericordioso, fammi sapere cosa devo fare affinchè la mia anima diventi umile! E il Signore rispose alla mia anima: Tieni la tia coscienza nell'inferno e non dubitare." (Lafrance, 53s)

Perchè mai dovrei tenere la mia anima all'inferno se la mia vita di cristiana dice l'opposto?
Sappiamo tutti che l'inferno equivale alla separazione da Dio, allora perchè mai dovrei restarci? il mio scopo è decisamente diverso!
Ecco, in realtà questo passaggio ci dice una cosa meravigliosa.. ovvero che quando finiamo negli abissi, quando tocchiamo il fondo, non dobbiamo scappare per voler tornare il superficie il prima possibile, ma dobbiamo restare in quell'abisso per capirlo, per comprendere noi stessi e per renderci conto che solo Dio può risollevarci.
Il fuggire dall'abisso può essere la cosa migliore ma in realtà è un grosso errore perchè scappare non ci rende consapevoli delle nostre fragilità e dei nostri limiti, ma cosa più importane, non ci fa affidare a Dio....

Un passaggio bellissimo per comprendere la spiritualità dal basso riguarda una citazione di un abate, Antonio:
"Se vedi che un giovane monaco con la sua volontà vola verso il cielo, afferralo per i piedi e tiralo giù, poichè non ne ricaverebbe alcun vantaggio" (Smolitsch, 32)
Questo è soprattutto un errore dei giovani, come abbiamo detto anche nelle parti precedenti parlando degli Ideali.
Se non conosciamo noi stessi, non possiamo pensare di conoscere Dio.
Per quanto nel nostro immaginario collettivo pensiamo che sia una scala verso l'alto che ci porterà a Dio, in realtà dobbiamo prendere una scala che scende.

"[...] tutto ciò che Dio permette che accada, non c'è niente di inadatto; al contrario, tutto è sensato e conforme al fine.[...]" (doroteo)

Mettiamoci in riflessione:
prendiamo i nostri peccati, possiamo anche scriverli su di un foglio per avere un quadro più concreto, poi vediamo di capirli magari appuntando riflessioni di giorno in giorno.
Non è un lavoro semplice, ci vorrà tantissimo tempo ma credo possa essere estremamente utile per poter essere coscienti di ciò che c'è realmente dentro di noi.
Dopo questo lavoro ci si confessa, vi posso assicurare che la confessione verrà vissuta in modo molto diverso sia il durante che il dopo.
E' un modo per vivere la preparazione al sacramento in modo più profondo e per arrivare all'incontro con Dio che può avvenire in confessionale.
Poi mi direte se avete notato qualcosa di diverso...

A presto con la prossima parte.
Un caro abbraccio
Cristina

venerdì 10 novembre 2017

San Martino, per noi portatore di doni.


Buonasera,
stasera inizio i port riguardo le "tradizioni di famiglia" dato che si avvicina il periodo natalizio e con esso Santa Lucia e Babbo Natale con i loro doni.
Ne parlo in largo anticipo per un motivo semplice,  sono cresciuta con San Martino come apripista delle festività, ed essendo domani la sua festa è il momento per scrivere qualcosa.
Nel nostro paesello c'è la chiesa di San Martino e all'esterno è presente il disegno (fatto con le pietre) di questo Santo a cavallo.
Qualche anno fa scrissi già un post  riguardo ma preferisco dividerli per parlarne meglio.

San Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il suo mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore. (Tratto da Santi e Beati) 

San Martino, per i bambini è portatore di doni con il suo cavallo, per noi adulti è il santo che tagliò il suo mantello per riscaldare un povero, nonostante avesse genitori pagani, all'età di 10 anni volle diventare cristiano; a 18 anni dopo il gesto del mantello e aver ricevuto in sogno Gesù Cristo, si fece battezzare.

Da piccoli aspettavamo con trepidazione questo momento, era tradizione preparare la sera prima delle carote e delle foglie (delle betulle che avevamo in giardino)  per il cavallo di San Martino in fondo alle scale, il tutto ovviamente sistemato con molta cura.
Preparavamo anche qualcosa da mangiare e da bere per il Santo.
Inoltre non poteva mancare la letterina sia per casa nostra che per i nonni, dove di solito scrivevamo:
"Caro San Martino,
sono una bambina (bambino) piuttosto brava (o) , portami quello che vuoi."

Il giorno dopo per prima cosa andavamo a controllare che il cavallo avesse mangiato tutto per capire se era passato, e solo dopo andavamo a controllare i doni ricevuti e trovavamo sempre il bicchiere vuoto e qualche briciola del cibo che avevamo preparato.
Dopo il controllo andavamo dai nonni che abitavano di fronte nella speranza di aver ricevuto qualcosa.
A casa nostra un lato del tavolo era per me e l'altro per mio fratello, dai nonni invece i regali erano su due poltrone, quella di destra mia e quella a sinistra per mio fratello.

Sono passati tanti anni ma ricordo ancora la gioia nel preparare la letterina e il cibo per il cavallo.
Erano momenti difficili da dimenticare soprattutto per si respirava una serenità che difficilmente andava oltre le feste quindi diciamo che "facevamo il pieno" in queste occasioni.

Da qualche anno vivo in un paese diverso, è solo a 5 km di distanza quindi particolarmente vicino ma qui come in tutti i paesi vicini, non festeggiano San Martino; in realtà il nostro era l'unico paese della zona ad averlo come tradizione.
Devo ammettere che mi manca il fatto che qui non si festeggi, c'è da dire che i nonni vivono ancora nel paese dove siamo cresciuti quindi i bambini fanno lo stesso la letterina, ma non è la stessa cosa.
Ieri hanno preparato le letterine, una l'hanno data ai nonni (genitori di mio marito), mentre stamattina ho portato l'altra l'ho portata stamattina a mio padre.
Domani nel primo pomeriggio andremo a vedere cosa hanno portato (in realtà ho preso io stamattina dei vestiti per tutti e tre i bambini e li ho portati ai nonni, l'incognita sarà mio padre che di solito abbonda).

A dicembre si passa a Santa Lucia, non sento questa festività come portatrice di doni non avendola mai vissuta in prima persona ma all'asilo di mio figlio fanno trovare un piccolo dono per ogni bambino nelle loro classi, quando si arriva la mattina si trova in giro del fieno, scatoloni, un piccolo caos per far credere ai bambini che nella notte Santa Lucia è stata all'asilo per portar loro dei piccoli doni.

La prossima sarà Santa Lucia, ma ne parleremo tra un pò...
Non esiste nulla di più bello che trasmettere di generazione in generazione questo genere di tradizioni per far sognare i bambini e perchè no, far sognare anche noi adulti insieme a loro.
Che il Signore vi benedica.
Cristina.

giovedì 9 novembre 2017

Spiritualità dal basso (3° parte)



Buon pomeriggio,
eccoci con il terzo incontro del book club, cosi finalmente anche nel blog ora ci sono i primi tre incontri; la prossima settimana continueremo a cadenza ben precisa.
Il secondo incontro  lo trovate QUI.

2° Capitolo, da pag. 17 a pag 28. "Esempi Biblici"

Nella Bibbia troviamo esempi perfetti di persone che hanno sperimentato la spiritualità dal basso, hanno commesso gravi colpe e hanno gridato a Dio dal profondo.
Nell'Antico testamento tra i tanti troviamo 3 personaggi importanti:

- Abramo, che in Egitto rinnega sua moglie (per un suo vantaggio), deve poi intervenire Dio per liberare Abramo dalle conseguenze della sua bugia. (Gen 12, 10-20)

- Mosè, era un omicida; in un eccesso di rabbia aveva ucciso un egiziano.
Si dovrà confrontare con la propria inutilità (con l'immagine del roveto ardente), per essere assunto da Dio proprio da fallito.

- Davide, va con Bersabea, la moglie di Uria. Lei resta incinta e lui ordina di mandare in guerra il marito in modo che resti ucciso.

Le figure chiave dell'Antico Testamento prima hanno attraversato l'abisso, hanno  scoperto la loro impotenza, per porre la speranza in Dio lasciandosi trasformare diventando figure-guida della fede e dell'obbedienza.

Nel Nuovo Testamento Gesù sceglie Simon Pietro come base della sua comunità, colui che lo ha rinnegato e tradito.
Gesù non aveva scelto apostoli pii e affidabili, ma peccatori e difettosi su cui ha fondato la Chiesa perchè erano testimoni adatti della Misericordia di Dio.

Pietro, è diventato roccia per gli altri, ma in realtà la roccia non è lui ma la fede.

Paolo, da buon fariseo era un rappresentante della Spiritualità dall'alto, quando cadde da cavallo, proprio li, a terra, sperimenta la sua impotenza.
Quell'impotenza della spiritualità dal basso, ovvero essere in balia della propria realtà di miseria; in quel momento sperimenta che Cristo agisce in lui trasformandolo.
La sua vicenda fa capire che non possiamo raggiungere Dio attraverso la virtù e l'ascesi ma riconoscendosi impotenti.

Chissa quante volte abbiamo sperimentato la spiritualità dal basso senza però rendercene conto,, o per lo meno senza riuscire a darle un nome, ad identificarla per fare in modo che ci potessimo trasformare.

La potenza di Dio si manifesta tanto più fortemente in noi, quanto minore è la nostra forza.
Se siamo sani e forti (sotto ogni aspetto), come possiamo fare spazio a Dio?

Gesù come abbiamo detto, ha una spiritualità dal asso, si rivolge a pubblicani e peccatori perchè sono aperti all'amore di Dio.
I "giusti" invece, ruotano intorno a se stessi nel loro sforzo di perfezione spirituale, ciò non toglie che lo fanno er piacere a Dio ma mettendo se stessi al centro sbagliano strada, infatti Gesù con loro è duro!
Se si è perfetti nei precetti e nel seguire i comandamenti, ma non si è misericordiosi e piccoli, Dio in realtà è lontano dalla nostra vita.

Il libro cita delle parabole eccellenti come esempio della strada da seguire; la parabola del fariseo e del repubblicano (Lc 18,9-14) ; del tesoro nascosto (Mt 13,44-46) ; della perla preziosa (Lc 15,8s) e della zizzania (Mt 13,24-30).

Tratterò nello specifico due di queste parabole:
- la parabola della perla preziosa.
Questa parabola ci fa riflettere su un aspetto della spiritualità dal basso, ovvero la nostra relazione con Gesù.
Gesù lo possiamo vedere come la perla, come sappiamo le perle crescono nelle ferite delle conchiglie, nello stesso modo Gesù cresce in noi e lo troviamo proprio quando siamo i contatto con le nostre ferite e le riconosciamo.
E' proprio nella ferita che cresce una relazione con Dio.

- la parabola della zizzania.
In questa parabola ritroviamo ancora l'ideale di cui abbiamo già parlato, in questo caso l'ideale è rappresentato dall'Uomo puro e giusto (il grano buono) senza difetti o debolezze.
La zizzania invece rappresenta l'uomo con difetti, che non segue con rigore la fede, che "cade"...
Tutto questo è un lato della spiritualità dall'alto che porta a voler avere una chiesa perfetta, che esclude il peccatore e il debole, praticamente l'opposto di ciò che in realtà vuole Gesù.
La parabola insegna moltissimo; i servi che vogliono estirpare la zizzania sono come l'idealista rigoroso che vorrebbe estirpare ogni difetto subito.
Ma il Signore risponde:
<< No, perchè non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura>>

Tutto questo cosa vuole farci capire?
Chi vuole essere senza difetti finisce per estirpare la sua vitalità, nell'estirpare la sua debolezza distruggerebbe anche la sua forza
Sul campo di chi vuole essere corretto in tutto e per tutto crescerà solo del grano povero.

Sempre in riferimento alla parabola della zizzania, ricordiamoci che alla fine della nostra vita terrena sarà Dio a separare la zizzania dal grano buono; non spetta a noi farlo!

Solo capendo chi siamo veramente possiamo lasciar convivere la zizzania e il grano buono, snaturando noi stessi e quindi estirpando prima del tempo, ci ritroveremo ad avere un raccolto misero.

Se ci pensiamo bene, l'incarnazione di Dio in Gesù Cristo è il segno tangibile della spiritualità dal basso.
Gesù è nato in una stalla, in provincia, in un corpo di uomo che prova sofferenza.
La discesa e l'ascesa sono fondamentali, in ogni religione sono fasi che vedono come fine la trasformazione di Dio.

Concludo citando la lettera ai Filippesi di Paolo:
"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e diventando simile agli uomini; [...] umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome" (Fil 2,6-9)

Buona serata
Cristina

mercoledì 8 novembre 2017

Spiritualità dal Basso (parte 2)


Buon pomeriggio,
eccoci finalmente con il secondo incontro di riflessione riguardo il libro "Spiritualità dal basso" (il primo lo trovate QUI).
Dato che da ora in poi il salotto di lettura condivisa sarà principalmente svolto in modalità  di scrittura, tutti i capitoli e gli incontri verranno pubblicati qui.
Iniziamo subito con le considerazioni.
(piccola nota: ogni tanto utilizzerò SA per indicare la spiritualità dall'alto: SB per indicare la spiritualità dal basso)

Il Secondo incontro riguarda da pag. 11 a pag. 15.

La spiritualità dall'altro ha una tendenza molto forte verso "l'ideale", ritrovandosi però in questo modo a non considerare gli altri che ci circondano.
Ma cosa significa questo?
La spiritualità dall'alto ci pone degli ideali, ovvero qualcosa di concreto per cui lottare; i giovani hanno la tendenza a inseguire degli ideali e a lottare per essi, diventa quasi un bisogno.
Se mancassero gli ideali, i giovani si ritroverebbero a cercare/provare modi per sentirsi vivi nel modo sbagliato ovvero attraverso la violenza, il degrado, il bullismo...e al giorno d'oggi ne abbiamo la prova guardando i telegiornali.
Gli ideali sono fatti apposta per scoprire le possibilità che Dio ci ha donato, quindi servono, ma abbiamo anche bisogno di immagini e persone esemplari, cosa di cui il mondo di oggi è carente.
Avere un modello, significa avere un punto fermo e una linea orientativa che ci possa guidare in ciò che facciamo.
Non serve per forza pensare a personaggi famosi  oppure televisivi, gli esempi migliori li abbiamo magari stampati e chiusi nel portafoglio o in macchina come semplice "porta fortuna" (termine pessimo ma molti li utilizzano cosi).... sono i Santi.

Ebbene si, i Santi sono un esempio da seguire ma si deve stare molto attenti, dobbiamo  trovare il modo giusto, altrimenti rischiamo di avvilirci perchè essere come loro è difficile.
La voglia però di emularli deve incoraggiarci per due cose:

- a non essere troppo modesti (la modestia può anche essere un difetto)
- a scoprire la nostra vocazione personale.

Tutto questo è spiritualità dall'alto, una spiritualità che non va assolutamente eliminata dalla propria vita, ma va semplicemente accantonata per scoprire la spiritualità dal basso.
entrambe poi cresceranno insieme poichè un percorso unilaterale diventa controproducente.

Non si può quindi fare a meno della SA perchè sveglia la vita che è in noi!

Tornando agli ideali, nel momento in cui ci rendiamo conto che sono irraggiungibili, pur di non rassegnarsi, si rischia di rimuovere la propria realtà identificandosi con l'ideale.
In poche parole, si proiettano le frustrazioni sugli altri non guardando più se stessi, il tutto per volersi attenere all'ideale prefissato.
ESEMPIO: la rimozione del male in noi, porta a demonizzare gli altri.

Se la SA con gli ideali ci fa scoprire la vita che c'è in noi, per rimanere vitali si deve però scoprire la SB!

La scissione, ovvero la separazione di SA e SB porta a vivere su due piani diversi che non interagiscono tra loro, per cui non va eliminata la SA ,a messa da parte partendo dal fatto che siamo consapevoli della sua esistenza e presenza costante nella nostra vita.

Come ho detto anche nel precedente post, la SA si trova all'inizio del nostro cammino spirituale perchè cosi ci viene insegnato.
Arriva poi per ognuno il momento di coniugare queste due realtà spirituali per vivere a pieno il nostro rapporto con Dio.

Il pericolo e l'errore che si commette seguendo solo la SA, consiste nel pensare di raggiungere Dio solo con le proprie forze.
Non possiamo fare di noi quello che vogliamo, tocchiamo i nostri limiti per poi capire che soltanto la grazia di Dio ci può trasformare.